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Perché la proposta di Matteo Salvini di riaprire le chiese per Pasqua non ha senso

L’ex vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno propone di riaprire le chiese per permettere la celebrazione della Pasqua, con un piano che prevede ingressi contingentati come avviene per i supermercati e i negozi di generi di prima necessità. E si dice sicuro del fatto che per sconfiggere il coronavirus serva anche “il cuore immacolato di Maria”.
A cura di Redazione
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Ha fatto molto discutere la proposta del leader della Lega Matteo Salvini di riaprire le chiese italiane in occasione della celebrazione della Pasqua. Nel corso della sua partecipazione alla trasmissione di SkyTg24, intervistato da Maria Latella, l'ex ministro dell'Interno ha spiegato di ritenere che per sconfiggere il coronavirus occorra anche "la protezione del cuore immacolato di Maria", dal momento che, a suo dire, "la scienza da sola non basta" e che per "tornare a uscire servirà anche l'aiuto del buon Dio". Malgrado non sia la prima volta che Salvini faccia ricorso a simboli religiosi per veicolare una proposta o un messaggio politico, le reazioni sono state durissime, con politici e opinione pubblica che hanno rilevato non solo il tentativo di strumentalizzare le difficoltà in cui vivono milioni di credenti, ma anche la pericolosità di una proposta di questo tipo.

In effetti, le condizioni generali e i numeri del coronavirus in Italia sembrerebbero autorizzare una maggiore prudenza, prima di immaginare una riapertura anche dei luoghi di culto. La diffusione del contagio ha subito un rallentamento, ma non si è certamente fermata, tanto che Protezione Civile e ministero della sanità stanno monitorando con grande attenzione la situazione in alcune Regioni italiane e la stessa Regione Lombardia ha emanato una ordinanza che obbliga le persone che devono uscire di casa a coprirsi il volto, con mascherine o addirittura con foulard e sciarpe.

Il piano di Salvini per riaprire le chiese a Pasqua

Il leader della Lega ha reso noto come intenderebbe impostare una riapertura dei luoghi di culto per le festività pasquali. "Si può fare in maniera ordinata, composta e sanitariamente sicura", ha spiegato, aggiungendo: "Possiamo andare dal tabaccaio perché non riusciamo a stare senza sigarette, ma per molti è fondamentale anche la cura dell'anima oltre alla cura del corpo; la Santa Pasqua, la resurrezione di Cristo, per molti italiani può essere un momento di speranza da vivere". Dunque, come fare? L'ex ministro dell'Interno ha fatto proprio un appello ai Vescovi con il quale si chiede di immaginare una riapertura delle chiese italiane con un meccanismo di ingresso simile a quello messo in piedi per consentire l'accesso ai generi di prima necessità. Entrare nelle chiese come si entra nei supermercati, magari con guanti e mascherine e in numero limitato, a gruppi di poche persone alla volta.

Una ipotesi che potrebbe trovare anche il via libera del governo, ma certamente non in questa fase e soprattutto non per la giornata di Pasqua. In questo momento, infatti, non è ipotizzabile correre il rischio di vedere uscire dalle proprie case centinaia di migliaia di italiani, che darebbero naturalmente vita ad assembramenti che aumenterebbero esponenzialmente il rischio di contagi. La stessa struttura della celebrazione della messa, poi, non consente ingressi scaglionati, considerando che ci sono dei tempi da rispettare e dei momenti imprescindibili (l'eucarestia, per esempio), che non si capisce come potrebbero essere reiterati in presenza di tutti i fedeli. Insomma, una proposta che ha poco senso, da qualunque punto di vista la si guardi.

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