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Covid 19

Perché la proposta di cancellare il bollettino quotidiano di casi Covid è pericolosa

Esperti, politici e opinione pubblica si dividono sulla modifica o cancellazione del bollettino quotidiano dei contagi Covid. I dati, però, restano fondamentali per analizzare e spiegare la pandemia che, con 200mila casi al giorno, non è certo finita.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Renderlo settimanale, contare solo chi viene ricoverato o cancellarlo proprio. Il bollettino quotidiano dei contagi da Covid è al centro della discussione nel governo, tra le Regioni, tra gli esperti e nell'opinione pubblica. Insomma, a quasi due anni di distanza dai primi conteggi giornalieri che venivano letti in conferenza stampa da Angelo Borrelli, si pensa a cambiare il modello utilizzato finora (che peraltro già è stato arricchito di dati nel corso del tempo). Dalla Conferenza delle Regioni è arrivata sul tavolo del governo e del ministero della Salute una proposta per rivedere il conteggio dei ricoverati in terapia intensiva e area medica. Il motivo è semplice: il peggioramento dei colori delle Regioni e la paura che possa tornare la zona rossa. Perciò, con l'appoggio del professor Bassetti, hanno chiesto di non contare più i malati che arrivano in ospedale per altri motivi e, pur asintomatici, sottoposti a tampone di rito risultano positivi al Covid.

In generale, però, la polemica sul bollettino quotidiano coinvolge un po' tutti. Anche tra i politici ci sono prese di posizione diverse, ad esempio tra i due sottosegretari alla Salute: per Andrea Costa il bollettino "è inutile perché di per sé non dice nulla", mentre per Pierpaolo Sileri è "utile la comunicazione puntuale e trasparente di tutti i dati, accompagnata da un’adeguata interpretazione che aiuti i cittadini a orientarsi meglio". Bisognerà capire cosa vorrà fare il ministero della Salute – che di fatto diffonde il bollettino – e soprattutto cosa ne pensa il governo. Certo è che in una fase come questa, in cui c'è la variante Omicron che fa crescere vorticosamente i casi, non si può far finta di nulla. Se da un lato è normale che ci sia un desiderio di ritorno alla normalità e che il bollettino è il rendiconto giornaliero sull'andamento della pandemia di Covid, dall'altro non si può certo ignorare. I numeri sono fondamentali per capire cosa sta succedendo, certo bisognerebbe spiegarli meglio.

Tra gli esperti Nino Cartabellotta ricorda che "secondo gli standard dell'Organizzazione mondiale della sanità, tutti i Paesi devono rendicontare il numero di casi giornalieri della pandemia di Covid". Per il presidente di Gimbe, "il resto sono chiacchiere in libertà". La proposta più accreditata tra gli esperti, invece, non è certo quella di tagliare fuori dal bollettino gli asintomatici, che comunque contagiati sono, ma renderlo meno frequente: "Sarebbe un'ottima idea far diventare settimanale il bollettino dei contagi, mi sembrerebbe naturale farlo – ha spiegato ieri l'infettivologo e membro del Comitato tecnico scientifico, Donato Greco – Noi del Cts stiamo discutendo del parlarne col governo". Ancora più duro l'epidemiologo Luigi Lopalco: "Ho cominciato a proporre di evitare il bollettino giornaliero dopo la seconda ondata – ha ricordato a Lapresse – Abbiamo un aumento dei tamponi positivi che dice poco dal punto di vista epidemiologico e ha come unico effetto quello di avere un effetto ansiogeno sulla popolazione".

Effetto ansiogeno o meno, i dati svolgono un ruolo fondamentale nella gestione della pandemia. Spesso ci siamo lamentati del fatto che non ne fossero diffusi abbastanza per capire molti dettagli in più, ora si pensa di diramarne addirittura di meno. La chiave, però, è nella spiegazione di quei numeri. Su questo, forse, bisognava fare di più fin dall'inizio. Certo non può passare la narrazione che la variante Omicron sia solo un raffreddore, vista la differenza di mortalità e di ricoveri, anche in terapia intensiva.

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