Non importa se hai scritto il suo nome sulla scheda elettorale, oppure no. La liberazione di Ilaria Salis è una buona notizia anche per te.
La sua liberazione è una buona notizia anche se hai votato Fratelli d'Italia, oppure sei nel team Salvini, perché si tratta prima di tutto di una cittadina italiana che torna nel suo Paese, dopo essere stata sottoposta a trattamenti degradanti da parte di uno Stato dalla democrazia opaca. Uno Stato europeo, sì, ma anche una Repubblica parlamentare con una non chiara divisione dei poteri, per usare un eufemismo. Uno Stato giuridicamente traballante, già condannato anche dall'Unione europea per il mancato rispetto del diritto d'asilo. E poi, più recentemente, la condanna da parte del Parlamento europeo, per la legge sulla "protezione della sovranità nazionale".
La liberazione di Ilaria Salis dovrebbe essere una buona notizia per tutti, perché quando qualcuno è detenuto senza giusto processo, e alla fine viene liberato, anche le campane sono pronte a suonare a festa.
Dobbiamo esultare, quando riusciamo a togliere una cittadina italiana dal giudizio di un giudice che nel disporne gli arresti domiciliari rivelò pubblicamente l'indirizzo del nuovo domicilio, che per motivi di sicurezza sarebbe dovuto rimanere segreto.
Si stappa il vino buono, quando una cittadina esposta in tribunale in catene, trova il modo di spezzarle. Le catene sono infatti incompatibili con un ordinamento democratico e un giudizio sereno dei fatti, e sono considerate lesive della dignità umana. Per intendersi: neanche gli animali negli zoo, hanno più le catene. Soltanto ai detenuti in Ungheria durante i processi politici le mettono, per questo quando qualcuno viene liberato da quelle catene, dovrebbe essere una buona notizia per tutti.
E' una buona notizia, il braccialetto elettronico che si è aperto. Il compleanno che lunedì festeggerà in Italia, il padre che riabbraccia la figlia. Aver concluso un'odissea dovrebbe essere per tutti una buona notizia.
Si dovrebbero mettere le torte in forno, quando una sincera antifascista siede all'europarlamento, anche se non l'hai votata.
Facciamo un passo indietro: appariva evidente dall'inizio che Ilaria Salis non avesse menato nessuno. Inizialmente accusata di tre reati, poi i primi due capi d'accusa decaddero poco dopo perché al momento dei reati lei neanche si trovava in Ungheria; difficile dunque che potesse aver usato il teletrasporto, neanche dentro le mura di Hogwarts ci si poteva smaterializzare, e dunque neanche Ilaria Salis in Ungheria poteva averlo fatto, questo lo riconobbe quasi subito anche il tribunale.
Era rimasto il terzo capo d'imputazione: aggressione a tre neonazisti, che però in tribunale non l'avevano neanche riconosciuta fra gli aggressori. Per una volta, diciamo che potremmo anche credere serenamente ai tre uomini dall'ideologia oscena.
In altre parole: se non si viaggia con occhi foderati di nostalgia per la Wehrmacht, si capisce lontano dieci miglia che la detenzione di Ilaria Salis fosse quello che (senza retorica) si può chiamare "processo politico". Detenuta per oltre 15 mesi nella prigione di massima sicurezza di Gyorskocsi utca a Budapest, e poi trasferita ai domiciliari dopo la pressione internazionale, rischiava 24 anni di carcere. Non c'era nessuna corresponsione fra reato e pena, è evidente. In nessun ordinamento democratico si rischiano 24 anni per aver dato uno schiaffo a uno che vorrebbe riaprire i campi di concentramento. Casomai, se proprio insistete, una medaglia.
Il capo di gabinetto di Viktor Orban, alla notizia dell'elezione di Ilaria Salis, ha tuonato: “L'Italia ha mandato una criminale al Parlamento europeo”, in pratica certificando con la sua affermazione proprio la persecuzione politica. Senza dibattimento, senza sentenza, un esponente politico di primo piano di un Paese accusato di democrazia opaca, chiama "criminale" una persona. Non è che la cosa puzza, è semplicemente – evidentemente – marcia. E oggi che Ilaria Salis è stata liberata da quelle grinfie, è una buona notizia per tutti. O così dovrebbe essere.
Buon lavoro, onorevole Salis. Ci sono ancora molte catene da spezzare.