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Cosa significa la nomina di Marina Terragni a Garante dell’infanzia del governo Meloni

Marina Terragni è un’esponente del cosiddetto femminismo radicale e gender critical, che da tempo si è avvicinato al fronte fondamentalista neoconservatore soprattutto su due battaglie: l’opposizione alla Gpa e l’infanzia transgender. La nomina come Garante dell’infanzia conferma che il governo vuole stringere ancora su questi temi.
A cura di Jennifer Guerra
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Dopo Massimo Gandolfini del Family Day come consulente del Dipartimento per la politica antidroga, il governo nomina un’altra esponente dell’area neoconservatrice: Marina Terragni è stata infatti scelta come Garante dell’infanzia e dell’adolescenza dal presidente del Senato La Russa e dal Presidente della Camera Fontana. Giornalista, sostenitrice del femminismo gender critical e vicina alla ministra della Natalità Roccella, negli ultimi anni Terragni era stata sempre più presente negli eventi del partito di governo. Nel 2023 era stata ospite della conferenza programmatica di Fratelli d’Italia e a giugno del 2024 aveva presieduto il Gender Equality Advisory Council del G7 di Borgo Egnazia, svoltosi fra le polemiche per la decisione di eliminare il tema dell’aborto dall’agenda dei lavori. A dicembre aveva partecipato ad Atreju.

L’autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, istituita nel 2011, ha il compito di “realizzare progetti volti ad assicurare la conoscenza da parte dei bambini e dei ragazzi dei propri diritti e […] formula pareri, osservazioni e proposte destinate alle istituzioni e agli organismi che intervengono direttamente o indirettamente in tale ambito”. Terragni subentra alla magistrata Carla Garlatti, già presidente del Tribunale per i minorenni di Trieste, e la sua nomina fa pensare che il governo abbia deciso di dare un’ulteriore stretta al tema dell’infanzia transgender.

Lo scorso anno il ministero della Sanità aveva fatto un’ispezione all’Ospedale Careggi di Firenze, che ha in carico diversi minori con disforia di genere, a seguito di un’interrogazione parlamentare del capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri secondo il quale i farmaci bloccanti della pubertà venivano somministrati senza controlli. A dicembre, il Comitato Nazionale di Bioetica (dentro cui sono presenti molti esponenti dell’area neocattolica nominati da Giorgia Meloni) ha stabilito che dovranno essere fatti ulteriori test sui bloccanti, che sono stati autorizzati dall’Aifa nel 2019. Terragni in passato ha affermato che “i bambini trans non esistono”.

La giornalista si è inoltre spesa molto contro la gestazione per altri, altro cavallo di battaglia del governo Meloni, e ha rivendicato la recente legge che la considera reato universale come il frutto di una “lunga battaglia, durata un decennio” che è costata a lei e al suo gruppo RadFem “l’ostracismo, lo stigma e l’isolamento politico proprio da parte di quella sinistra dalle cui fila proviene la grande parte di noi”. Durante la campagna elettorale, Terragni aveva più volte lodato Meloni, sottolineando che tutte le donne che vanno al potere sono di destra.

Secondo il ricercatore Massimo Prearo, che da anni studia i movimenti neocattolici e “anti-gender”, la nomina di Terragni è l’ennesima dimostrazione della saldatura fra il fronte di movimenti fondamentalisti e quello del cosiddetto femminismo radicale e gender critical, che ha saputo sfruttare la finestra di opportunità aperta dal governo sui temi che i due fronti condividono, in particolare l’opposizione alla gestazione per altri e le questioni legate all’infanzia transgender. Questa vicinanza non è esclusiva dell’Italia, ma si è verificata anche in altri Paesi europei. Nel Regno Unito, ad esempio, la battaglia contro i bloccanti per la pubertà è stata condotta di concerto dalle gender critical e dalla destra conservatrice.

La stessa ministra Roccella, cresciuta negli ambienti del femminismo militante del Movimento di liberazione della donna e diventata poi portavoce del Family Day insieme ai gruppi cattolici, è il riassunto perfetto dell’incontro fra i due mondi.

Questa saldatura si esprime soprattutto nelle nomine del governo: Roccella come ministra della Natalità, Gandolfini come consulente del Dipartimento per la politica antidroga, Assuntina Morresi (già nel Comitato nazionale della bioetica) passata a vice-capo di gabinetto di Roccella, e ora Terragni. Oltre alle nomine illustri, non va dimenticato che il governo è costantemente in contatto con le realtà ultraconservatrici sui temi che riguardano famiglie e bambini: dall’educazione sessuale – come dimostra la recente decisione di destinarne i fondi alla prevenzione dell’infertilità – alla carriera Alias nelle scuole. Quest’ultima nomina non fa che confermare l’intenzione del governo di costruire il proprio consenso sull’allarmismo che questi temi generano nel dibattito pubblico.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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