Perché l’embargo Ue sui derivati del petrolio russo non cambierà i prezzi di benzina e diesel
Da domenica 5 febbraio, l'Unione europea darà il via all'embargo contro tutti i prodotti raffinati del petrolio importati dalla Russia. Tra questi ci sono anche gasolio e benzina. Nel complesso, verrà a mancare oltre un milione di barili di prodotti raffinati al giorno nel continente, che però negli ultimi mesi ha già dimezzato le sue importazioni di gasolio russo. Mosca ha annunciato che questa mossa porterà "ulteriori squilibri sui mercati", Fanpage.it ha intervistato Davide Tabarelli, economista e presidente della società di ricerca Nomisma Energia, per capire se la novità avrà un impatto sui prezzi della benzina e del gasolio per gli automobilisti italiani.
Professore, da domani in poi i prezzi alla pompa aumenteranno?
La risposta è semplice: no, non ci dovrebbero essere conseguenze. Stranamente.
Perché "stranamente"?
Ci aspettavamo più tensioni sui prezzi, già con l'embargo sul petrolio che l'Unione europea ha adottato dal 5 dicembre. Domani partirà quello sui prodotti raffinati, che è un po' più incisivo. Nella sostanza, però, finora le sanzioni alla Russia non hanno fatto grandi danni, né alla Russia né al mercato internazionale. Da una parte questo è un bene, perché se i prezzi fossero schizzati ci saremmo fatti del male.
È questo che è accaduto con il gas?
Esatto, un po' come è stato con il gas. Invece ora, i russi riescono sostanzialmente a vendere – a prezzi scontati della metà – il loro greggio, che così riesce a viaggiare dove vuole in giro per il mondo, anche grazie a traders molto aggressivi. C'è da dire che se esporta a metà del prezzo, non ci guadagna molto, e questo è un altro aspetto che muove a nostro favore, e a sfavore della Russia. Per il momento al petrolio, che è il principale indicatore per quello che potrebbe accadere ai prodotti raffinati, non è successo niente. O meglio, le conseguenze sono state limitate. Anche il prezzo del gasolio, nelle ultime settimane, è un po' rientrato.
Quindi l'Italia è al sicuro da un aumento dei prezzi la prossima settimana.
Sì, per il momento abbiamo scorte, abbiamo altri fornitori…
Tutta l'Europa dalla metà del 2022 ha aumentato le importazioni di gasolio, dalla Russia ma anche da altri Paesi, come Stati Uniti, Cina, India e Medio oriente. È così che siamo arrivati a essere tutelati da questo aumento?
È stato un processo lungo. Abbiamo investito per mesi per prepararci al peggio, perché ci aspettavamo delle conseguenze più forti, e ci siamo sbagliati. Da una parte è un'ottima notizia per noi, dall'altra vuol dire che la Russia continua a esportare. Anche se a un prezzo molto ridotto, come dicevo.
Anche il resto dell'Europa è nella situazione ‘protetta' dell'Italia?
Non proprio. Nel complesso, mancherà comunque più di un quarto della domanda di gasolio europea. Noi siamo messi un po' meglio. È molto simile alla situazione che si è venuta a creare con la crisi del gas: in Italia abbiamo delle forniture alternative, abbiamo un ‘hub' – nome che va di moda ora – dei prodotti petroliferi. Abbiamo sei raffinerie che si affacciano sul Mediterraneo, altre due grosse in Pianura padana, una vicino Genova, una ad Ancona. Abbiamo una buona capacità di raffinazione, siamo sul mare e possiamo andare a prenderci il petrolio dove vogliamo. Tutti i Paesi dell'Est Europa e anche la Germania, che sono vincolati ai tubi, alle forniture di gasolio più vicine, sono messi peggio.
Ci saranno aumenti in questi Paesi? E se sì, avranno effetti sull'Italia?
Finora non è stato così. Come dicevo, una situazione simile si è verificata con l'embargo al petrolio di dicembre, quando ci si aspettava una reazione molto forte che non c'è stata. Il che è strano: il petrolio è la prima fonte della domanda di energia in Europa. Il 90% dei trasporti in Europa si fanno con ibridati del petrolio. Perciò tutto è tranquillo, bellissimo, bene… Ma la cosa strana è che i prezzi restino così bassi. C'è un potenziale ammanco gigantesco, e i prezzi non hanno reagito finora.
Perché?
Il motivo principale è che finora l'offerta non è cambiata: si vendono ancora le stesse quantità di petrolio, perché la Russia vende a metà del prezzo o comunque con forti sconti. Poi ci sono sistemi di commercio del petrolio molto ‘furbi', che possono sfuggire alle sanzioni. È un aspetto un po' cospirativo, ma è vero che le sanzioni fanno sempre fatica a funzionare. Però, pensandoci, forse in questo caso stanno funzionando: a noi non fanno male, e la Russia riduce le entrate perché vende a prezzi scontati.
Nelle ultime settimane, anche senza contare il ritorno delle accise deciso dal governo Meloni, il prezzo della benzina è salito leggermente. Secondo le ultime stime, è attorno agli 1,87 euro al litro. È il segnale che ci saranno altri aumenti?
No. Il mercato internazionale si è un po' ripreso ultimamente, e poi negli ultimi tre giorni è sceso nuovamente. Il prezzo della benzina appare ancora debole. Siamo su livelli relativamente alti se si guarda agli ultimi dieci anni, questo sì, ma non è niente pensando a quello che è accaduto con il gas. Lì, il prezzo è salito di cinque volte rispetto alle medie di lungo termine. Lo stesso poteva capitare per il petrolio, ma non è successo. Il prezzo è rimasto di appena il 5% circa sopra le medie di lungo termine.
Ha detto che è strano che il prezzo del petrolio, e quindi anche di benzina e gasolio, non sia schizzato in alto nel 2022. Potrebbe accadere nei prossimi mesi?
C'è questa possibilità. Il mercato è un po' stretto, la domanda crescerà e non c'è molta capacità di soddisfarla con la produzione. Gli Stati Uniti l'hanno aumentata, ma non tantissimo. Quando la domanda aumenta e l'offerta non basta, i prezzi salgono. Nei prossimi mesi questo potrebbe creare problemi, ma adesso è davvero ancora presto per dirlo.