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Perché la maggioranza non ha votato in commissione la ratifica del Mes e cosa succederà adesso

Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno disertato il voto in commissione, alla Camera, sulla ratifica del Mes. Il testo è passato con i voti di Pd e Terzo polo, e sarà in Aula venerd’ 30 giugno. La mossa è sembrata un estremo tentativo di non prendere posizione su un tema che, per il governo, sta diventando sempre più spinoso.
A cura di Luca Pons
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Continua il rapporto difficile tra il centrodestra e il Mes, o Meccanismo europeo di stabilità. Oggi, durante il voto in commissione per far arrivare la ratifica dell'accordo in Aula, tutti i partiti di governo non si sono presentati. In questo modo, è arrivato il via libera senza che la maggioranza dovesse prendere una posizione. Per ora.

La scomoda situazione in cui si trova il governo Meloni sul Mes

Fino a poche settimane fa, la linea era chiara: "Sarebbe stupido aprire il discorso", aveva detto Giorgia Meloni. Cioè, la ratifica del Mes è un atto che non interessa, non è necessario e quindi la maggioranza non la voterà. Semplice. Pochi giorni dopo lo ribadiva Matteo Salvini: "Il Mes non è la priorità", diceva nettamente.

L'Italia però è l'ultimo Paese rimasto che deve ancora ratificare le modifiche all'accordo, approvate nel 2021 da tutti. Italia inclusa. La pressione internazionale aumenta, anche perché se il governo italiano non completa la ratifica, nessuno Stato può utilizzare il Mes in caso di necessità. Va ricordato, ancora una volta, che la ratifica non equivale alla decisione di usare il Mes, cioè prendere dei soldi in prestito: è semplicemente un atto formale che conclude il processo di riforma dell'accordo e dà il via alle nuove regole.

Da destra, Fratelli d'Italia e Lega si sono sempre opposti con forza alla ratifica dell'accordo, mentre Forza Italia si è mostrato più possibilista, soprattutto di recente. Ma ieri, con un tempismo perfetto per sparigliare le carte in tavola, un documento del ministero dell'Economia – guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti – ha chiarito che per l'Italia non ci sono rischi ad approvare le modifiche del Mes. Un documento che, come Giorgetti e Matteo Salvini si sono affrettati a chiarire, ha una natura tecnica e non è legato alla decisione politica sul trattato.

La mossa della maggioranza, assente in commissione per non votare

In questa situazione, oggi è arrivato il momento in cui la commissione Esteri della Camera ha dovuto votare sul testo base di ratifica dell'accordo. Un primo voto, per bocciare definitivamente la ratifica oppure farla procedere al dibattito in Aula.

I partiti del centrodestra, quindi, hanno scelto un escamotage: nessuno si è presentato. Non trovandosi nella stanza al momento del voto, i deputati non hanno dovuto prendere una posizione sulla questione, e il testo è passato con i voti favorevoli del Pd e del Terzo polo. Anche il Movimento 5 stelle, presente, ha scelto di astenersi: chiarirà la sua posizione in Aula, ma sembra che voglia schierarsi contro la ratifica. Nonostante a trattare le condizioni per le nuove regole fosse stato proprio il secondo governo di Giuseppe Conte.

Una mossa, quella della maggioranza, che è stata ampiamente attaccata da Pd, Azione e Italia viva e che arriva poco dopo il pasticcio sul dl Lavoro, con il governo andato sotto per l'assenza di Forza Italia. "Non si è mai visto. Un governo fantasma che non sta in piedi, fa perdere credibilità all'Italia e continua a non dare risposte a chi è in difficoltà", ha riassunto le critiche la segretaria dem Elly Schlein.

Cosa succede adesso e qual è il piano del governo

In ogni caso, il testo è passato e il Parlamento dovrà discutere della ratifica del Mes. La data è già fissata: venerdì 30 giugno. A quel punto, con tutta probabilità, il centrodestra continuerà la sua strategia attendista per evitare di prendere una posizione ufficiale.

L'aspettativa è che dalla maggioranza, specialmente da Fratelli d'Italia e Lega, arriveranno numerosi emendamenti per proporre di modificare il testo, in modo da sottolineare che il Mes, nella sua forma attuale, va modificato. Con l'allungarsi dei lavori, a cui si aggiungeranno altri progetti ritenuti più urgenti dalla maggioranza, si potrebbe arrivare a inizio agosto.

A quel punto, come tutti gli anni, inizierà il mese (circa) di sospensione estiva dei lavori del Parlamento. Se ne riparlerà a settembre. In quelle settimane, il governo Meloni continuerà le trattative in Europa su una serie di punti critici, dal Pnrr al Patto di stabilità.

Insomma, al momento sembra che il piano, sul Mes, sia di tirare la palla in tribuna. Dopo anni di dura opposizione, sarebbe un duro colpo – politicamente – ratificare l'accordo proprio sotto un governo di centrodestra. Ancora per qualche mese, apparentemente si riuscirà a rimandare la questione. Dopo, si vedrà.

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