Perché la quarta dose di vaccino andrebbe fatta a tutti gli over 60 e al personale sanitario
Il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, spiega in un'intervista a Fanpage.it cosa occorre fare per fronteggiare la nuova ondata di Covid, dovuta soprattutto alle sottovarianti Omicron BA.4 e BA.5. Secondo gli esperti il picco dei contagi è vicino, dovrebbe essere raggiunto entro la fine di luglio, e solo a quel punto potremmo aspettarci un calo dei contagi. Ma il numero delle persone attualmente positive potrebbe essere largamente sottostimato: si stima che il 5% della popolazione sia positivo, una percentuale che equivale a circa 3 milioni di persone, anche se ufficialmente per le autorità il numero delle infezioni si aggira intorno a un milione e mezzo (secondo l'ultimo bollettino sul coronavirus sarebbero 1.146.034.
Perché i contagi sono sottostimati, e il numero degli attualmente positivi potrebbe essere almeno il doppio?
Diversi epidemiologi concordano sul fatto che il numero ufficiale dei contagiati – oltre un milione – non sia quello reale, anche se non possiamo conoscere con certezza la cifra esatta. Ma il dato che possiamo vedere è che una parte dei cittadini non denuncia i tamponi alle autorità sanitarie, e quindi non vengono registrati. Questo avviene in quelle situazioni in cui chi si ammala non ha bisogno dei certificati medici per giustificare l'assenza dal lavoro, oppure non ha una patologia importante che richiede la prescrizione di farmaci, come gli antivirali. In questo quadro il contact tracing si è perso e tutti i servizi di prevenzione non riescono più a star dietro all'infezione, e a seguire nel tempo e monitorare i positivi e i contatti stretti, come avveniva nella prima fase della pandemia. Chi ha un tampone con esito positivo deve stare 7 giorni a casa, e se una persona è responsabile esce appena il tampone e negativo, ma se è irresponsabile il sistema non riesce più a fare i controlli. Motivo per cui andando in giro possiamo incontrare persone positive: alcuni sono asintomatici e non lo sanno, altri, pur sapendo di essere positivi, rifiutano di fare l'isolamento.
Ci troviamo di fronte a una situazione paradossale e molto delicata, che sta generando un'impennata di contagi, nonostante il virus sia più contenuto rispetto al passato, perché non provoca tantissime complicanze. Ma davanti a un grande numero di contagi, in crescita, i valori in termini assoluti aumentano, e così aumenta la percentuale di complicanze.
Questo significa che aumentano anche i decessi dovuti al Covid?
Certamente, martedì abbiamo avuto un boom di nuovi contagi, 132.274 in un solo giorno, e così crescono i ricoveri e si registra un numero sempre più alto di morti, che continueranno ad aumentare nei prossimi giorni, perché un numero così elevato di casi porta inevitabilmente a queste conseguenze. La curva della mortalità come abbiamo visto segue con qualche giorno di distanza quella dei contagi. Tra una o due settimane i morti aumenteranno.
Tutto questo è legato anche all'alta contagiosità di Omicron 5?
I virologi dicono questo, sicuramente le nuove sottovarianti sono più contagiose. Però i nostri dati derivano dai casi che riusciamo a registrare. Se come ho detto prima i dati sono sottostimati è probabile che siano ancora più infettive di quanto siamo riusciti a rilevare.
Come bisogna comportarsi?
Al massimo tra dieci giorni raggiungeremo sicuramente il picco. Questo significa che fino alla fine di luglio almeno bisogna stare un po' più attenti, perché la circolazione del virus sarà molto elevata, e dobbiamo far passare l'ondata. Poi si riprenderà una situazione abbastanza normale, con un rischio più basso. Per adesso dobbiamo utilizzare maggiormente la mascherina, perché l'effetto barriera del dispositivo funziona. Dobbiamo evitare le grandi aggregazioni, gli eventi dove c'è molta gente, visto che come sappiamo il contagio avviene per contatto interumano con le goccioline di saliva. Poi bisogna lavarsi spesso le mani.
Chi rischia di più in questo momento?
