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Perché Matteo Salvini non può togliere la scorta a Roberto Saviano

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini non può togliere la scorta a Roberto Saviano. Il compito di assegnare e revocare le misure di protezione personale spetta infatti all’Ucis, l’Ufficio centrale interforze personale, che opera di concerto con le questure e gli uffici territoriali: sono loro a stabilire se esistono concrete minacce o se queste minacce sono cessate.
A cura di Stefano Rizzuti
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La minaccia del ministro dell’Interno Matteo Salvini di togliere la scorta a Roberto Saviano non può di certo preoccupare il giornalista e scrittore che sa benissimo come non sia il titolare del Viminale a poter decidere sull’assegnazione e la revoca della protezione personale. E Saviano questo concetto lo ha già espresso un anno fa – in un video pubblicato su Fanpage.it – rispondendo a Salvini che lo aveva minacciato di levargli la scorta: “Non è il governo a decidere la protezione di una persona, è incredibile che tu non lo sappia”, replicava un anno fa il giornalista. Già nell'agosto 2017, quindi, si era alzata una levata di scudi dopo il tweet di Salvini. Il ministro dell’Interno, però, sembra che ora sappia un pochino meglio come funziona il meccanismo per la scorta: tanto che questa mattina ha specificato che “saranno le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio”. In sostanza, Salvini sa bene che lui non ha alcun potere su questa decisione, ma non per questo rinuncia a lanciare una provocazione che poco si addice a un ministro. Ma come funziona il meccanismo di assegnazione e revoca della scorta e chi lo gestisce?

Come è cambiata l’assegnazione della scorta

Dopo l’uccisione del giuslavorista Marco Biagi da parte delle Nuove Brigate Rosse, avvenuta nel marzo del 2002, si è riaperta la discussione sulla protezione personale: a Biagi era stata da poco rimossa la scorta. Così il governo, allora guidato da Berlusconi, promulgò un decreto legge – poi convertito in legge – con cui ha istituito l’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis). Si tratta dell’organismo che ha il compito di gestire e coordinare l’assegnazione della scorta da parte del Viminale per la protezione di personalità istituzionali o minacciate.

Cos’è l’Ucis e come funziona

L’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale fa riferimento al Viminale ed è stato istituito all’interno del dipartimento della Pubblica sicurezza per “contrastare efficacemente le situazioni di pericolo e di minaccia". L’Ucis, come spiega il ministero dell’Interno sul suo sito, ha compiti di gestione dell’apparato di protezione “attraverso la raccolta e l’analisi coordinata delle informazioni relative alle situazioni personali di rischio”.

Sul sito della polizia di Stato si spiega che la direzione dell’Ucis viene affidata a un prefetto o dirigente generale della Pubblica sicurezza o a un generale dell’arma dei carabinieri di livello equiparato. L’Ucis è diviso in quattro uffici diretti da dirigenti della polizia o dei carabinieri che fanno riferimento a un dirigente generale. Gli uffici sono: ufficio analisi, ufficio servizi di protezione e vigilanza (pianifica la protezione della persona interessata), ufficio formazione e aggiornamento (per la formazione del personale) e ufficio per l’efficienza dei mezzi e degli strumenti speciali (si occupa della verifica dei mezzi usati).

L’ufficio analisi è quello a cui spetta il compito di raccogliere, valutare e analizzare le informazioni riguardanti le persone a rischio. La sua attività viene svolta di concerto con le questure e gli uffici provinciali per la sicurezza personale. Questi ultimi – si legge sul sito della polizia – “curano la raccolta e l’analisi preliminare delle informazioni relative a situazioni personali a rischio acquisite a livello locale, a seguito delle quali i prefetti formulano all’Ucis proposte motivazione sull’adozione, sulla modifica e sulla revoca delle misure di protezione e vigilanza, in relazione alle quali il direttore dell’Ucis adotta le determinazioni di competenze”. Sono quindi gli uffici provinciali e le questure a proporre e determinare se è necessario ricorrere alle misure di protezione personale.

Come funziona il meccanismo di assegnazione e revoca della scorta

Il prefetto segnala quindi all’Ucis le personalità che necessitano la scorta. In questa segnalazione si spiegano le analisi fatte sulla base delle indagini che hanno portato a questa conclusione. L’Ucis esamina quindi la richiesta e dispone – se lo ritiene necessario – l’istituzione della scorta, stabilendo modalità e risorse da impiegare. Ed è sempre l’Ucis a valutare l’eventuale revoca. Quando viene assegnata la protezione personale, lo si fa perché esiste un rischio concreto: per la revoca bisogna invece stabilire che questo pericolo sia venuto meno. E anche in questo caso la decisione spetta alla commissione centrale consultiva che è composta sia dagli organismi dell’Ufficio (in particolare il suo direttore) sia dai rappresentanti delle forze dell’ordine che devono constatare sul territorio di riferimento se le minacce sono ancora concrete. Questa commissione può quindi disporre la revoca della scorta, cosa che avviene – solitamente – abbastanza di rado.

La scorta può essere assegnata allocando diverse risorse e uomini in base al livello di allerta. Nello specifico esistono quattro livelli di allerta. Il primo – quello massimo – prevede l’assegnazione di tre auto blindate con tre agenti per ogni auto. Il secondo livello prevede due auto blindate con tre agenti ciascuna. Il terzo livello di allerta prevede un’auto blindata con due agenti a disposizione. Il quarto livello assegna un’auto non blindata e uno o due agenti di scorta.

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