Perché l’aumento del PIL potrebbe aiutare la manovra di Giorgia Meloni
Un aumento del Pil più alto di quanto si era previsto potrebbe tornare molto utile al governo di Giorgia Meloni, che in queste settimane sta iniziando il lavoro per la prossima legge di bilancio. La stima fatta dall'esecutivo ad aprile, nel Def, era che quest'anno il Pil italiano sarebbe cresciuto dell'1%, e di nuovo dell'1,2% l'anno prossimo. Alcune previsioni più recenti, però, suggeriscono che si potrebbe anche arrivare leggermente più in alto, forse a una crescita dello 0,2% in più.
Può sembrare poco significativo parlare di decimi di percentuale, ma in numeri assoluti sarebbe una grande differenza. Dato che il Pil italiano vale poco più di 2mila miliardi di euro, lo 0,1% del Pil equivale a circa due miliardi. Insomma, se l'economia quest'anno crescesse dell'1,2% invece che dell'1%, il governo avrebbe in mano circa quattro miliardi di euro in più. E questi potrebbero essere usati per la prossima manovra.
È già noto quali siano le due misure che l'esecutivo vuole assolutamente rinnovare. Da una parte, il taglio del cuneo fiscale per i dipendenti con un reddito fino a 35mila euro. Questo potrebbe costare oltre 11 miliardi di euro. Nelle stime dell'Istat, comunicate al Parlamento ad aprile, il taglio del cuneo può avere un impatto positivo sulla crescita Pil pari proprio allo 0,2%, a patto che venga finanziato senza tagliare altre spese.
La seconda misura da confermare è la riforma dell'Irpef, in vigore quest'anno con tre aliquote invece di quattro. Da questo punto di vista, il governo vorrebbe anche fare dei passi avanti abbassando l'imposta per chi ha redditi medio-alti, ma c'è da valutare proprio quanti soldi saranno a disposizione. Quest'anno, la riforma è costata poco più 4 miliardi di euro.
Servirebbero quindi più di 15 miliardi di euro per rinnovare le due misure per un altro anno, e il governo ha già fatto sapere che probabilmente in tutto la manovra richiederà tra i 20 e i 25 miliardi. Insomma, un aumento del Pil al di sopra delle aspettative, anche se ‘solo' dello 0,2%, potrebbe fare molto comodo per riuscire a finanziare tutti gli interventi senza dover tagliare i fondi da qualche altra parte.
Per avere un'idea più precisa di cosa voglia fare il governo Meloni, comunque, basterà aspettare poche settimane. Entro il 20 settembre – ma non è una scadenza tassativa, e potrebbe slittare di qualche giorno – è necessario inviare a Bruxelles il Piano strutturale di bilancio. Infatti, poiché l'Italia ha un deficit troppo alto e ha l'Ue ha aperto una procedura d'infrazione, ora il governo deve chiarire cosa vuole fare nei prossimi anni per migliorare la situazione.
In sostanza quindi il Piano – che avrà il via libera prima dal governo e poi dal Parlamento – dovrà contenere una panoramica su come sta andando l'economia italiana oggi (il cosiddetto "quadro tendenziale"), e anche una previsione su cosa voglia fare l'esecutivo e che effetti avranno i suoi interventi (il "quadro programmatico"). Questo aiuterà non solo a capire quali novità il governo vuole inserire nella legge di bilancio, ma anche quanti soldi avrà a disposizione per farlo.