I giovani non rischiano molto, perché abbiamo visto che questa patologia è abbastanza benevola. Il nostro problema rimangono gli anziani, i fragili, che sono quelli che purtroppo vanno incontro a una maggiore mortalità.
Da qui deriva il vostro appello ai medici, affinché prescrivano maggiormente gli antivirali?
Ora la prescrizione degli antivirali è diventata un po' più semplice, grazie all'intervento del ministro Speranza e dell'Aifa, che ha acconsentito alla distribuzione dei farmaci nelle farmacie territoriali. La prescrizione la fa il medico, valutando il grado di fragilità del paziente e la sua funzionalità renale, perché il dosaggio dipende da questo, e le interazioni farmacologiche. Su questo i medici devono essere molto attenti nel decidere se fare o meno la terapia.
Fino ad ora sono stati poco utilizzati?
Fino ad ora l'utilizzo non è stato massiccio perché non avevamo una situazione di gravità come quella che stiamo attraversando, e i casi un po' più complessi andavano a finire in ospedale. Oggi, invece, in un momento in cui gli ospedali sono in crisi e i Pronto Soccorso sono presi d'assalto, e diversi fragili cominciano a essere infettati, è opportuno che i medici valutino la prescrizione degli antivirali, con tutti i limiti che questi farmaci hanno. Per esempio i malati con pluripatologie avranno difficoltà ad assumerli, per via delle interazioni farmacologiche. Invito i colleghi a farne un uso molto oculato.
Secondo lei è stato tolto troppo presto l'obbligo di quarantena per i contatti di positivi? Dallo scorso 1 aprile per un contatto stretto di positivo, anche se non è vaccinato, è prevista solo l'autosorveglianza per 10 giorni, e si ricorre al tampone solo in caso di sintomi.
Noi non ci aspettavamo una recrudescenza del virus e una nuova ondata in estate, nei due anni precedenti non è stato così.
Ma adesso quella misura andrebbe ripristinata per i contatti di positivi?
Non credo siamo più nelle condizioni di poterlo fare, perché è ormai saltato il sistema per il contact tracing. I dipartimenti di prevenzione non funzionano più, è come se i buoi fossero fuggiti dalla stalla, non li prendi più. È talmente diffusa l'infezione che è impossibile tracciare tutti. In questa fase la cosa più razionale da fare è proteggere i fragili. E questo significa anche affidarsi al senso di responsabilità dei cittadini. Per questo mese bisogna fare qualche sacrificio in più e portare la mascherina il più possibile.
Per quanto riguarda la campagna vaccinale che dovrebbe partire in autunno, quali sono le fasce d'età e le categorie che dovrebbero rientrare nella platea, oltre a quelle già previste per la quarta dose?
Dipende dal numero di vaccini che il governo e il ministero riescono ad acquistare. Potrebbe esserci un problema, visto che tutti i Paesi vorranno i nuovi vaccini, dipende dalla disponibilità sul mercato. La quarta dose per ora è prevista per gli ultraottantenni, per gli ospiti delle Rsa e per soggetti fragili over 60. Sicuramente la priorità è includere nella platea gli over 75. Se si potesse spostare questo limite fino agli ultrasessantenni sarebbe un ottimo risultato. Vanno poi sicuramente protette le categorie a rischio, a cominciare da sanitari e forze dell'ordine. Successivamente, se ci fosse la disponibilità, la quarta dose andrebbe allargata a tutta la popolazione.
Dall'autunno l'obbligo vaccinale per il personale sanitario potrebbe includere anche la quarta dose?
Per il momento non c'è. Ma il mese scorso ci sono stati già 20mila sanitari che si sono ammalati, un numero molto importante. Con i vaccini siamo riusciti ad azzerare la mortalità dei medici. Prima dell'arrivo dei vaccini contavamo 60-70 morti al mese tra i medici.
L'alta circolazione del virus per questa nuova ondata sta creando difficoltà negli ospedali a livello di personale?
Sì, abbiamo certamente una carenza di medici, ci sono delle ripercussioni, sommando la mancanza strutturale di sanitari, le ferie estive, e il personale che si ammala.