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Perché l’Europa non trova un accordo sul prossimo bilancio e cosa si rischia per il Recovery Fund

Ieri si sono interrotti bruscamente i colloqui tra Parlamento Ue e Consiglio europeo, guidato dalla presidenza tedesca, sul prossimo Quadro finanziario pluriennale per il 2021-2027. Le discussioni sul budget a lungo termine dell’Ue non sono mai prive di difficoltà e intoppi, ma quest’anno gli Stati membri non si possono permettere rinvii: questa volta sono infatti in gioco anche i fondi del Next Generation Eu. Ma vediamo quali sono i nodi sul tavolo e perché non si riesce a trovare un accordo.
A cura di Annalisa Girardi
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Si sono interrotte bruscamente le trattative tra il Parlamento europeo e il Consiglio, rappresentato dalla presidenza tedesca, sul Quadro finanziario pluriennale (Qfp) dell'Unione per il 2021-2027. Le discussioni sul budget a lungo termine dell'Ue non sono mai prive di difficoltà e intoppi, ma quest'anno gli Stati membri non si possono permettere rinvii. Al prossimo Qfp sono infatti legati anche i fondi del Next Generation Eu che, con i contagi da coronavirus di nuovo in crescita e lo spettro di nuove chiusure, devono arrivare il più tempestivamente possibile.

Le due parti si sono accusate a vicenda. Il Consiglio europeo, dietro la rappresentanza della Germania, ha puntato il dito contro gli europarlamentari per aver bloccato i colloqui, mentre la Camera dell'Ue da parte sua ha definito la proposta avanzata dal Consiglio sul budget a lungo termine "deludente". Il Parlamento Ue ritiene che i finanziamenti, così come delineati dal Consiglio, non siano sufficienti e chiede di aumentare i soldi stanziati in merito a ben 15 capitoli di spesa. Inoltre, il Parlamento spinge perché sia rafforzato il vincolo tra il rispetto dello Stato di diritto e degli standard democratici dell'Unione e l'erogazione dei fondi europei.

Lo scontro a colpi di Tweet

In una nota, il Parlamento europeo ha comunicato: "Poco dopo l'avvio del settimo round di colloqui con la presidenza del Consiglio tedesca e la Commissione, non abbiamo avuto altra scelta se non interrompere il vertice. Stiamo aspettando che il Consiglio aggiorni il suo mandato sulle negoziazioni e torni finalmente al tavolo con una proposta che tiene in considerazione le richieste principali del Parlamento per migliorare 15 programmi bandiera dell'Ue, con un genuino rafforzamento delle risorse, per il bene dei cittadini". Pur riconoscendo alcuni passi avanti rispetto a diverse questioni, "alcuni punti politici devono ancora essere risolti", hanno aggiunto gli europarlamentari. Che hanno poi lamentato come sia stato già perso molto tempo: "Nessun compromesso è possibile fintanto che il Consiglio esclude di innalzare i massimali del Qfp o di escludere dal loro calcolo alcune voci di spesa".

Sottolineando poi come ci sia bisogno di "una proposta veramente sostenibile che non svenda i piccoli margini che abbiamo e che allo stesso tempo non usi in modo improprio la flessibilità necessaria per la spesa regolare del programma". Infine i parlamentari europei hanno ribadito come i cittadini si aspettino urgentemente una risposta comune e confidano che il Consiglio presenti un'alternativa nei prossimi giorni. "I colloqui sul bilancio Ue sono interrotti. Senza una valida proposta da parte della presidenza tedesca dell’Ue per aumentare i massimali, è impossibile andare avanti. I margini e la flessibilità sono per esigenze impreviste, non per trucchi di bilancio", ha commentato su Twitter il portavoce del Parlamento Ue, Jaume Duch.

La replica del Consiglio: "Serve compromesso da entrambe le parti"

Subito è arrivata la replica da parte del portavoce della rappresentanza della Germania, Sebastian Fischer, che ha definito "deplorevole" che l'Europarlamento "abbia perso l'occasione di portare avanti i negoziati sul bilancio" al quale sono legati anche i fondi del Recovery Plan. "Non parlare l'uno all'altro non ci avvicina a una soluzione: ci vogliono sempre due persone per ballare il tango. E la disponibilità di compromesso è necessaria da tutte le parti. Da non dimenticare: parliamo del più grande budget europeo nella storia dell'Ue, ben oltre le originali richieste del Pe", ha aggiunto.

Il presidente della Commissione Bilancio dell’Europarlamento, Johan Van Overtveldt, da parte sua ha sottolineato come il Consiglio non si sia mosso e non abbia incluso nulla di nuovo nella sua ultima proposta. "Potenziare i programmi faro senza toccare i massimali del Qfp, o senza collocare i fondi del Next Generation Eu fuori dai massimali del bilancio, non è né fattibile né accettabile per il Parlamento", ha aggiunto rimarcando anche l'impazienza della Camera per i colloqui sullo stato di diritto.

Quali sono i nodi sul tavolo

Per riassumere, lo scontro vede da una parte gli Stati membri guidati dalla presidenza di turno (Germania) e dall'altra il Parlamento Ue, che rappresenta l'autorità di bilancio, ma non ha poteri sul Recovery Plan. Al centro delle discussioni il budget Ue per il 2021-2027. Un ritardo nell'intesa farebbe slittare l'entrata in campo del pacchetto di aiuti economici stanziati da Bruxelles per far fronte alla crisi economia innescata dalla pandemia di coronavirus. Pacchetto su cui è stato raggiunto l'accordo lo scorso 21 luglio, data in cui si è deciso anche l'importo del budget per i prossimi sette anni: 1.074,3 miliardi di euro in cui devono rientrare anche i fondi del Next Generation Eu.

Ora però il Parlamento chiede maggiori fondi per 15 capitoli di spesa e un rafforzamento dello stato di diritto, da collegare anche all'erogazione dei fondi. L'ambasciatore Michael Clauss ha avvertito sui rischi di un possibile ritardo nelle trattative, sollecitando il Parlamento a procedere tempestivamente e sostenendo di essere disposto ad aumentare le risorse per finanziare alcuni progetti faro. Tuttavia, nessuna menzione per quanto riguarda lo stato di diritto.

Il prossimo round di negoziati partirà dopo che, tra il 15 e il 16 ottobre, i leader Ue si riuniranno al Consiglio europeo per discutere di come uscire da questo stallo. Ma senza un accordo tra il Parlamento e il Consiglio, per l'intero bilancio pluriennale (e insieme anche il Recovery Fund) non potrà procedere l'iter legislativo di ratifica entro la fine dell'anno da parte dei Parlamenti nazionali. Il che significa che le risorse europee per contrastare la crisi da Covid-19 potrebbero arrivare quando ormai sarà troppo tardi.

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