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Perché l’Ue chiede di cambiare l’Assegno unico e cosa ha risposto il governo Meloni

Il governo Meloni ha negato di voler tagliare o ridurre l’Assegno unico e universale, ma una procedura d’infrazione da parte dell’Ue sta chiedendo esattamente il contrario: allargarlo, cancellando alcuni requisiti troppo stringenti. Anche a questo, però, l’esecutivo si oppone. Due modifiche potrebbero riguardare l’Isee e le famiglie numerose, invece.
A cura di Luca Pons
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Il futuro dell'Assegno unico universale per i figli a carico è diventato un tema di scontro politico, dopo la notizia circolata ieri – e poi smentita dal governo – sulla sua possibile cancellazione. Al momento, l'intenzione politica dichiarata della maggioranza e dell'esecutivo non sarebbe di eliminare o depotenziare la misura. Tuttavia, da Fratelli d'Italia è arrivata l'ammissione che l'Assegno unico potrebbe subire una "revisione". I motivi sono politici (la maggioranza vorrebbe premiare maggiormente le famiglie con molti figli), ma anche tecnici: l'Unione europea ha aperto una procedura d'infrazione per segnalare che ci sono due requisiti illegittimi e che andrebbero cambiati.

Cosa ha chiesto l'Ue sull'Assegno unico

La procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia per l'Assegno unico è partita all'inizio del 2023. Le contestazioni riguardano due requisiti, in particolare. Il primo è il tempo minimo di residenza: oggi l'Auu può essere erogato solo a chi ha la residenza in Italia da almeno due anni. Per l'Ue questa è una discriminazione, perché quando si parla di misure di sicurezza sociale tutti i cittadini europei dovrebbero essere trattati allo stesso modo, a prescindere dal periodo di residenza.

Il secondo criterio contestato è quello per cui i beneficiari devono convivere con i propri figli per ricevere l'Assegno. In questo caso, l'idea è che se i figli sono fiscalmente a carico e tutti gli altri requisiti sono rispettati, non c'è motivo di distinguere tra chi vive in casa con i propri figli e chi invece vive altrove. Naturalmente, tutte e due le modifiche richieste dall'Unione europea allargherebbero la platea dell'Assegno unico, rendendolo quindi più costoso. Infatti, il governo Meloni le ha contestate.

Cosa ha risposto l'Italia

L'esecutivo guidato da Giorgia Meloni – che ha assicurato che non ci saranno tagli alla misura – ieri è tornato a commentare la procedura d'infrazione. In particolare, la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha detto che "la Ue chiede di cancellare completamente il requisito della residenza in Italia (attualmente di due anni) per i percettori dell'assegno non lavoratori", e anche quello "della durata del rapporto di lavoro (attualmente di almeno 6 mesi)". In più si chiede di "riconoscere l'assegno anche a chi ha figli residenti all'estero. Non servirebbe più quindi vivere nel nostro Paese, ma basterebbe lavorarci anche solo per un giorno per fruire del contributo".

La posizione dell'esecutivo, da questo punto di vista, è chiara: "Queste modifiche, già pesanti per l'equilibrio dei conti dello Stato, avrebbero ulteriori implicazioni potenziali che andrebbero ben oltre quelle immediate, e per via giudiziaria potrebbero portare a un effetto domino incontrollabile". Le persone che in passato non hanno ottenuto l'Auu sulla base di questi requisiti potrebbero fare causa e ottenere un rimborso dallo Stato. La stessa cosa, ad esempio, sta avvenendo con il reddito di cittadinanza.

Roccella ha sottolineato che "il modo in cui la misura è stata costruita è decisione del governo precedente e non di quello attuale, che pure è impegnato in una importante battaglia di difesa", scaricando quindi la responsabilità sul governo Draghi che effettivamente aveva creato l'Assegno unico. In ogni caso, la ministra ha assicurato: "Il nostro governo non sottrarrà mai un solo euro alle famiglie".

Le possibili modifiche all'Auu: la questione Isee e le famiglie numerose

Tuttavia, ci sono delle modifiche che potrebbero avvenire anche senza che l'Ue le richieda. Una questione che ha portato grattacapi è quella dell'Isee: oggi, l'Assegno unico viene tenuto in conto quando si calcola l'Isee, così che i beneficiari si trovano con un Isee aumentato; la conseguenza è che, per avere l'Auu, devono potenzialmente rinunciare ad altri benefici perché arrivano ad avere un Isee troppo alto.

Poi c'è la questione puramente politica. Il problema dell'Isee colpisce soprattutto le famiglie numerose, una fascia a cui il governo Meloni ha deciso di dedicare particolare attenzione. Per agevolarle maggiormente, magari aumentando anche l'importo dell'Assegno che gli spetta, potrebbero esserci dei cambiamenti alla misura. In questo caso però bisognerebbe trovare le risorse per finanziare questo aumento, prendendole da altre fonti, oppure tagliando altre erogazioni (ad esempio, gli assegni che vanno a chi ha l'Isee più alto). Al momento, però, queste sono solo ipotesi non confermate.

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