Come lo scandalo sulla corruzione del Qatar al Parlamento Ue può travolgere il partito Socialista
Il Parlamento europeo trema travolto dalle accuse di corruzione. Cinque fermi e almeno 17 perquisizioni, questi finora i numeri della vasta operazione che la magistratura belga ha lanciato venerdì sulle possibili influenze che il Qatar avrebbe esercitato nelle decisioni dell’Europarlamento.
A dare le dimensioni dello scandalo non sono solo le cifre, ma il profilo degli indagati. Tra le persone in stato di fermo c’è una delle vicepresidenti del Parlamento, la greca Eva Kaili. L’immunità parlamentare non le è stata sufficiente e nel tardo pomeriggio è stata sorpresa in flagranza di delitto. Il suo partito, il Pasok, ha reagito immediatamente prendendo le distanze e allontanandola. I primi nomi nomi a trapelare nella mattinata erano stati quelli di Ludovico Visentini, segretario generale dell’Ituc, la Confederazione internazionale dei sindacati, e dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri, la cui moglie e figlia sono state raggiunte da un mandato d’arresto europeo nella loro casa del bergamasco.
Coinvolti anche Francesco Giorgi, attuale compagno di Kaili e assistente in passato di Panzeri con cui ha fondato la Ong “Fight Impunity”, i cui uffici in Rue Ducale, pieno centro di Bruxelles, sono stati perquisiti nell’ambito dell’operazione. A Fight Impunity è legata anche l’assistente dell’eurodeputata belga Maria Arena, come chiarito proprio dalla parlamentare a Le Soir: “Hanno sigillato gli uffici della mia assistente perché lavorava per Fight Impunity, credo nel 2019. Non ha nulla a che vedere con il fatto che lavora con me”. Stessa misura anche per i collaboratori del collega Marc Tarabella.
Cosa c'entrano i socialisti con le indagini
Per ora a finire nell’occhio del ciclone è il gruppo dei socialisti e democratici, S&D, quello dove attualmente per l’Italia siedono i parlamentari del Pd, ma secondo i quotidiani Le Soir e Knack, i primi a dare in esclusiva la notizia, le perquisizioni riguarderebbero anche un assistente legato al gruppo dei popolari, PPE, il riferimento europeo di Forza Italia, e un/una funzionario/a del Parlamento europeo.
Già a novembre scorso l’atteggiamento dei socialisti nei confronti del Qatar era finito nel mirino delle critiche: troppo soft. A destare scalpore il voto contrario alla proposta di The Left di mettere ai voti una risoluzione sulle “violazioni per i diritti umani legate ai Mondiali di calcio in Qatar”. La proposta, passata per una manciata di voti, 181 a favore, 165 contro e 32 astensioni, era stata bocciata dalla stragrande maggioranza di S&D e PPE.
La risoluzione sulle violazioni per i diritti umani in Qatar, il voto di S&D
Tra gli italiani presenti al voto gli unici a esprimersi in dissenso con il gruppo sono stati Caterina Chinnici e Giuliano Pisapia, che si è astenuto. In quell’occasione a prendere parola per i socialisti in aula è stata Maria Arena, attuale presidente della Sottocommissione diritti dell’uomo, posizione che fu di Panzeri nella scorsa legislatura. Arena ha concluso il suo discorso a Strasburgo sostenendo che “il Qatar ha fatto dei passi avanti (…) ci sono state delle violazioni, dei morti, e dobbiamo collaborare con il Qatar per garantire dei risarcimenti. Infine, e soprattutto, c’è il futuro. Il futuro è anche nella responsabilità delle nostre aziende presenti in Qatar, che non hanno rispettato il minimo richiesto dal Qatar”. Affermazioni non centro nuove, visto che il suo nome, insieme a quello di Tarabella, Visentini e Panzeri, torna negli articoli del Gulf Times che riporta gli attestati di stima nei confronti del Qatar.
