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Perché le opposizioni criticano il decreto Coesione: “Accentramento a Chigi, paradosso con Autonomia”

Nel decreto Coesione, su cui il governo ha posto la fiducia, sarebbe nascosta una spinta all’accentramento, ai danni delle amministrazioni locali. È la critica delle opposizioni, che denunciano un paradosso rispetto al principio di Autonomia.
A cura di Annalisa Girardi
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Le opposizioni parlano di una "beffa" e una "contraddizione": nel decreto Coesione – su cui il governo ha posto la fiducia, che si vota oggi al Senato – sarebbe nascosta una spinta all'accentramento, ai danni delle amministrazioni locali. Un paradosso con il principio dell'Autonomia differenziata. "Dal decreto Coesione emerge paradossalmente un chiaro capovolgimento delle politiche per la Coesione in favore di una spinta all'accentramento. L'obiettivo doveva essere quello di superare le differenze tra Regioni e ascoltare i territori e invece assistiamo a una cascata di iniziative che vanno dalla revisione del Pnrr a una forte spinta all'accentramento", ha commentato il senatore del Partito democratico Antonio Nicita, prendendo ieri la parola in Aula durante la discussione generale. Per il parlamentare dem il governo starebbe "depotenziando pericolosamente la capacità amministrativa locale" e, approvando allo stesso tempo la riforma dell'Autonomia differenziata, facendo "una beffa a un Paese sempre più povero, diviso e in emergenza".

Della stessa opinione anche Antonio Misiani, il responsabile economico del Pd: "Si prosegue con l'accentramento a Palazzo Chigi messo in atto sistematicamente dal governo Meloni. Un accentramento solo in apparente contraddizione con l'Autonomia differenziata. Dico apparente perché in realtà il disegno politico emerge chiaramente: Autonomia differenziata per le Regioni ricche del Nord, la più spietata centralizzazione per le Regioni del Mezzogiorno. Tutto questo sulla base di un pregiudizio implicito contro la classe dirigente del Sud, che viene spogliata di ogni prerogativa in nome di un modello istituzionale differenziato e discriminatorio". Secondo il senatore dem "il tema del Mezzogiorno sarebbe stato cruciale in un decreto dedicato alla coesione", ma "prosegue invece, dopo l'Autonomia differenziata, l'abbandono del Sud al suo destino".

Non è solo il Pd ad avanzare le critiche. Roberto Cataldi, senatore del Movimento Cinque Stelle, intervenendo in Aula ha detto: "Questo decreto conferma che siamo al cospetto del governo delle contraddizioni. Siamo stati per mesi in commissione a parlare di quanto tragica fosse la situazione delle Regioni italiane. Quando abbiamo parlato di Autonomia differenziata, abbiamo spiegato quanto fossero urgenti interventi, soprattutto per la perequazione infrastrutturale. Il giorno che è comparso questo decreto coesione, immaginavamo un ravvedimento operoso rispetto all'infausta riforma dell'Autonomia. Però poi troviamo conferma che la coesione territoriale proprio non vi riesce, non la sapete fare". Da Italia Viva, invece, la senatrice Dafne Musolino ha sottolineato come con il decreto "si rafforza una gestione centralizzata, superando il potere di veto degli enti locali, fino al commissariamento e al ritiro dei finanziamenti". Per poi aggiungere: "Come questo sistema si possa armonizzare con l'Autonomia differenziata resta un mistero irrisolto. La contraddizione è evidente".

Da parte del governo il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, ha respinto le critiche per quanto riguarda l'accentramento e la mancanza di visione. Sono critiche "paradossali" e "ingenerose", ha detto Fitto, perché "non abbiamo accentrato, ma abbiamo lasciato la risorse alle Regioni". Il ministro poi ha concluso lamentando di non aver ascoltato "nessuna valutazione su cosa sia avvenuto in questi anni", sui "risultati che emergono dai rapporti della Commissione europea" in cui si dice che l'Italia usa male le risorse economiche a sua disposizione.

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