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Perché lo scontro sul terzo mandato si riapre: la mossa del governo accende le tensioni nel centrodestra

La discussione sul terzo mandato ai presidenti di Regione sta per ripartire. Presto il governo Meloni impugnerà la legge regionale della Campania che consentirebbe al presidente De Luca di ricandidarsi: così, la questione finirà davanti alla Corte costituzionale. La Lega non ha mai smesso di spingere per un terzo mandato, mentre FdI e Forza Italia sono contrari.
A cura di Luca Pons
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Si torna a parlare della possibilità che i presidenti di Regione, dopo dieci anni di governo, abbiano anche un terzo mandato. Oggi questo è vietato, mentre possono restare in carica per tre o più mandati i parlamentari, i consiglieri regionali, i sindaci dei piccoli Comuni (senza limiti sotto i 5mila abitanti, tre mandati fino a 15mila abitanti). Insomma, tutti tranne i governatori e i sindaci delle città medio-grandi. All'inizio dello scorso anno, più volte la Lega aveva tentato di far approvare il terzo mandato per i presidenti di Regione, venendo bloccata dai suoi alleati di maggioranza. Poi, il tema ha perso di importanza per un po'. Ma ora la situazione della Campania ha spinto il governo Meloni a intervenire, e questo potrebbe riaccendere anche le tensioni del centrodestra.

Perché il governo impugnerà la legge della Campania

Il presidente campano Vincenzo De Luca a novembre ha fatto approvare – contro il parere dei vertici del suo stesso partito, il Pd – una legge che di fatto gli permetterebbe di correre per un terzo mandato nel 2025. Dopo settimane di anticipazioni, il governo ora sembra decisamente intenzionato a fare ricorso. Questo dovrebbe avvenire già questa settimana, nel Consiglio dei ministri previsto per giovedì 9 gennaio. L'esecutivo ha sempre il diritto di impugnare le leggi regionali, se ritiene che vadano oltre i poteri della Regione e ‘sconfinino' in quelli dello Stato. In questi casi, è la Corte costituzionale a stabilire chi abbia ragione, e nel caso ad annullare la norma in questione.

Le tensioni tra la Lega e il resto del centrodestra

Il problema, per la maggioranza, è che a essere interessato al terzo mandato non è solamente De Luca – che anzi, come detto, non ha l'appoggio del Pd nazionale in questa battaglia. Quest'anno scadrà anche il mandato di Luca Zaia, storico governatore leghista del Veneto in carica dal 2010 (perché la regola dei due mandati, in Regione, ha iniziato ad applicarsi solamente dal 2015). E il Carroccio ha ribadito più volte che a Zaia dovrebbe essere permesso di ricandidarsi. Al contrario, Fratelli d'Italia ha intenzione di ‘prendersi' la Regione con un proprio candidato.

Negli ultimi anni, nelle elezioni nazionali e non solo, anche in Veneto come nel resto d'Italia i consensi per FdI hanno ampiamente superato quelli per la Lega. Senza la fortissima popolarità di Zaia, quindi, la Lega potrebbe essere costretta a un passo indietro. Sarebbe significativo, dato che si tratta di una Regione che amministra da quindici anni e che è molto importante per i consensi ‘nordisti' al Carroccio delle origini.

Oltretutto, potrebbe essere un precedente quando andranno alle urne le altre Regioni ‘storiche' della Lega: la Lombardia di Attilio Fontana e il Friuli-Venezia Giulia di Massimiliano Fedriga, entrambe al voto nel 2028. Ma in questo caso si parla di elezioni decisamente lontane, che arriveranno nel corso della prossima legislatura, in un panorama politico che potrebbe essere del tutto diverso.

Zaia: "In caso di ricorso aspetteremo la sentenza della Consulta e vedremo"

In questo contesto, quindi, il ricorso del governo sulla legge della Campania tira fuori questioni ‘calde' anche per il centrodestra. Infatti, la decisione della Corte costituzionale potrebbe stabilire dei principi generali per il terzo mandato, applicabili anche alle altre Regioni.

Questo almeno è ciò che proprio Luca Zaia ha detto oggi ai cronisti: "Se il governo impugnerà la legge della Regione Campania, poi dovremo attendere dalla Corte Costituzionale una sentenza che dirà se la Campania è sulla strada giusta o no, e ci comporteremo di conseguenza". Zaia ha detto che comunque alla fine del suo mandato manca parecchio tempo: "Io scioglierò le mie riserve rispetto al mio futuro quando avremmo delle bocce ferme e l'acqua più limpida. Non spreco dieci mesi a fare dibattiti politici. Capisco tutte le aspirazioni, ma avverto anche che a volte cambiare solo per cambiare non assicura il consenso. Ripeto: la gente dovrebbe poter decidere a chi dare fiducia".

Un candidato "calato dall'alto senza una minima condivisione coi cittadini non credo sia la strada giusta", ha concluso Zaia. Per Fratelli d'Italia, il capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami ha detto invece che "le leggi vanno rispettate" ed è "necessario favorire un ricambio generazionale", aprendo a "un percorso comune" con le opposizioni. Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha ribadito: "No al terzo mandato. Lecita la discussione, ma chiara e coerente la nostra posizione".

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