Perché Mario Draghi non risponde alla domande sul Quirinale? Durante l'ultima conferenza stampa, quella fatta per illustrare gli ultimi provvedimenti anti contagio adottati, prima di rispondere alle domande dei giornalisti il presidente del Consiglio ha messo in chiaro che non avrebbe accettato quelle sul prossimo presidente della Repubblica. Una precisazione arrivata dopo che il punto stampa di fine anno con i cronisti era stato in parte monopolizzato dalle domande sulle sue aspirazioni al Colle. Che Draghi, appunto, aveva eluso affermando di essere solo "un nonno al servizio delle istituzioni".
Spiegazioni che, secondo molti, nasconderebbero le reali intenzioni del presidente del Consiglio, consapevole dei terremoti in maggioranza che verrebbero causati un suo trasferimento da Palazzo Chigi al Quirinale. In altre parole, Draghi non vorrebbe lanciare apertamente la sua candidatura al Colle prima del tempo (anche se ormai manca pochissimo ai primi scrutini) per non causare turbolenze nel governo a cui l'attuale maggioranza, che va dalla Lega al Partito democratico al Movimento Cinque Stelle, non sarebbe in grado di sopravvivere. E nuove elezioni anticipate non sarebbero auspicabili in un momento così delicato per il Paese, con la quarta ondata ancora in corso e la ripresa economica a rischio.
Chiaramente si tratta solo di teorie e ricostruzioni della stampa. Certo è che Draghi non sta mettendo in chiaro quale sarà il suo ruolo nell'elezione del prossimo presidente della Repubblica e non sta rispondendo alle domande dei giornalisti in materia. Lui stesso, in un'altra occasione ancora, aveva detto di non volersi esprimere per rispetto dell'attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. A nemmeno due settimane dal primo scrutinio (le Camere sono state convocate in seduta comune per il 24 gennaio), con zero candidati ufficiali e le forze politiche che instaurano dialoghi alla cieca, però, forse sarebbe il caso di mettere le carte in tavola.
Da ciò che deciderà di fare Mario Draghi dipenderanno molte cose. La continuazione di questo governo, in primis. La fiducia nel nostro Paese dall'estero, nel caso di una nuova crisi politica. E infine, la capacità dei partiti di tornare a governare anche senza una figura di garanzia.