Hanno sospeso il generale Roberto Vannacci per 11 mesi, ma lo hanno fatto troppo tardi, quasi alla vigilia della sospensione che lui stesso – forse – stava preparando in vista dell'annuncio ufficiale di una candidatura con la Lega alle prossime elezioni europee.
Non è più un bel periodo per il generale, anche se Matteo Salvini lo ha blindato rinnovandogli la garanzia di una candidatura alle elezioni europee e affermando: "Un'inchiesta al giorno: quanto vi fa paura il generale?"
Perché questa sospensione del generale soltanto sei mesi dopo le sue parole? Davvero troppo tardi, lo dico senza pause: oggi le sue parole hanno preso una sufficiente rincorsa per diventare più forti, anche approfittando di questa sospensione e della possibilità di strumentalizzarla gridando al martirio.
Resta poi un punto nodale: come può un partito di maggioranza, la Lega oggi al governo, proporgli spazio nelle sue liste, cioè una candidatura alle elezioni europee?
Come è possibile vivere in un Paese dove un'indagine per istigazione all'odio razziale – indipendentemente da come andrà a finire – acquisisce il valore di una medaglia al petto?
Una risposta c'è ma non consola, ed è la certificazione del fossato tra ferita e democrazia: tutto questo è possibile perché lo sport in cui l'Italia è campione si chiama "alzo dell'asticella". Ogni giorno alzare l'asticella permette di far parlare di sé, e questo permette di trovare consenso. Così ogni frase, soprattutto le più mostruose, trovano risonanza nelle coscienze atrofizzate da trent'anni di mostruosità a crescere, e si fanno ogni volta più potenti, urlate caricando un po' di più il fucile. E quando parte la bordata, il resto è uno schema. A chiunque critichi la bordata (e per fortuna qualcuno ancora lo fa!) loro rispondono urlando "questa è censura!" anche se magari quella loro bordata ha campeggiato su ogni TV per mesi, alla faccia della censura. Ma da qui al vittimismo il passo è breve e il martirio personale è compiuto; a quel punto arriva un partito (la Lega) che sulle bordate ai più fragili ha costruito il proprio consenso negli ultimi trent'anni, e il gioco è spiegato: ecco la candidatura alle elezioni europee servita su un piatto dorato, contorno di stipendio e involtini al gusto di visibilità a manetta.
Ma quanto ci hanno messo a sospendere il generale Roberto Vannacci? Uno che scrive "i gay non sono normali" e poi in un capitolo disquisisce sul "batacchio di Rocco", li ha lasciati nel dubbio per sei lunghissimi mesi. C'era ancora qualcosa su cui riflettere dopo le sue parole, evidentemente non era così chiaro che le parole del generale potessero compromettere "il prestigio e la reputazione" dell'Esercito italiano.
Uno che ha scritto del cambiamento climatico lodando l'inquinamento, gli sembrava evidentemente sopportabile, forse addirittura in questi sei mesi hanno pensato di insignirlo di una laurea a honoris causa in scienze ambientali, chissà.
Per sei mesi non li ha fatti sobbalzare sulla sedia, un generale che ha scritto che se un cittadino ammazza un ladro significa che il ladro si è suicidato.
E' sembrato possibile mantenerlo al suo posto, uno che ha rivendicato l'utilizzo della parola "checcha" per le persone gay, se l'è presa con l'uccello fratino però ha lodato l'albatros perché fa tanto sesso; per sei mesi nessuno si è accorto che la sospensione fosse il minimo, o forse qualcuno l'ha detto, però la maggioranza non la pensava come lui.
La questione è piuttosto seria, ma comunque: meglio tardi che mai. Perché certi pensieri sono cellule maligne. Non arricchiscono il dibattito, lo portano al 1940.
Una cosa è certa: noi non avevamo torto, a denunciare le parole del generale come pericolose e lontane da un contesto democratico, già sei mesi fa.
Non avevamo torto, dopo aver letto per intero il suo libro, a evidenziarne i tratti di riottosità rispetto al consesso civile.
Non abbiamo avuto torto neanche nel seguire il generale nel suo tour, nei comizi che ha organizzato per pubblicizzare il suo libro, e costruire così un debunking alle sue parole pronunciate ogni volta di fronte a centinaia di persone. Un'analisi e una verifica che avevamo basato semplicemente sui dati scientifici disponibili e sulla storia come la raccontano gli storici.
Le parole del generale Roberto Vannacci – questo abbiamo sostenuto dall'inizio – non rappresentavano idee su cui poter dibattere, ma affermazioni pericolose per ogni minoranza in questo Paese. Sarebbe infatti ingiusto far passare, ad esempio, la frase "i gay non sono normali" come un'ipotesi fra le altre. Allo stesso modo in cui non sarebbe corretta una discussione che si basasse sulla domanda "campi di concentramento: favorevoli o contrari?". E sia chiaro: questo lo scrivo al di là delle effettive intenzioni del generale, che non credo abbia alcuna simpatia per i campi di concentramento, ma non è questo il punto. Il fatto è che al termine di una discriminazione compiuta con le parole, in fondo al percorso di esclusione dalla normalità di qualcuno, vi è sempre poi qualcun altro che utilizza quelle parole per dare corpo a una persecuzione fisica. Ovunque nella Storia, a qualsiasi latitudine. Per questo abbiamo sostenuto, dall'inizio, la perniciosità delle affermazioni del generale.
L'enorme impatto mediatico che il libro ha avuto, la scalata alle classifiche di vendita, non ha avvalorato il concetto "allora è tutto ok", ma ha dimostrato semmai che certi virus, e talune parole lo possono diventare, si propagano poi come un contagio all'interno della società, rischiando di trovare emuli, da una parte, e portando la reputazione dell'Esercito italiano al livello di un marciapiede.
Facciamo infatti un passo avanti: oggi il generale Vannacci è stato sospeso per 11 mesi con l'accusa di aver compromesso "il prestigio e la reputazione" dell'Esercito italiano. E' questa la motivazione con cui il ministero della Difesa lo ha sospeso per motivi disciplinari, con stipendio dimezzato.
Nelle motivazioni della sospensione si legge anche: "Carenza del senso di responsabilità e possibili effetti emulativi". Insomma non ci sono andati giù leggeri.
Lo tsunami era partito nei giorni scorsi, con l'inchiesta per truffa e peculato, poi l'indagine per istigazione all'odio razziale, e oggi appunto la sospensione.
Non è una questione ideologica, tantomeno una questione che ha qualcosa a che vedere con la simpatia umana. E' piuttosto un dubbio: smetteremo mai di farci del male? Smetteremo mai di confondere il problema con la soluzione?