Il mutato atteggiamento del governo Lega – Movimento 5 Stelle ha evidentemente determinato una situazione di grande confusione sulle attività di search and rescue dei migranti nel Mediterraneo, in particolare per quel che concerne l'individuazione di un porto sicuro di sbarco per le navi che abbiano operato attività di soccorso in mare aperto. Il venir meno di una sorta di "automatismo", per il quale il nostro Paese si faceva carico in modo quasi esclusivo dell'attività di search and rescue e dunque dell'individuazione di un place of safety per i migranti, ha trasformato ogni salvataggio in un "caso", con gli stati interessati che hanno preso a rimpallarsi la responsabilità dei singoli eventi e con la chiusura pressoché totale dei porti del nostro Paese.
Il caso di questi giorni è tuttavia molto particolare, perché vede coinvolta una nave della nostra Guardia Costiera, la Diciotti, con a bordo 177 migranti. Al momento la Diciotti è al largo di Lampedusa, in attesa di ricevere indicazioni sul posto sicuro in cui sbarcare i migranti soccorsi a cavallo di Ferragosto. La questione è molto complessa, anche in relazione alla dinamica dei fatti che ha portato all'intervento della nave della Guardia Costiera italiana. Il 14 agosto un barcone con a bordo 190 migranti era stato avvistato vicino alle coste di Malta, ma le autorità de La Valletta avevano deciso di non intervenire, limitandosi a monitorarne il passaggio e offrire assistenza (rifiutata, peraltro), giudicando il barcone non "in distress", ovvero non in condizioni di grave pericolo. All'imbarcazione era stato consentito di proseguire il viaggio verso l'Italia, nonostante per convenzione tutti i barconi che trasportano migranti siano da considerare inadatti alla navigazione. Insomma, invece di indicare al barcone un porto di sbarco, Malta ha lasciato che proseguisse il viaggio verso l'Italia, "esercitando il loro diritto di navigazione in mare aperto", come ha spiegato il ministro dell'Interno:
La nave con a bordo 190 migranti è così giunta nei pressi di Lampedusa: a quel punto la nostra Guardia Costiera ha giustamente ritenuto che si configurasse un evento SAR ed è intervenuta per prestare soccorso, trasbordando i migranti a bordo della Diciotti. Tredici migranti in cattive condizioni di salute sono stati trasferiti subito a Lampedusa, mentre gli altri 177 sono stati messi in sicurezza a bordo della nave. E sono ancora lì, quattro giorni dopo.
I ministri Salvini e Toninelli accusano Malta e chiedono che l'Europa sanzioni un comportamento giudicato illegale, mentre la diplomazia è al lavoro per provare a risolvere la questione con l'ennesimo compromesso, magari distribuendo i 177 naufraghi fra vari stati europei. Il punto è che stavolta si tratta di un salvataggio effettuato da una nave della Guardia Costiera italiana in area SAR italiana, dunque sarà più complesso "convincere" i partner europei che non si tratti di un evento di cui il nostro Paese ha responsabilità esclusiva. Da un punto di vista strettamente "legale", in realtà, non c'è un automatismo che implichi l'indicazione dell'Italia come place of safety neanche per gli eventi SAR in acque territoriali italiane. In altre parole, il fatto che il barcone sia stato soccorso dalla nostra GC nei pressi di Lampedusa non rende automatico lo sbarco dei migranti in Italia. Così come non sarebbe stato automatico lo sbarco a Malta nel caso di intervento delle autorità maltesi. Certo, ci sono molti dubbi sul fatto che il governo possa "impedire" lo sbarco in Italia di una nave della Guardia Costiera. La prassi degli anni scorsi semplificava di molto la questione e, con ogni probabilità, solo qualche mese fa quello della Diciotti non sarebbe diventato neanche un caso. La linea di Salvini e Toninelli ha cambiato tutto, trasformando, di fatto, ogni salvataggio in un caso singolo, da risolvere con lunghe ed estenuanti trattative a livello europeo (oltre che con dure polemiche e accuse tra gli Stati interessati). Nel frattempo, a poche miglia da Lampedusa, 177 persone attendono di conoscere il loro destino.
Anche se la posizione di Malta è sempre la stessa:
L'ultimatum di Salvini: "O interviene l'Ue o riportiamo i migranti in Libia"
"O l'Europa decide seriamente di aiutare l'Italia in concreto, a partire ad esempio dai 180 immigrati a bordo della nave Diciotti, oppure saremo costretti a fare quello che stroncherà definitivamente il business degli scafisti. E cioè riaccompagnare in un porto libico le persone recuperate in mare", ha detto il ministro degli Interni Matteo Salvini. Poco fa Malta ha ribadito che per 177 migranti che attendono a bordo della Diciotti "l'unica soluzione finale è di sbarcarli a Lampedusa o in un porto italiano".
"L'anno scorso, al 18 agosto erano sbarcati in Italia solo via mare, 97.800 immigrati, quest'anno ne sono sbarcati 19.356. 80mila meno. Chiaramente sono 19mila di troppo ma pensiamo con 80mila in più quante cooperative avrebbero fatto affari con 35 euro al giorno per migrante", ha aggiunto Salvini da Viareggio.