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Scuola, perché l’Italia è stata deferita dalla Corte Ue per gli stipendi dei docenti precari

La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia Ue perché non ha posto fine all’utilizzo abusivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie.
A cura di Annalisa Cangemi
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Troppi insegnanti precari in Italia. E la questione finirà in Lussemburgo. La Commissione Europea ha deferito l'Italia alla Corte di Giustizia dell'Ue perché non ha posto fine, come richiesto, all'uso eccessivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie nella scuola. Due le questioni sollevate: l'abuso dei contratti a temine tra gli insegnanti e il riconoscimento anche a loro degli scatti di anzianità.

Secondo la Commissione, l'Italia "non dispone" delle norme necessarie per vietare la discriminazione relativa alle condizioni di lavoro e l'uso "abusivo" di successivi contratti a tempo determinato. Il nostro Paese ha violato sistematicamente le norme comunitarie sul lavoro a tempo determinato nel settore scolastico e non ha fatto nulla per rimediare, nonostante i solleciti.

La Commissione constata che la normativa italiana che determina la retribuzione degli insegnanti a tempo determinato nelle scuole pubbliche non prevede una progressione salariale incrementale basata sui periodi di servizio precedenti, cosa che "costituisce una discriminazione rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato, che hanno diritto a tale progressione retributiva".

Ma c'è di più. Contrariamente al diritto comunitario, l'Italia non ha adottato misure efficaci per prevenire l'utilizzo abusivo di successivi contratti di lavoro a tempo determinato del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole statali. Tutto questo, sottolinea l'esecutivo Ue, viola la normativa europea sul lavoro a tempo determinato. La Commissione ritiene che gli sforzi delle autorità siano stati finora insufficienti e deferisce pertanto l'Italia alla Corte di Giustizia.

Quanti sono gli insegnati precari in Italia

Il numero di docenti con contratto a tempo determinato è esploso negli ultimi anni. Erano 100mila nel 2015-16, 135mila nel 2017-18, 212mila nel 2020-21, fino ai 235mila del 2022-23, secondo i dati Tuttoscuola. Quest'anno i sindacati calcolano 250mila precari, ma per il ministero dell'Istruzione sono 160mila. Il fenomeno non è omogeneo sul territorio: a fronte di un tasso di precarietà del 25% a livello nazionale, a Milano raggiungono il 37%, a Lodi addirittura il 43%. Più bassa l'incidenza al sud: a Napoli il 20%, ad Agrigento il 10%.

Il ministro di Valditara si difende

"Prendo atto della decisione della Commissione europea che ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia europea perché si riducano le condizioni per il ricorso dei contratti a termine e affinché i docenti precari abbiano gli stessi scatti di anzianità degli insegnanti di ruolo, in nome di una piena parificazione dei diritti", ha commentato il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

"Abbiamo sottoposto da tempo alla Commissione la necessità di rivedere il sistema di reclutamento dei docenti italiani previsto da un'intesa fra la Commissione e il precedente governo, superando le rigidità della riforma Pnrr che creano un'oggettiva discriminazione a danno dei docenti precari e non tengono conto dei numeri del precariato che sono cresciuti negli scorsi anni. Attendiamo quindi fiduciosi che la parificazione dei diritti possa essere estesa ora anche alle forme di reclutamento".

La reazione dei sindacati

"Nel prossimo anno scolastico nel nostro Paese ci saranno 250mila precari tra personale docente e ATA. Questa è la misura del fallimento dei governi che si sono succeduti e che hanno consentito e continuano a consentire che 1 lavoratore su 4 nella scuola sia a tempo determinato. Bisogna agire molto rapidamente e la procedura di infrazione non fa altro che certificare una condizione che come Flc Cgil abbiamo sollevato in questi anni", ha commentato Gianna Fracassi, segretaria generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

Per la dirigente sindacale, "le chiacchiere su questo stanno a zero. Prima di tutto occorre immettere in ruolo tutti i docenti e su tutti i posti vacanti e disponibili, e fare lo stesso per il personale ATA; è necessario poi stabilizzare i posti di sostegno che sono oltre 130mila. E procedere rapidamente a garantire delle prospettive certe a chi oggi tiene in piedi la scuola".

"Inoltre, sul versante salariale, il governo ha fatto poco o niente. Ha banalmente deciso di non attribuire dieci punti percentuali di inflazione a stipendi già molto bassi. Da questo punto di vista, lo diremo al ministro nell'incontro previsto la prossima settimana, queste risorse per il rinnovo del contratto non solo sono insufficienti per procedere a un'equiparazione tra personale a tempo determinato e a tempo indeterminato, ma non contribuiscono neppure a rispondere all'inflazione, da un lato, e valorizzare gli stipendi dall'altro".

"La Commissione europea interviene 10 anni dopo la procedura di infrazione attivata nei confronti dell'Italia. È evidente che dopo 25 anni dall"approvazione della direttiva, ancora oggi in Italia non si rispetta la norma europea: sono più di 400mila i docenti con più di 36 mesi di servizio che hanno subito questo abuso. La Commissione chiede misure che prevengano questo abuso: per noi si tratta del doppio canale di reclutamento e deve essere introdotto il principio di non discriminazione che pretende lo stanziamento di risorse straordinarie anche in vista del nuovo contratto", ha detto il segretario del sindacato Anief, Marcello Pacifico.

"Prendiamo atto con soddisfazione che finalmente dopo tanti anni si è arrivati ad aprire una procedura di infrazione nei confronti del persistente abuso di contratti a termine, in danno dei docenti delle scuole italiane. In un momento storico in cui il precariato rappresenta ancora una vera e propria piaga sociale, è fondamentale rivedere le condizioni contrattuali degli insegnanti, per abbattere del tutto le disparità di trattamento rispetto al loro ruolo e alla loro retribuzione", ha scritto in una nota il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio.

"Prendiamo atto con soddisfazione che finalmente dopo tanti anni si è arrivati ad aprire una procedura di infrazione nei confronti del persistente abuso di contratti a termine, in danno dei docenti delle scuole italiane. In un momento storico in cui il precariato rappresenta ancora una vera e propria piaga sociale, è fondamentale rivedere le condizioni contrattuali degli insegnanti, per abbattere del tutto le disparità di trattamento rispetto al loro ruolo e alla loro retribuzione", ha aggiunto.

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