Per l'elezione dell'inquilino del Quirinale il M5s e il Pd non si lasciano scoraggiare dall'esplicito rifiuto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di accettare un secondo mandato. Il suo settennato si concluderà il prossimo 3 febbraio, e anche se Conte ha ripetuto che non bisogna tirarlo per la giacca, non sembrano pensarla così tutti i parlamentari pentastellati. La questione è stata anche affrontata durante la riunione dei grandi elettori 5 Stelle, che alla fine, a maggioranza, hanno conferito un mandato pieno a Conte, per trattare a nome del Movimento per il Colle. Anche i dem sperano che Mattarella possa riconsiderare la sua indisponibilità a restare al Quirinale. Eppure tutti i segnali vanno in un'altra direzione. Ma esiste la possibilità concreta che Mattarella accetti un secondo mandato?
Nel M5s si continua a tifare per il bis di Mattarella
Nel M5s, sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama, c'è ancora chi condivide la richiesta avanzata i primi di gennaio dai senatori pentastellati: "È necessario che il M5S ufficializzi a tutte le altre forze politiche la proposta di chiedere, tutti assieme, al Presidente Mattarella di accettare un reincarico. Questa è l'unica ipotesi che ci può permettere di eleggere un Presidente alla prima votazione senza bloccare Parlamento e governo", aveva detto Danilo Toninelli, ex ministro dei Trasporti del governo Conte I, che due giorni fa ha anche sottolineato la necessità di consultare le base attraverso un pronunciamento della rete, strada che i vertici non prendono neanche in considerazione.
Per l'ex capo reggente Vito Crimi la proposta è stata però uno strappo gravissimo, perché di fatto ha rischiato di rendere pressoché irrilevante il ruolo di Giuseppe Conte nell'ambito di qualsiasi trattativa per il Colle: per aver un peso, è il ragionamento di Crimi, è necessario parlare con una voce sola. Rivolgendosi in chat ai colleghi senatori, che per primi avevano proposto il nome di Sergio Mattarella, ha spiegato che con il loro comportamento non hanno fatto altro che indebolire il potere contrattuale del M5s, "trasmettendo un chiaro messaggio di sfida della serie "io voterò chi ca… mi pare".
Alla fine Conte, almeno formalmente, è riuscito a compattare i gruppi e a ottenere un mandato pieno per la trattativa per il Colle: il leader pentastellato ha assicurato che garantirà la continuità dell'azione del governo, per evitare una fine prematura della legislatura – scenario che più di tutti preoccupa i parlamentari Cinque Stelle – e che cercherà un dialogo con il centrodestra, purché accantoni il nome di Berlusconi. Basterà questo a frenare eventuali franchi tiratori, che potrebbero essere attirati proprio dalle sirene del Cavaliere?
Anche il Pd sogna un secondo mandato per Mattarella
Non è un mistero che anche i dem accarezzino la possibilità che alla fine si possa convergere sul nome di Sergio Mattarella. Pochi giorni fa lo ha detto esplicitamente il segretario dem Enrico Letta: "Mattarella di nuovo al Colle? Sarebbe il massimo". Il leader Pd definisce un Mattarella bis "la soluzione migliore", ma dichiara che non intende spingersi oltre: "Ho talmente rispetto per il presidente Mattarella che non credo sia giusto adoperare parole non rispettose nei confronti della sua volontà, che ha manifestato più volte".
Il punto è proprio questo: Mattarella non avrebbe potuto essere più chiaro di così, e la sua decisione appare irrevocabile. A meno che non siano tutti i leader a chiederglielo. Ma, fa notare Renzi, "Al momento non li vedo Salvini e Meloni a farlo". In effetti in questo momento il centrodestra sembra avere ben altri progetti: proprio ieri al vertice di Villa Grande i leader della coalizione hanno ufficialmente chiesto a Silvio Berlusconi di candidarsi, perché, dicono, la sua figura sarebbe quella adatta a "ricoprire in questo frangente difficile l'Alta Carica con l'autorevolezza e l'esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono". Ma se da una parte Silvio Berlusconi ci spera davvero e continua a tessere la sua trama per il Colle con il pallottoliere in mano, dall'altra la Lega lavora a un piano B per trovare un nome di centrodestra, che possa raccogliere un consenso largo. E la candidatura ufficiale del Cavaliere, a 10 giorni dalla votazione, non allontana affatto questo disegno, anzi lo rende ancora più concreto.
