Perché la guerra alle Ong del governo viola il diritto internazionale, spiegato dall’Asgi
Continua il braccio di ferro tra il governo Meloni e le navi delle Ong internazionali bloccate al largo delle coste italiane con centinaia di migranti salvati nelle acque del Mediterraneo dove avevano fatto naufragio. Mentre le navi Humanity 1, di SOS Humanity e Geo Barents, di Medici Senza Frontiere, sono bloccate nel porto di Catania, dove sulla prima imbarcazione un'ispezione dei medici dell'USMAF (Ufficio di sanità marittima aerea e di frontiera) ha svolto una "selezione" tra le persone che potevano scendere a terra e quelle che dovevano restare a bordo. Intanto la nave Rise Above, della Ong Life Line, ha sbarcato gli oltre 80 migranti a bordo nel porto di Reggio Calabria assegnatogli sempre dalle autorità italiane. I Ministri Piantedosi (Interno), Salvini (Infrastrutture) e Crosetto (Difesa) hanno siglato un decreto che impone a Humanity 1 e Geo Barents il divieto di lasciar sbarcare i migranti ancora a bordo. Un provvedimento che lascia molti dubbi dal punto di vista giuridico. Fanpage.it ha contattato Dario Belluccio, segretario nazionale dell'ASGI (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione) per capire meglio cosa dicono le norme internazionali e cosa vorrebbe imporre il governo italiano.
Lo status giuridico: "Sono naufraghi e le leggi parlano chiaro"
La prima considerazione da fare su questa vicenda, che ha il sapore della mera propaganda politica, è quella sulla definizione dello status delle persone salvate in mare dalle navi delle Ong, "Sono naufraghi e la legge in materia parla chiaro – ci spiega Dario Belluccio – c'è la convenzione ONU sul diritto del mare e tutte le altre norme sul diritto internazionale del mare che trovano in Italia totale applicabilità. L'articolo 98 della convenzione ONU e la convenzione SAR si applicano in Italia ai naufraghi e queste stesse convenzioni escludono la possibilità di operare delle differenziazioni sulla base non solo delle condizioni soggettive della persona, quindi nazionalità, religione o altro, ma anche proprio sullo status giuridico".
Le norme del diritto internazionale in buona sostanza dicono che i naufraghi vanno salvati sempre, qualsiasi sia la loro condizione. "Per assurdo, se in mare si trova in condizione di naufrago una persona condannata per reati indicibili, va sempre salvata, e poi una volta a terra seguire l'iter della giustizia" sottolinea Belluccio.
Il diritto del mare prevede dunque che non si possa fare, a differenza di quello che sta imponendo il governo italiano, una differenziazione tra i naufraghi. "Altra questione è la durata di una operazione di ricerca e soccorso in mare – spiega il segretario dell'ASGI – il "caso Carola Rakete", discusso e sentenziato dalla Corte di Cassazione italiana, e quindi precedente giuridico prevalente, ci dice che le operazioni di soccorso in mare si concludono solo quando i naufraghi sono sbarcati tutti a terra in un porto sicuro, che deve essere tale sia dal punto di vista materiale, sia dal punto di vista giuridico, cioè deve essere un luogo dove i naufraghi possano esercitare i loro diritti di cittadinanza e vedere rispettati i loro diritti umani".
"Sul diritto d'asilo il governo propone invenzioni giuridiche"
Secondo il Ministro dell'Interno Piantedosi, dovrebbero essere i paesi battenti bandiera delle navi delle ONG a doversi fare carico delle richieste di asilo politico e protezione umanitaria dei migranti in questo momento bloccati a bordo delle imbarcazioni nelle acque italiane. "È un'invenzione dal punto di vista giuridico" precisa Belluccio. "Non possono essere di competenza del soggetto che ha operato le attività di ricerca e soccorso in mare ed è ovvio che formalmente lo Stato di bandiera ha delle competenza da ottemperare, ma nel momento in cui ci si chiede chi deve fornire il porto sicuro a queste imbarcazioni, la legge è chiarissima. Il porto sicuro è il porto più vicino e anche quello in cui possano essere esercitati i diritti delle persone". Insomma non esiste alcun riscontro nelle norme internazionali rispetto a quello che il governo Meloni vuole imporre. Anzi, esisterebbero i margini rispetto alla violazione delle norme del diritto internazionale proprio da parte delle autorità italiane.
