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La ministra Roccella dice che esistono solo maschi e femmine e che non accetterà “forzature gender”

La ministra Roccella spiega che il governo non ha firmato il documento Ue per i diritti Lgbtq+ in quanto conteneva troppi riferimenti al gender, mentre deve “valere ancora il cosiddetto binarismo sessuale di maschi e femmine”. Ma non mancano le critiche.
A cura di Annalisa Girardi
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Ha fatto discutere la mancata firma dell'Italia al documento pubblicato dall'Unione europea in occasione della Giornata internazionale contro l'Omofobia, la Bifobia e la Transfobia. Il nostro Paese, insieme ad altri dell'Europa dell'Est, non ha voluto sottoscrivere la dichiarazione per la tutela dei diritti della comunità Lgbtq+, proprio nella giornata mondiale indetta per contrastare le discriminazioni che questa subisce, sostenendo che fosse troppo simile ai contenuti del disegno di legge Zan, affossato in Senato nell'ottobre del 2021. In particolare, per il riferimento al gender.

"L'Italia un paese reazionario? No. È una posizione liberale. Abbiamo aderito alla dichiarazione contro la transfobia, la bifobia, l'omofobia, che aveva uno scopo unitario e perciò è stata approvata da tutti. Ma il documento promosso dal Belgio lo troviamo molto sbilanciato verso il cosiddetto gender. Chiede agli Stati Ue, e questo è l'incipit, di affermare il loro impegno in favore dell'identità gender. A noi questo non va bene", commenta la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, in un'intervista con Il Messaggero.

Cosa ha detto la ministra Roccella sulla dichiarazione e sul gender

Alla richiesta di precisazioni sulle tre libertà affermate nel documento, quella di vivere come si vuole, di amare chi si vuole e di essere chi si vuole, la ministra dice: "Sulle prime due libertà nessun dubbio. Ma la terza a mio parere è una forzatura ideologica e una negazione della realtà dei fatti, perché la realtà del corpo e l'appartenenza sessuale non si può cambiare fino in fondo. È legittimo intervenire per adattare ai propri disagi e ai propri bisogni il proprio corpo, ma non si può fare di questo un canone".

E ancora: "Vorrebbe dire comunicare all'esterno il genere auto-percepito. I pronomi, come una persona vuole essere chiamata e considerata. Queste materie in alcuni Paesi europei sono diventate cose molto prescrittive. Tu pretendi che gli altri ti considerino e ti chiamino solo secondo la tua auto-percezione, la tua volontà che naturalmente può anche cambiare nel tempo e magari può cambiare più volte. Noi questo non lo abbiamo accettato. Credo che debba valere ancora il cosiddetto binarismo sessuale: ci sono le femmine e ci sono i maschi". Secondo Roccella se si togliesse il maschile e il femminile anche la genitorialità cambierebbe e allora, conclude la ministra, "non ci si può meravigliare se i figli non si fanno più".

Le critiche interne: "Il governo ci ripensi"

Intanto, però, anche dalla maggioranza è arrivata qualche critica alla scelta del governo. "Basta con quest'atteggiamento morboso nei confronti della sessualità, non se ne può più. La scelta di non aderire al documento Ue non fa bene a un Paese civile come il nostro. La firma non sarebbe stato un atto di coraggio, ma semplicemente di giustizia", ha detto a La Stampa l'europarlamentare di Forza Italia, Alessandra Mussolini. Che chiede al governo di ripensarci: "Si crea un'atmosfera di ostilità che può ferire forse non gli adulti, ma tanti ragazzi che vivono una situazione di disagio, anche familiare. Mi auguro fortemente che il governo ci ripensi e firmi la dichiarazione".

Sulle giustificazioni date dalla ministra Roccella in merito al gender, Mussolini ha ribattuto: "Le leggi devono essere elastiche, lo Stato dev'essere inclusivo e aiutare. Ho rifiutato tutti i documenti del Parlamento europeo in cui si richiedeva obbligatoriamente di qualificarsi uomo o donna, senza alternativa per chi non volesse specificare. Bisogna bandire quest'ossessione per la sessualità come se ci fosse sempre di mezzo il peccato. Mi ha confortato quello che ha detto Tajani: sui diritti non si arretra. Questi temi non possono essere utilizzati strumentalmente in campagna elettorale".

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