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Perché l’inflazione colpisce di più le famiglie a basso reddito e fa aumentare le diseguaglianze

L’inflazione è amica delle diseguaglianze. L’inflazione cresce e colpisce soprattutto le famiglie più deboli. Vediamo come funziona e cosa si può fare al riguardo.
A cura di Tortuga
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L’inflazione cresce ancora, segnala il recente rapporto Istat, i cui dati provvisori indicano un +11,9% su base annua a ottobre. L’aumento è dovuto principalmente a un’impennata dei prezzi dell’energia, cresciuti dal +44,5% di settembre al +73,2% di ottobre, e dei beni alimentari, aumentati dal +11,4% al +13,1%. Un dato scoraggiante, non solo per l’ulteriore colpo alle finanze dei cittadini, ma anche per il suo contributo all’ampliamento delle disuguaglianze. L’inflazione è di fatto una tassa sul reddito e colpisce più pesantemente le famiglie a basso reddito. Secondo l’indice armonizzato dei prezzi al consumo di settembre (IPCA) di settembre, le famiglie con minore capacità di spesa (quelle quindi con il reddito più basso) hanno subito un’inflazione dell’11,6% nel terzo trimestre del 2022, rispetto al 7,6% delle famiglie con capacità di spesa più elevata.

Perché l’inflazione colpisce di più le famiglie a basso reddito?

Innanzitutto, bisogna considerare quali sono i beni che generano inflazione. Come abbiamo visto, nello scorso mese l’inflazione è stata trainata principalmente dai prezzi dei beni energetici e alimentari. Poiché non si può rinunciare a riscaldare la propria abitazione durante i mesi invernali, o a cucinare, oppure ancora a fare la spesa, la domanda di questi beni non diminuisce proporzionalmente all’aumento del prezzo. E sono proprio queste le categorie di beni che determinano un impatto più pesante sulle famiglie con minore capacità di spesa. Questi beni, definiti essenziali, rappresentano generalmente una parte di spesa consistente per le famiglie a basso reddito, mentre le famiglie a reddito più elevato tendono a spendere di più per la categoria dei servizi.

Il fatto che le famiglie con minore capacità di spesa devolvano una parte consistente del loro reddito a beni il cui prezzo cresce rapidamente è il primo fattore che contribuisce a spiegare come l’inflazione possa colpirle più duramente.

Un ruolo fondamentale è giocato inoltre dai risparmi delle famiglie. Se le famiglie più ricche possono fare affidamento su risparmi più consistenti per affrontare l’aumento dei prezzi, quelle con un reddito più basso non hanno questa possibilità e devono quindi rinunciare al consumo di altri beni.

Se l’inflazione danneggia redditi e risparmi di tutti i cittadini, tenere a mente questi due fattori ci fa capire come le famiglie a basso reddito vengano danneggiate più pesantemente.

Come sono cambiati i prezzi di energia e alimenti?

Come ci dice l’IPCA di settembre, che misura il prezzo dei beni effettivamente pagato dal consumatore, la differenza tra i livelli di inflazione subiti dalle famiglie con maggiore e minore capacità di spesa arriva a quattro punti percentuali, continuando ad aumentare rispetto alla prima parte dell’anno. Nel grafico si nota come i prezzi dei beni al consumo, che includono i beni energetici e alimentari, si sviluppino in modo lineare e omogeneo per i due gruppi di spesa fino al primo trimestre del 2021. Successivamente, a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e dei beni alimentari, vediamo una crescita dei prezzi più marcata per le famiglie con capacità di spesa inferiore.

 

Questi dati si traducono in bisogni e sofferenze reali. Ad esempio, l’ultima relazione Caritas su povertà ed esclusione sociale racconta come nel loro centro di Potenza le richieste di sostegno da parte delle famiglie siano in costante aumento. Secondo il rapporto, il 41% delle persone che hanno chiesto sostegno per la prima volta lo ha fatto a causa di difficoltà nel pagamento delle bollette di luce, gas, e acqua.

Cosa è stato fatto e cosa si può fare? 

Durante la scorsa legislatura sono stati implementati diversi interventi per ridurre l’impatto del caro prezzi, a partire da misure per il contenimento dei prezzi dell’energia, fino a trasferimenti e compensazioni, rivolti soprattutto ai nuclei famigliare con ISEE più basso. Seppure queste misure non siano riuscite ad annullare completamente l’impatto dell’inflazione, i dati più recenti dell’Ufficio parlamentare di Bilancio indicano che gli interventi hanno ridotto gli esborsi delle famiglie di quasi la metà rispetto a uno scenario senza alcun provvedimento. Sono stati particolarmente efficaci per le famiglie meno abbienti, riducendo l’incremento di spesa dal 10,9% all’1,3% per il primo decile.

L’altro attore fondamentale da considerare nella lotta all’inflazione è la Banca Centrale Europea (Bce), che può attuare diversi interventi per il controllo dei prezzi, fra cui il rialzo dei tassi di interesse per ridurre la domanda di credito e le aspettative inflazionarie.

Per combattere efficacemente l’inflazione, è necessaria una sinergia tra politiche statali e monetarie, che, tuttavia, non è di semplice realizzazione. Ad esempio, se la Bce aumenta i tassi di interesse per ridurre la domanda, elargire sussidi ne annulla parzialmente l’effetto, poiché va a supportare i consumi.

È quindi necessario trovare un equilibrio tra gli interventi per riuscire a controllare l’inflazione e la protezione delle fasce più deboli della popolazione.

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Tortuga è un think-tank di studenti, ricercatori e professionisti del mondo dell'economia e delle scienze sociali, nato nel 2015. Attualmente conta 56 membri, sparsi tra Europa e il resto del mondo. Scriviamo articoli su temi economici e politici, e offriamo alle istituzioni, associazioni e aziende un supporto professionale alle attività di ricerca o policy-making. Nel 2020 è uscito il libro "Ci pensiamo noi".
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