E Fratelli d'Italia? Anche il partito di Giorgia Meloni si opporrebbe a un bis per l'attuale Capo dello Stato: intenzionato come è ad andare al voto subito, spinto dai sondaggi favorevoli, è contrario a una soluzione che di fatto congelerebbe la situazione attuale. Con Mattarella al Quirinale e Draghi a Palazzo Chigi non ci sarebbe l'auspicato cambio di esecutivo, e la maggioranza resterebbe quella attuale. Una prospettiva che a Fratelli d'Italia non piace nemmeno un po'.
Quanto è davvero concreta l'ipotesi di un Mattarella bis
Le possibilità che Mattarella rimanga al Colle sono davvero basse, e non solo per il contratto d'affitto già firmato per una casa tra il quartiere Parioli e il quartiere Salario Trieste, o per le parole pronunciate durante il discorso di fine anno. Già a maggio dell'anno scorso aveva dichiarato: "Come sapete il presidente della Repubblica dura in carica sette anni: io sono vecchio, tra qualche mese potrò riposarmi". Il Capo dello Stato però ha compiuto la scorsa estate 80 anni, e come sappiamo nella storia ci sono stati Presidenti anche molto più anziani. Non è quindi il fattore anagrafico a pesare di più.
Mattarella negli ultimi mesi, citando due suoi predecessori, Segni e Leone, ha invocato in più di un'occasione la non rieleggibilità per il Capo dello Stato, sottolineando l'opportunità di introdurla in Costituzione, con la conseguente eliminazione del semestre bianco. Il Presidente della Repubblica ha avuto modo di ricordare le parole di Segni, il quale definì "il periodo di sette anni sufficiente a garantire una continuità nell'azione dello Stato". Una sintesi perfetta di ciò che pensa Mattarella sull'argomento, ribadita poi durante il discorso di fine anno: "Tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente". Non si è limitato insomma a sottolineare che il suo mandato finirà a breve, ma non a caso ha ricordato chiaramente che il suo "ruolo di Presidente" sta per terminare.
Dunque, ricapitoliamo: Mattarella non è intenzionato a rimanere al Colle più alto, e le chance per una sua rielezione sono scarse, visto che sicuramente il centrodestra non proporrà il suo nome. Mattarella però potrebbe fermarsi al Quirinale se glielo domandassero tutti i leader in coro: a quel punto per lui sarebbe difficile sottrarsi. E se invece gli proponessero una sorta di ‘mandato a tempo'?
La tentazione del ‘mandato a tempo'
I leader delle forze politiche, soprattutto quelli di centrosinistra, trovandosi davanti a un vicolo cieco, potrebbero tentare di convincere Mattarella a rimanere fino al 2023, giusto il tempo di accompagnare il Paese alle urne, per aiutare la politica a uscire dall'impasse, in una fase così complicata della pandemia, per evitare che si apra un periodo di incertezza e instabilità, proprio in un momento in cui l'Italia sembra aver raggiunto una buona credibilità all'estero.
Chi ritiene possibile questo scenario spera insomma che Mattarella possa accettare un secondo mandato "per senso delle istituzioni", come spiegò nel 2013 l'unico Presidente della storia repubblicana che disse sì a un bis, Giorgio Napolitano. In questo modo si consentirebbe a Draghi di proseguire l'esperienza di governo, e alla fine della legislatura il presidente del Consiglio potrebbe essere spostato nella casella del Quirinale.
Ma un'ipotesi di questo tipo sarebbe non solo sconveniente e irrispettosa nei confronti dell'alta carica che Mattarella ricopre, ma lancerebbe anche un messaggio distorto ai cittadini: sarebbe come dire che il Presidente della Repubblica eletto non è altro che un supplente, un jolly. E d'altra parte un'eventuale interruzione del suo settennato dovrebbe essere poi motivata: per quale ragione il Presidente della Repubblica dovrebbe improvvisamente farsi da parte, per lasciare magari la poltrona a Draghi? Sarebbe un fatto come minimo irrituale, di certo non contemplato dalla Costituzione.