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Perché l’offerta di Mediobanca su Banca Generali è così importante e cosa c’è davvero in gioco

Nel risiko delle banche italiane, attivissime negli ultimi mesi, si è aggiunta una nuova operazione: l’offerta di Mediobanca per Banca Generali. Una mossa che ha cambiato tutto, e che apre nuove prospettive. Ecco cosa c’è dietro, quali sono gli interessi in gioco e cosa può succedere ora.
A cura di Mariangela Pira
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Nella saga degna di Game of Thrones del risiko bancario in Italia si aggiunge un (per ora) ultimo tassello. A sparigliare le carte di un mondo già sparigliato è Mediobanca: il gruppo di Nagel lancia una offerta pubblica di scambio su Banca Generali. Lo scambio è ghiotto. Trattasi della partecipazione di Mediobanca in Generali, pari al 13,10%, in cambio – appunto – della totalità del gruppo Banca Generali. Vedremo l’importanza di questa notizia ma prima è necessario approfondire due aspetti: il contesto in cui ci muoviamo e perché questa partita è così importante.

Perché tutto gira attorno a Assicurazioni Generali

Il contesto è fondamentale perché così tante offerte da banca a banca in Italia non si erano mai viste. Cito le due più importanti: Unicredit nei confronti del Banco BPM e il gruppo Monte dei Paschi di Siena nei confronti della stessa Mediobanca. Anche gli incroci azionari non sono mica da ridere. Il gruppo Caltagirone e Delfin (la cassaforte dei Del Vecchio, per intenderci) sono azionisti di Mediobanca, ma anche dell’istituto senese che punta alla scalata della stessa Mediobanca.

Un crocevia di Opa e partecipazioni il cui anello del potere economico e finanziario sono le Assicurazioni Generali. Se si chiede a chiunque bazzichi questo mondo quali siano le due vere istituzioni che da sempre governano il settore assicurativo, le partecipazioni industriali e la finanza in Italia, la risposta è presto detta: il salotto buono è costituito da Mediobanca e da Generali, conquistare loro è conquistare la finanza.

La mossa di Mps (e del governo) e il "contrattacco" di Mediobanca

Per questo la partita profuma anche di politica: perché tramite la scalata a Mediobanca era ovvio a molti che l’obiettivo ultimo era proprio Trieste. Roma poi, in questi ultimi tempi, non ha gradito il matrimonio Assicurazioni Generali-Natixis con la temuta possibilità che il risparmio italiano finisca in mani francesi. Anche per mostrare questo malcontento all’ultima assemblea Generali ci sono state delle liste differenti da quella di appoggio al management attuale, a partire dalla cosiddetta "lista Caltagirone". Caltagirone e gli altri, conquistando Mediobanca, è ovvio che avrebbero avuto più presa nel gruppo triestino.

Ma con la mossa di Mediobanca tutto è cambiato. Viene tacciata a "difensiva"” la presa di posizione di Nagel. Ovvero: sono sotto attacco del Monte dei Paschi per questa mia partecipazione in Generali e allora che faccio? Mi taglio il braccio, rinuncio a questa partecipazione. La verità probabilmente è che Mediobanca, per il ruolo che ha sempre avuto in questi anni, per la sua capacità di gestire Opa/Ops e per una conoscenza accuratissima delle regole del mercato, non poteva stare ferma nel momento in cui veniva attaccata. Si è "difesa" o ha "contrattaccato" – scegliete voi il termine, io preferisco il secondo – nell’arena che conosce meglio, il mercato. Gli osservatori si attendevano una mossa ed è arrivato questo colpo di scena shakespeariano.

Cosa vuole Mediobanca

Giova qui ricordare chi è Mediobanca. È la leonessa delle banche d’affari con all’attivo centinaia di operazioni di fusioni e acquisizioni, corporate finance, emissioni obbligazionarie e tutto ciò che concerne la finanza straordinaria. Pur ancora piccina nella gestione del risparmio delle persone, come investment banking in Italia supera anche la concorrenza americana. Negli ultimi cinquant’anni è stata incubatrice dell’industria italiana grazie a partecipazioni nelle società più importanti dove gestiva anche la parte imprenditoriale, lobbistica e politica. In modo spesso ieratico e silente – i tempi di Cuccia – esercitava pressioni, affinché le sue partecipate andassero in una determinata direzione.

Nagel in questi ultimi anni ha provato a dare una sterzata a quanto sopra, a guardare lontano rispetto a quell’abito di Mediobanca. Sta evidentemente puntando sul wealth management e se la banca decide di mettersi a fare altro – non solo banca d’affari – Banca Generali diventa molto appetibile.

Questo un altro passaggio fondamentale. Mediobanca Sgr è più piccola di altri player. Nel momento in cui decidono di ampliare questo comparto, comprarsi Banca Generali – i cui ottimi risultati sono sotto gli occhi di tutti così come le masse gestite che superano i 100 miliardi di euro –  a 6 miliardi di euro (questo fa capire “il peso" della partecipazione in Assicurazioni Generali al di là dei numeri) sarebbe fare jackpot.

Cosa succede adesso

Ma torniamo dove abbiamo iniziato: il risiko bancario in corso in Italia. La quota che Mediobanca cederebbe per prendersi Banca Generali andrebbe suddivisa tra azionisti di quest’ultima e azionisti della controllante Generali Assicurazioni. L’appuntamento clou però è quello del 16 giugno con l’assemblea di Mediobanca. Agli azionisti sarà rivolta una domanda semplice: volete andare avanti da soli e a quel punto considerare una eventuale conquista da parte del Monte dei Paschi oppure vi aggrada la prospettiva di un gruppo che cambia pelle e potrebbe diventare forse il principale polo del risparmio italiano?

Altro aspetto. Cosa farà ora il Monte dei Paschi, punterà ancora su Mediobanca sapendo che in prospettiva questa non avrà più un piede in Generali? Assicurazioni Generali cosa pensa di tutto ciò? L'attuale management è in buoni rapporti con Mediobanca: sarà stato informato di questa operazione? Assicurazioni Generali ha una sua strategia su Banca Generali o è pronta a rinunziarvi perché l’importante è solo schivare Caltagirone e soci?

Tutte domande alle quali presto avremo risposta.

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