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News sul caso Daniela Santanchè

Perché la Procura di Milano ha chiesto il processo per la ministra Santanchè e cosa succede ora

La richiesta di rinvio a giudizio era attesa, nell’indagine per truffa aggravata all’Inps: due società del gruppo Visibilia avrebbero messo 13 dipendenti in cassa integrazione Covid senza dirglielo. Nelle prossime settimane, le decisioni dei giudici segneranno il futuro politico della ministra Santanchè.
A cura di Luca Pons
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Nella giornata di ieri è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per la ministra del Turismo Daniela Santanchè: la Procura di Milano ha chiesto al giudice per le indagini preliminari che Santanchè vada a processo con l'accusa di truffa aggravata ai danni dell'Inps. La mossa è arrivata nel filone d'indagine in cui gli inquirenti avevano chiuso l'inchiesta a fine marzo: la richiesta di rinvio a giudizio era attesa, e ora la decisione del gip potrebbe avere un impatto pesante anche sul futuro politico della ministra.

Come si è arrivati alla richiesta della Procura: il caso cassa integrazione Covid

L'indagine per truffa aggravata ai danni dell'Inps era nata lo scorso anno dalle denunce di una ex dipendente del gruppo Visibilia, Federica Bottiglione. La donna aveva detto di essere stata messa in cassa integrazione a sua insaputa durante la pandemia, e quindi di aver continuato a lavorare quando avrebbe dovuto restare a casa, mentre lo Stato pagava il suo stipendio con i fondi straordinari per l'emergenza Covid e l'azienda ci guadagnava. La stima degli inquirenti è che questo ‘trucco' abbia fruttato 126mila euro (oltre 20mila ore di lavoro) tra il maggio 2020 e il febbraio 2022 alle società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, dato che oltre a Bottiglione sarebbero stati coinvolti altri dodici dipendenti.

Le accuse sono rivolte a Santanchè, al tesoriere di Visibilia Paolo Concordia e anche al compagno della ministra, Dimitri Kuntz D'Asburgo, che peraltro aveva telefonato alla stessa Bottiglione – come è emerso da una registrazione fatta dalla donna – dicendole che restituire all'Inps i soldi pagati a lei sarebbe stato "come ammettere" tutto. Sempre lo scorso anno, in un'audizione al Senato, la ministra aveva detto che Bottiglione dall'inizio della cassa integrazione non aveva più "messo piede in azienda" e che in ogni caso erano già partite le pratiche per regolarizzare la sua posizione. Entrambe dichiarazioni che la Procura ha poi smentito.

Cosa può succedere alla ministra adesso

Il caso della presunta truffa aggravata all'Inps non è l'unico problema giudiziario che Santanchè sta affrontando. Nelle prossime settimane, ad esempio, la Procura di Milano dovrebbe decidere anche se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio nell'indagine per falso in bilancio sulla società Visibilia Editore. In ogni caso, per il momento la questione più pressante è quella della truffa: qui potrebbe decidersi la sorte politica della ministra.

La prossima fase sarà la decisione del giudice per le indagini preliminari. Se concordasse con la Procura si organizzerà l'udienza preliminare, dove un altro giudice dovrà decidere se andare a processo. Finora Santanchè si è sempre detta tranquilla e ha detto che se anche si dovesse arrivare non solo al rinvio a giudizio, ma anche a un processo e poi alla sentenza , ne uscirebbe comunque assolta e vittoriosa. Non è chiaro, però, se anche il governo di cui fa parte sarà così tranquillo.

Ieri Lega e Forza Italia si sono affrettati a dare il loro sostegno alla ministra: "Non si dovrebbe dimettere. Lascio a lei la valutazione, non chiediamo le dimissioni di nessuno", ha chiarito Matteo Salvini. "È una questione di sensibilità personale, spetterà alla ministra decidere. Io sono un garantista, lo sono con tutti", ha aggiunto Antonio Tajani. In passato, Giorgia Meloni non è stata netta sulla questione: è possibile che un eventuale rinvio a giudizio sia la ‘linea rossa' che spingerebbe la premier a chiedere le dimissioni di Santanchè. Ma sembra probabile che, almeno fino alle europee, l'intenzione sia più che altro quella di spostare l'attenzione dal caso della ministra.

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