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Assegno di Inclusione, le ultime notizie

Perché l’Assegno di inclusione aumenterà la povertà in Italia: la simulazione del nuovo Rdc

Il governo Meloni ha deciso di eliminare il reddito di cittadinanza e, al suo posto, lanciare due misure: Assegno di inclusione e Supporto per la formazione e il lavoro. Uno studio, però, ha simulato l’impatto delle due misure: la metà delle famiglie continuerà ad avere un assegno, mentre il numero di poveri in Italia aumenterà.
A cura di Luca Pons
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L'Assegno di inclusione è la misura con cui il governo Meloni ha deciso di sostituire il reddito di cittadinanza. Si rivolgerà ai cosiddetti ‘non occupabili', cioè i nuclei familiari in cui c'è un minorenne, oppure un over 60, oppure una persona con disabilità. Insieme al Supporto per la formazione e il lavoro, che invece andrà a tutti gli altri (350 euro al mese, per 12 mesi, non rinnovabili), sarà la nuova misura di contrasto alla povertà in Italia. Una misura che, secondo uno studio degli economisti Massimo Aprea, Giovanni Gallo e Michele Raitano pubblicato dall'associazione Etica ed economia, "rischia di portare indietro di cinque anni  il nostro sistema di welfare".

Perché l'Assegno di inclusione porta l'Italia indietro di cinque anni

Nel gennaio 2018, il governo Gentiloni ha varato il Reddito di inclusione (Rei). Una misura per il contrasto della povertà che, in un modo non molto distante da quella attuale, prevedeva aiuti solo per le famiglie con almeno un minorenne, una donna incinta o un disoccupato con più di 55 anni di età. Dal 1° luglio di quell'anno, però, i limiti sono stati rimossi, e così l'Italia si è dotata per la prima volta che applicava il criterio del cosiddetto ‘universalismo selettivo‘. Cioè, gli aiuti vanno dati a tutti coloro che rientrano in certi criteri economici, a prescindere dalle altre caratteristiche. Un principio già diffuso nella maggior parte degli altri Paesi europei.

Il reddito di cittadinanza, dal 2019, ha proseguito su questa linea. Il principale criterio di esclusione, che infatti è stato contestato anche dalla Commissione europea, era la necessità di avere la residenza in Italia da almeno 10 anni. Non a caso, per evitare conflitti con Bruxelles, nelle nuove misure del governo Meloni il criterio è stato abbassato a 5 anni. Resta il fatto che, selezionando solo le famiglie con minorenni, ultra 60enni o persone con disabilità, il governo ha deciso di tornare a un modello che l'Italia aveva abbandonato da quasi cinque anni.

Nei prossimi anni aumenteranno la povertà a le disuguaglianze

Gli studiosi hanno applicato un vero e proprio modello matematico per simulare l'impatto che la nuova misura potrà avere, e paragonarlo con quello del reddito di cittadinanza. Hanno confrontato il Rdc con l'Assegno di inclusione, lasciando da parte il Supporto per la formazione e il lavoro, che è una misura di natura diversa, con una platea ridotta e assegni più bassi per un tempo minore.

Dati alla mano, così, è emerso che "la forte caduta del numero di beneficiari" nel passaggio da reddito di cittadinanza ad Adi "risulta peggiorativa sia della povertà che della disuguaglianza, rispetto alla situazione pre-riforma". Di fatto, quindi, si può già dimostrare con un certo grado di sicurezza che la nuova misura aumenterà il numero di poveri e la disuguaglianza economica in Italia. Un dato che non stupisce, dato che meno persone in stato di povertà avranno un sostegno.

Negli anni in cui è stato in vigore, il Rdc ha ridotto l'indice di povertà grave in Italia dal 9,2% al 7,2%. La stima matematica è che, con l'introduzione dell'Assegno di inclusione, questo indice tornerà a salire e arriverà di nuovo all'8%. Anche se, poi, il Sostegno per la formazione e il lavoro dovesse entrare a pieno regime e arrivare a tutti i possibili beneficiari (un'ipotesi che gli economisti definiscono "allo stato  attuale delle politiche attive in Italia, del tutto implausibile"), l'indice salirebbe comunque al 7,4%.

Uno dei problemi è che la riforma applica "una distinzione basata sulla composizione familiare che nulla ha a che fare con l’effettiva occupabilità degli individui", e questo "riduce in misura molto consistente la platea di potenziali beneficiari". Sia nel 2024, che poi negli anni successivi (quando il Supporto per il lavoro non sarà neanche più un'opzione, dato che dura al massimo 12 mesi) porterà a "conseguenze chiaramente peggiorative per la disuguaglianza e la povertà".

Chi sono gli esclusi, e chi avrà invece un assegno più alto

Si può vedere anche più nel dettaglio quali saranno gli effetti della nuova misura, che riguarderà circa 870mila famiglie. La simulazione, infatti, stima che con l'arrivo dell'Adi "poco più della metà degli aventi diritto al Rdc (circa 910mila nuclei, il 53,1%) resterà escluso dal beneficio". Più di 900mila famiglie escluse, mentre solo 68mila famiglie che prima non potevano avere il Reddito entreranno nella misura. Si tratta perlopiù di persone residenti in Italia da meno di dieci anni, che quindi non avevano diritto al Rdc. Solo una piccola minoranza entrerà grazie ai nuovi criteri di calcolo che tentano di favorire le famiglie numerose.

Tra gli esclusi, la metà lo sarà proprio a causa dei nuovi criteri di calcolo, che prima agevolavano anche le famiglie che si trovano in affitto. Uno su tre, tra i 910mila nuclei eliminati dall'accesso al sussidio, ha al suo interno un minorenne, una persona con disabilità o un over 60, ma risulta avere un reddito ormai troppo alto per rientrare nella misura. I più penalizzati dal nuovo sistema di calcolo sono i single (il 58,6% perde il diritto a ricevere il sussidio), mentre al secondo posto ci sono proprio le famiglie numerose: tra i nuclei con almeno quattro componenti, il 51,6% viene eliminato dalla lista dei beneficiari.

Per quanto riguarda il peso degli assegni, chi riceveva il Rdc e continuerà a prendere l'Adi vedrà un importo più alto nel 31,3% dei casi, mentre ne avrà uno più basso nel 22% dei casi. A vedere un aumento saranno soprattutto i nuclei che hanno almeno tre componenti, che potranno cumulare l'Adi e l'assegno unico universale.

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