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Perché l’economia italiana va peggio di quanto dice il governo Meloni, secondo la Banca d’Italia

Il governo Meloni ha detto e ripetuto che il Pil italiano quest’anno salirà dell’1%. La Banca d’Italia, nel suo ultimo bollettino, ha decisamente ridimensionato questa stima: la crescita sarà dello 0,6%. Il motivo è che, anche se il turismo si è ripreso dopo il Covid, l’edilizia senza Superbonus sta calando e l’industria è in difficoltà.
A cura di Luca Pons
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Nel suo nuovo bollettino – un aggiornamento pubblicato ogni tre mesi – sull'economia italiana, la Banca d'Italia ha previsto che il Pil italiano crescerà solo dello 0,6% nel 2024. Una stima ben lontana da quella che il governo Meloni ha inserito nell'ultimo Documento di economia e finanza, cioè l'1%. Per rendere l'idea, un decimo percentuale del Pil italiano vale più o meno 2 miliardi di euro. La differenza tra le due stime, quindi, è di circa 8 miliardi di euro di crescita. Soldi che possono fare tutta la differenza, quando ci sarà da scrivere la legge di bilancio. Nelle pagine del bollettino, Bankitalia ha spiegato il perché della sua previsione.

Solo pochi giorni fa il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti aveva difeso la stima del governo, dicendo che è "ampiamente alla nostra portata" e che la prossima manovra non sarà "lacrime e sangue". Invece Bankitalia ha confermato lo 0,6%, come già affermato ad aprile (specificando che la previsione può arrivare allo 0,7%, considerando alcuni dati che Istat ha aggiornato solo a fine maggio).

Cosa sta andando bene e cosa male in Italia

La crescita dell'economia italiana finora nel 2024 si è retta negli ultimi mesi soprattutto sul turismo. Dopo la pandemia, il settore si è ripreso piuttosto in fretta, e dal 2023 i turisti che provengono dall'estero sono tornati a essere più di quelli ‘domestici'. Alla fine dell'anno scorso, i pernottamenti di turisti stranieri hanno superato i livelli del 2019, in Italia come in altri Paesi europei. Questo è dovuto ai viaggiatori che vengono dall'esterno dell'Ue, soprattutto da Stati Uniti, Regno Unito e Giappone.

In compenso, in Italia è calato il settore delle costruzioni. Non c'è da stupirsi, considerando la fortissima restrizione sul Superbonus edilizio imposta dal governo Meloni. Uno dei rischi per i prossimi mesi, secondo la Banca d'Italia, è che il "ridimensionamento" del Superbonus e le altre agevolazioni del settore "comporti un calo dell’attività nel comparto edilizio più forte rispetto a quanto previsto".

Per il resto l'economia italiana deve affidarsi alle esportazioni e alla crescita dei consumi, grazie al fatto che l'occupazione è in aumento (anche se non per tutti) e il potere d'acquisto è salito, nonostante i salari aumentino poco. La stima è che nei prossimi due anni l'occupazione continuerà a crescere, ma a un ritmo più lento, anche a causa dell'invecchiamento della popolazione. Per quanto riguarda i prezzi, l'inflazione in Italia resta sotto la media europea, e dovrebbe rimanerci fino al 2026, garantendo un aumento piuttosto contenuto delle spese. È comunque un'indicazione di massima, che non vale allo stesso modo per tutti i settori: i prezzi del cibo, per esempio, possono cambiare molto rapidamente anche se l'inflazione generale resta bassa.

Al contrario, per le imprese resta un periodo difficile: nonostante la Bce abbia abbassato i tassi d'interesse, chiedere e ottenere un prestito resta complicato. Così, gli investimenti restano scarsi. La produzione industriale è in calo e "più della metà dei comparti dell’attività manifatturiera risultano in contrazione".

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