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Perché l’Italia può e deve vincere la sfida sulla transizione digitale e l’agricoltura

In un intervento su Fanpage.it, l’eurodeputato Dino Giarrusso spiega perché il futuro dell’Italia e dell’Europa passa per l’utilizzo delle nuove tecnologie applicate all’agricoltura.
A cura di Redazione
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di Dino Giarrusso

Anche la difesa della terra può giovarsi della transizione digitale. A riprova che la tecnologia non è un mostro che si serve dell'uomo, ma una opportunità da utilizzare per il bene di tutti, se teniamo sempre fermo al centro il valore della dignità di tutti. Il futuro è già qui. Ho avuto l’onore di coordinare un importante evento a Bruxelles, presso la sede del Parlamento europeo, che ha avuto al centro proprio i temi della transizione digitale ed ecologica. Ho parlato di innovazione tecnologica in agricoltura, green economy e delle opportunità di business legate all'agritech e al green. Ma anche di molto, molto altro.

A quali rischi andiamo incontro se non sapremo rapidamente adattarci al cambiamento? E come dovrà intervenire il legislatore europeo in materia di digitale, intelligenza artificiale e ambiente, per tutelare lo sviluppo e anche i diritti? Non si tratta di temi astrusi, di fantascienza. Si tratta del nostro presente e del futuro dei nostri figli. Abbiamo il dovere di conoscerli e impegnarci a fondo per costruire un’Europa competitiva, moderna e inclusiva.

Grazie all’innovazione tecnologica, ad esempio, è possibile mettere a punto dei sistemi colturali innovativi ed eco-sostenibili per ottenere quelle certificazione di qualità che connotano il food italiano. Certificazioni che cercano sempre più spesso consumatori attenti e consapevoli, che premiano la filiera di qualità, biologica, che comprano prodotti liberi da ombre come il land grabbing o la pesca a strascico, iscritte magari nella cornice del commercio equo e solidale.

Per queste certificazioni, l'uso della tecnologia è fondamentale. Ma la sfida è tenere insieme qualità e quantità, accesso alle risorse agricole per tutti, anche con riferimento ai problemi che possono interessare ampie porzioni del pianeta a causa delle crisi climatiche.

La Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo ha previsto una crescita della popolazione mondiale a circa 9 miliardi entro il 2050. Nei prossimi anni, non solo la superficie coltivata a livello globale dovrà aumentare, anche nella resa, superando il tema dello sfruttamento intensivo, ma verrà richiesta una alimentazione sempre più variegata.

Per queste sfide, l'adozione di tecnologie innovative può sia migliorare la resa produttiva che aiutarci ad abbattere i costi. Il tutto apportando benefici legati alla riduzione dell’impatto sull’ambiente mediante l’utilizzo razionalizzato di fitosanitari, ammendanti o dell’acqua a fini irrigui. Queste operazioni possono essere implementate con un insieme di strumenti tecnologici applicati al campo agricolo come l'Agricoltura di Precisione (AP) o Site Specific Crop Management (SSCM).

Le tecnologie della sostenibilità – come software e hardware che misurano le emissioni di carbonio e che ottimizzano i sistemi di irrigazione – insieme all'automazione e alla robotica, sono la quadratura del cerchio. Per non parlare dell’agrisolare e della possibilità che l’agricoltura utilizzi energie sostenibili e che gli stessi agricoltori possano addirittura produrne per terzi, mentre coltivano pomodori. Si tratta di una rivoluzione che tiene insieme i produttori, che puntano all'efficienza, e i consumatori sempre più attenti all’evoluzione dei modelli di business.

Plaudo dunque a un cambio di paradigma che ha a che fare con la necessità di mettere al centro il pianeta e quindi anche le persone, ma anche con l’esigenza di garantire qualità e quantità della filiera. Ma serve sempre di più una politica attenta e consapevole della strada da seguire e che la indichi autorevolmente a consumatori e imprese. In Europa siamo pronti. E in Italia?

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