Perché l’Italia andrà a giudizio davanti alla Cedu e cosa c’entra la legge elettorale
La Corte europea per i diritti dell'uomo (Cedu) ha dichiarato ammissibile il ricorso presentato dall'ex segretario dei Radicali italiani Mario Staderini e da altri comuni cittadini, secondo cui nelle ultime elezioni politiche del settembre 2022 si sia votato con una legge elettorale che viola i diritti degli italiani. Il governo ha fatto sapere di essere già al lavoro nella scrittura della sua elaborazione difensiva. Anche perché la dichiarazione della Corte risale al febbraio scorso (ma la notizia è stata diffusa solo oggi). È ancora molto presto per dire quali effetti potrà avere questa scelta della Cedu – che per il momento ha solo ammesso il ricorso, non ha ancora preso una decisione sulla legittimità della legge elettorale. L'ex segretario dei Radicali Staderini si dice però convinto che "una condanna avrebbe immediate ricadute sull'attualità politica, compreso il Premierato".
Il ricorso era stato presentato subito dopo le elezioni politiche 2022, vinte da Fratelli d'Italia. A venire contestato è "l'instabilità della legge elettorale italiana e la compatibilità" del Rosatellum "con il diritto dei ricorrenti a libere elezioni, garantito dall'articolo 3 del protocollo 1 della Convenzione europea dei diritti umani". I temi messi in discussione sono sostanzialmente due. Il primo è che il Rosatellum (la legge elettorale approvata nel 2017 e tuttora in vigore) è l'ennesima legge elettorale approvata a ridosso delle elezioni – tema peraltro per cui l'Italia ha già ricevuto una raccomandazione dal Consiglio d'Europa. Il secondo è l'assenza del voto disgiunto, cioè l'impossibilità di votare con il maggioritario un candidato appartenente a una lista diversa da quella per cui si è votato al proporzionale (qui una guida su come funziona il Rosatellum). Oppure, per usare le parole degli stessi ricorrenti, il sistema per cui "se sei di Bologna e voterai il Pd al proporzionale, farai eleggere Casini all'uninominale", mentre "se voti Fratelli d'Italia, all'uninominale eleggerai leghisti che vogliono l'autonomia che favorisce il Nord e hanno posizioni più vicine alla Russia".
A essere messo in discussone da Staderini e dagli altri cittadini è proprio l'incessante sistema di modifiche riguardanti il sistema elettorale a cui l'Italia assiste da anni. Il riferimento è alla legge che ha ridotto il numero dei parlamentari, a una legge del 2020 sulla redistribuzione elettorale e alla legge che nel 2022 ha esentato alcuni partiti dall'obbligo di raccolta firme. Alla luce di queste richieste, la Cedu ha formulato tre domande al governo italiano, per capire se sia stato violato il diritto a libere elezioni. La prima è la richiesta di chiarimenti in merito alle tre leggi appena citate per capire se "i cambiamenti al sistema elettorale hanno minato il rispetto e la fiducia dei ricorrenti nell'esistenza di garanzie di libere elezioni". La seconda richiesta della Cedu verte sull'assenza del voto disgiunto e chiede se questi abbia portato a una negazione della libertà di voto. Infine si mette in luce l'assenza di un rimedio effettivo per i cittadini che ritengano violato il loro diritto a libere elezioni.
Cosa potrebbe accadere in caso di condanna, le incognite sul Premierato
All'accoglimento del ricorso della Cedu ha subito risposto il governo. Fonti di Palazzo Chigi hanno innanzitutto puntualizzato che il ricorso "non è stato accolto, ma soltanto dichiarato ammissibile". E poi è stato precisato che il governo sta elaborando una memoria difensiva in vista delle udienze sul merito del ricorso che "saranno calendarizzate nei prossimi mesi". Resta da capire cosa potrà accadere nel caso in cui l'Italia venga condannata. La legge elettorale andrebbe probabilmente riscritta e dovrà farlo in tempi brevi, dal momento che una modifica approvata a ridosso delle prossime elezioni sarebbe in contrasto con l'eventuale condanna della Cedu e con la raccomandazione del Consiglio d'Europa di cui si è scritto sopra. Il tutto potrebbe rappresentare una grana anche in chiave Premierato. Sia perché le tempistiche della riforma costituzionale subirebbero un ulteriore ingolfamento, ma anche perché la riforma caldeggiata da Giorgia Meloni lega la scelta del premier al voto per il parlamento, sia per i possibili rilievi che una Corte che ha appena condannato l'Italia per l'assenza del voto disgiunto esprimerebbe in presenza di una riforma che lega il voto per il Parlamento a quello per il premier. Allo stesso modo va ricordato come la modifica della legge elettorale sia già nei piani di Giorgia Meloni seppur – stando alle ultime dichiarazioni delle forze di governo – solo in seguito all'approvazione della riforma sul Premierato.