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Perché la capitana della Sea Watch 3 non può essere arrestata per l’ingresso in Italia (come vuole Salvini)

Continua il braccio di ferro tra la Sea Watch e il ministro Matteo Salvini: la prima accusa le autorità di aver contrastato le operazioni di soccorso e di trattamento inumano, mentre il Viminale continua a descrivere la Ong come una nave fuorilegge. In mezzo, l’Europa cerca una soluzione per le 42 persone ancora a bordo, che però potrà essere trovata solo dopo lo sbarco. Ma quando toccheranno terra queste persone? Che ne sarà poi della nave e della sua capitana? Abbiamo fatto il punto della situazione con l’avvocato Luca Masera.
A cura di Annalisa Girardi
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La Sea Watch rimane in una situazione di impasse mentre continua il braccio di ferro che deciderà il futuro delle 42 persone ancora a bordo, in un'Odissea che dura da ormai più di due settimane. Da una parte il ministro dell'Interno Matteo Salvini continua ad augurarsi che la nave della Ong tedesca venga sequestrata e il suo equipaggio arrestato per aver violato il divieto di entrare in acque territoriali italiane. Dall'altra, i legali di Sea Watch, Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, hanno presentato un esposto alla procura di Agrigento affinché venga verificata "la sussistenza di eventuali condotte di rilevanza penale, poste in essere dalle autorità marittime e portuali preposte all'attività di soccorso" e in modo da "porre fine alla situazione di gravissimo disagio a cui sono attualmente esposte le persone a bordo della nave". In mezzo, un'Europa titubante che richiama gli Stati membri a mostrare solidarietà. Una soluzione per ridistribuire fra i Paesi Ue i migranti a bordo, ha dichiarato il commissario Dimitris Avramopoulos, sarà possibile solo dopo lo sbarco. Ma quando scenderanno finalmente a terra i migranti? Cosa succederà poi alla Sea Watch?

Luca Masera, professore associato in Diritto penale presso l’Università degli Studi di Brescia e parte del consiglio direttivo dell'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi), contattato da Fanpage.it, ha fatto il punto della situazione sullo stallo attuale, ipotizzando una serie di scenari futuri. "Da un punto di vista di previsioni, la cosa più probabile che potrebbe succedere ora è che si verifichi quanto già accaduto in passato. Ossia, i Paesi europei potrebbero assumersi la responsabilità dell’accoglienza dei migranti al momento sulla nave", ha affermato, sottolineando una prospettiva che già era stata delineata nei giorni scorsi quando alcune città tedesche si erano dette pronte a riceve le 42 persone ancora bloccate a bordo. "Da un punto di vista giuridico però c’è anche un’ altra possibilità, che è quella dell’intervento della procura di Agrigento", ha poi specificato l'avvocato. Masera ha spiegato che quello della procura potrebbe essere un intervento in due diverse direzioni. Da un lato, potrebbe accadere quanto sta di fatto incalzando lo stesso ministro Salvini, cioè un'azione della magistratura contro la Ong che risulti poi in un sequestro della nave: "Che potrebbe essere fatto sulla base dell’Articolo 12, quello sul favoreggiamento dell’ingresso irregolare, seguendo quindi lo stesso schema già compiuto in passato", spiega l'avvocato in un'allusione a quanto accaduto lo scorso 19 maggio, giorno in cui la Sea Watch era stata posta sotto sequestro dopo essere entrata in acque italiane con 47 migranti a bordo nonostante un secco "no"del Viminale. Anche in questo caso, la procura potrebbe sequestrare la nave ritenendola parte colpevole del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, e quindi concedere in seguito lo sbarco dei migranti.

Arresti e manette, perché Salvini sbaglia

Ricordando però che lo scorso maggio la Sea Watch era stata dissequestrata poco tempo dopo, Masera segnala che, a quanto afferma anche in queste ore la stampa, non sembrerebbe intenzione del procuratore procedere in questa maniera. "Ormai siamo quasi di fronte a un delirio di Salvini, quando parla di far scendere la capitana in manette e arrestarla dal momento che non ha rispettato le sue indicazioni": infatti, sottolinea l'avvocato "in uno Stato democratico come il nostro l'ordine di un ministro non è il valore supremo, per cui se non viene rispettato scatta subito un arresto". Ci sono altre questioni da tenere in conto, un quadro giuridico di riferimento che non può essere oscurato dalla propaganda politica del momento. "In primo luogo", continua Masera, "se l'ordine non è legittimo, come potrebbe facilmente accadere in questo caso in quanto viola il diritto internazionale, la trasgressione non comporta alcuna responsabilità. Inoltre, anche fosse ritenuto legittimo, la violazione di un ordine dell’autorità configura un reato molto lieve, per cui non è in alcun modo possibile arrestare una persona".

L'avvocato insiste su questo punto, chiamando alla lucidità in un clima in cui "sembra che la violazione del diritto di ingresso rappresenti un reato gravissimo. In realtà configura un reato che è una contravvenzione, punita con l’ammenda o con una pena detentiva molto esigua", afferma facendo riferimento all'Articolo 650 del Codice penale. "Il divieto di ingresso imposto da Salvini è un atto amministrativo che se illegittimo perché in contrasto con il diritto internazionale non comporta alcuna colpevolezza", ribadisce. Un'altra incognita rispetto al futuro della vicenda riguarda la sanzione amministrativa fino a 50mila euro che potrebbe essere applicata sulla base del Decreto sicurezza bis: "Ovviamente in questo caso si può immaginare che i destinatari della sanzione, quindi la capitana della nave e l’armatore, faranno ricorso. A quel punto davanti al giudice amministrativo si valuterà se quell’ordine era in partenza legittimo. Chiaramente anche in questo caso la sanzione ha come presupposto che l’ordine violato fosse legittimo. La novità più significativa del decreto Salvini è però la confisca della nave: tuttavia in questo caso non può essere applicata perché lo stesso decreto la prevede solo in caso di reiterazione". Il sequestro dello scorso 19 maggio da parte della procura non può essere in questo senso considerato, in quanto sono da considerarsi solo i fatti successivi all'entrata in vigore del testo. Dal momento che il Decreto sicurezza bis è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 giugno ciò non sussiste.

Analizzando poi un altro scenario possibile, Masera spiega che il procuratore potrebbe far scendere i migranti dalla nave non in quanto intende procedere con un sequestro dell'imbarcazione, ma perché ritiene che l‘autorità stia compiendo un sequestro di persona. Questo era quanto accaduto lo scorso anno nel caso della nave Diciotti. "Una volta entrata nel porto e trovandosi in acque territoriali italiane, la Sea Watch si trova in una situazione diversa rispetto a quando ancora era bloccata in acque internazionali", dove non poteva chiaramente sussistere l'ipotesi di un sequestro di persona da parte dell'autorità.

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