Oltre 6mila morti nei cantieri dei Mondiali, le accuse della sinistra
La risoluzione che denuncia le violazioni ai diritti dell’uomo da parte del Qatar è stata poi adottata dal Parlamento europeo, ma la co-presidente del gruppo The Left, Manon Aubry, aveva avanzato il sospetto che durante le negoziazioni, guidate dal gruppo dei socialisti, ci fosse stata una pesante ingerenza da parte dal Qatar. “Mi chiedo se al tavolo delle negoziazioni ci sono dei rappresentanti dei gruppi politici o l’ambasciata del Paese del Golfo”, ha dichiarato Aubry in un video del 24 novembre, nel quale denuncia che “molti degli argomenti usati dal Qatar per difendere le proprie posizioni li abbiamo ritrovati durante le negoziazioni, vi faccio un esempio: ci sono dei parlamentari che mettono in dubbio che ci siano stati effettivamente 6.500 morti nei cantieri per le costruzioni legate alla Coppa del mondo, o addirittura abbiamo avuto una discussione per capire se queste morti possono essere considerate o meno violazioni dei diritti umani”.
Il gruppo S&D ha reagito ieri alle indagini della magistratura belga ribadendo la loro linea di “zero tolleranza nei confronti della corruzione” e chiedendo “la sospensione delle visite previste e dei lavori su tutti i dossier e delle votazioni in plenaria che riguardano gli Stati del Golfo, in particolare la liberalizzazione dei visti”.
La questione dei visti
Proprio la settimana scorsa, il primo dicembre, la Commissione per le libertà civili (LIBE), ha approvato un regolamento – pubblicato dalla Commissione europea a luglio 2022 – che darebbe l’esenzione dal visto fino a 90 giorni per cittadini di Qatar, Oman, Ecuador e Kuwait se questo accetta una moratoria sulle condanne a morte. Il testo, relatore il verde Erik Marquard, è passato con 42 voti a favore e 16 contrari e per la sua definitiva approvazione deve attendere il voto definitivo della plenaria del Parlamento europeo.
Tra i voti a favore ci sono anche quelli di Kaili e Tarabella, nonostante questi non facciano parte della commissione. E anche se non è vietato prendere parte alla votazione di una commissione di cui non si è parte, questo solitamente avviene quando mancano dei deputati all'appello, che vengono allora sostituiti da colleghi dello stesso gruppo. Un caso che però solitamente non si verifica per S&D, il secondo gruppo più numeroso dopo i Popolari.
A seguire i lavori del report per il gruppo dei socialisti è l’eurodeputato italiano Pietro Bartolo, che insieme ad altri suoi colleghi ha presentato sei emendamenti al testo di Marquard, tra questi uno in cui chiede alla Commissione europea di monitorare la situazione dei diritti umani nei Paesi terzi e “sospendere l’esenzione dal visto in caso di violazioni” e un altro in cui, citando l’Oil, Organizzazione Internazionale del Lavoro, e l’Ituc, la Confederazione Internazionale dei Sindacati di cui Visentini è presidente, invita a seguire l’esempio del Qatar.
Il Qatar come "esempio per gli altri Paesi del Golfo" sul lavoro
Il testo completo dell’emendamento recita: “Secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e la Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC) il Qatar è il primo Paese della regione ad adottare una regione ad adottare un salario minimo non discriminatorio e altri Paesi del Golfo dovrebbero seguire l'esempio del Qatar per regolarizzare regolarizzare i loro sistemi di lavoro, compresa la libertà di movimento dei lavoratori e lo smantellamento della kafala”.
Lunedì prossimo si apre a Strasburgo l’ultima riunione plenaria dell’anno, il voto sulla liberalizzazione dei visti ancora non è stato calendarizzato, ma le indagini della magistratura belga entreranno sicuramente nelle discussioni. Il gruppo The Left ha annunciato che chiederà all’Aula un dibattito su i “sospetti casi di corruzione dai Paesi del Golfo e la più ampia necessità di trasparenza e responsabilità nelle istituzioni europee”. La richiesta sarà votata all’apertura della sessione, lunedì alle 17.00.