"Le norme del diritto del mare impongono che il naufrago stia a bordo il minor tempo possibile, definito nel tempo necessario per concludere l'operazione di ricerca e soccorso – sottolinea il segretario dell'ASGI – tenerli a bordo senza un motivo giurisprudenziale valido è una violazione delle norme internazionali. Ma queste sono vicende già trattate dalle autorità di giustizia italiane che si sono anche già espresse in merito. Il "caso Carola Rakete" fa scuola ancora una volta. Le autorità della giustizia italiana hanno già stabilito che impedire ad una nave con naufraghi a bordo l'attracco in un porto è una violazione delle norme".
L'impressione è che le decisioni del governo Meloni rischino di incorrere in diversi casi in una violazione delle leggi del mare e delle convenzioni internazionali. Ne è un esempio anche l'ordine al comandante della nave Humanity 1 di prendere il largo con a bordo ancora dei naufraghi. "Se il comandante della Humanity 1 davvero prendesse il largo con i naufraghi a bordo, si macchierebbe di evidente violazione delle norme del diritto del mare e non solo, ma su ordine del Ministro dell'Interno opererebbe un respingimento collettivo in mare, fatto severamente vietato dall'articolo 4 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo. Una violazione rispetto alla quale l'Italia è già stata condannata nel 2012 dalla Corte di Giustizia Europea nel caso HIRSI vs Italia" spiega Belluccio.
La selezione delle persone: "Inammissibile, devono sbarcare tutti"
I medici dell'USMAF, su indicazione del Ministero delle Infrastrutture hanno svolto una selezione dei migranti a bordo della nave Humanity 1, stabilendo chi era in condizioni precarie e doveva sbarcare e chi doveva proseguire. Una ispezione durata poco più di 30 minuti, e conclusasi con le dichiarazioni del responsabile USMAF Sicilia, Claudio Pulvirenti che ha sostenuto: "Siamo medici di Stato e rispondiamo alle direttive dello Stato". Una vicenda che ha suscitato in ambito medico vibranti proteste, tanto che oltre 200 medici, mobilitati dall'associazione italiana Mediterranea Saving Humans, anch'essa impegnata nel salvataggio in mare, hanno chiesto il deferimento all'ordine dei medici dei colleghi dell'USMAF.
Ma giuridicamente è possibile una selezione? "I medici dell'USMAF sicuramente avranno seguito le direttive ministeriali, che non conosco – argomenta Belluccio – ma le convenzioni internazionali dicono che non è ammissibile una scelta tra le persone. Questo provvedimento è illegittimo per tanti motivi, ma nel momento in cui si da esecuzione a questo provvedimento come si fa a considerare alcune condizioni emergenziali e altre no?".
In effetti il decreto firmato da Piantedosi, Salvini e Crosetto appare contraddirsi. Il testo recita così:
"È fatto divieto alla nave Humanity 1 di sostare nelle acque territoriali nazionali oltre il termine necessario ad assicurare le operazioni di soccorso e assistenza nei confronti delle persone che versino in condizioni emergenziali e in precarie condizioni di salute segnalate dalle competenti Autorità Nazionali".
"Ora io mi chiedo cosa c'è di più emergenziale della condizione di naufrago? – si chiede il segretario dell'ASGI – Quali sono le condizioni ulteriormente peggiorative rispetto a quelle di essere stato raccolto in mare in balia delle acque, che queste persone dovrebbero presentare? In base a come è scritto, bisognerebbe far scendere tutti".
Il contraddittorio sembra evidente. Resta il fatto che tutte le questioni che si stanno riproponendo in questi giorni nella guerra che il governo ha deciso di fare alle ONG, sono tutte state già oggetto di decisioni degli organi della giustizia italiana che ha stabilito la loro illegittimità. La magistratura italiana dovrà farsi carico di fare chiarezza su queste questioni che dal punto di vista del diritto sono state già trattate, anche considerando i precedenti della Corte di Cassazione che sono assolutamente recenti e riguardano gli stessi fatti e le stesse situazioni.