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Elezioni europee 2024

Che succede ora a Ilaria Salis e perché l’Ungheria potrebbe opporsi alla scarcerazione dopo l’elezione

Dopo l’elezione di Ilaria Salis all’Eurocamera si è aperta la discussione sui possibili scenari a cui l’attivista detenuta in Ungheria potrebbe andare incontro ora. Vediamo cosa dicono le regole Ue sull’immunità parlamentare e perché il Paese guidato da Viktor Orbán potrebbe opporsi alla scarcerazione.
A cura di Giulia Casula
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Ilaria Salis è stata eletta al Parlamento Europeo. La candidatura dell'attivista detenuta in Ungheria – prima in carcere ora ai domiciliari – ha contribuito al successo ottenuto  da Alleanza Verdi-Sinistra, il partito che l'ha scelta come capolista nel Nord Ovest e che a queste elezioni ha raggiunto la soglia del 6,7% (rispetto al 3,5% delle scorse politiche). Ma soprattutto, ora che l'insegnante trentanovenne ha conquistato uno dei 76 seggi italiani a Bruxelles, la sua situazione processuale potrebbe finalmente cambiare. Vediamo cosa dice la normativa europea e cosa potrebbe accadere nel Paese guidato da Viktor Orbán.

Cosa dice la normativa Ue sull'immunità parlamentare

Una volta arrivata la proclamazione ufficiale dall'Eurocamera (presumibilmente prima della riunione plenaria del 16 luglio), Ilaria Salis dovrebbe ottenere con il mandato da eurodeputata l'immunità parlamentare che protegge i membri del Parlamento Ue da arresti e restrizioni, purché non siano colti in flagranza di reato. Di conseguenza, l'attivista, che solo nel Nord Ovest ha raccolto più di 120mila preferenze, potrebbe uscire dal carcere anche se le accuse a suo carico non cadrebbero automaticamente.

In particolare, all'articolo 8 del Protocollo 7 sui Privilegi e le immunità dell'Unione europea si legge che "i membri del Parlamento europeo non possono essere ricercati, detenuti o perseguiti a motivo delle opinioni o dei voti espressi nell'esercizio delle loro funzioni". L'articolo 9 specifica che "per la durata delle sessioni del Parlamento europeo, i membri di esso beneficiano:

a) sul territorio nazionale, delle immunità riconosciute ai membri del parlamento del loro paese,

b) sul territorio di ogni altro Stato membro, dell'esenzione da ogni provvedimento di detenzione e da ogni procedimento giudiziario.

L'immunità li copre anche quando essi si recano al luogo di riunione del Parlamento europeo o ne ritornano".

Secondo i legali dell'attivista la norma avrebbe effetto retroattivo e dunque risulterebbe valida anche per i fatti avvenuti prima delle elezioni europee. Grazie all'immunità Salis potrebbe far ritorno in Italia e addirittura essere scarcerata, su decisione del tribunale ungherese, proprio come è accaduto nel 2019 all’ex ministro polacco Wlodzimierz Karpinski, detenuto per corruzione e poi liberato dai giudici polacchi una volta diventato eurodeputato.

Cosa potrebbe succedere in Ungheria dopo l'elezione di Ilaria Salis all'Eurocamera

Anche dopo l'elezione di Salis al Parlamento Ue, in Ungheria, le accuse a suo carico, ossia di aver preso parte all'aggressione di alcuni militanti neonazisti, rimarrebbero. Nonostante l'acquisita immunità, dunque, il suo rilascio da parte delle autorità magiare non avverebbe in automatico. La procura di Budapest, infatti, potrebbe chiedere all'Europarlamento l'autorizzazione a procedere per far ripartire il processo contro l'attivista. La palla passerebbe così a Bruxelles, in particolare a una commissione giuridica-parlamentare incaricata di passare al vaglio l'istanza.

Successivamente seguirebbe il voto da parte degli eurodeputati che potrebbero decidere di confermare l'immunità e sospendere il procedimento, di negarla oppure di riconoscerla solo in parte. Caso, quest'ultimo, in cui il processo contro Salis proseguirebbe ma l'attivista verrebbe liberata e potrebbe seguire le udienze fino a sentenza definitiva. Tuttavia, il rischio che si apra un contenzioso tra Ungheria e Unione Europea resta. Il tribunale magiaro potrebbe infatti opporsi alla scarcerazione e agire per ottenere la revoca dell'immunità, soprattutto laddove l'accusa riuscisse a dimostrare la flagranza di reato. Da qui la raccomandazione del padre, Roberto Salis, ad agire il prima possibile per la liberazione della figlia.

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