Perché la Bce potrebbe smettere di tagliare i tassi d’interesse e chi ci perde

"L'incertezza a livello globale resta elevata, alimentata dalle persistenti tensioni geopolitiche e commerciali". Lo ha detto oggi Fabio Panetta, governatore della Banca d'Italia. Quella che potrebbe sembrare una constatazione piuttosto ovvia, in realtà, nasconde anche una valutazione sul futuro che potrebbe riguardare milioni di italiani. Panetta, infatti, ha detto che servirà "cautela nel percorso di diminuzione dei tassi ufficiali". Tradotto: la Bce dovrà pensarci due volte prima di continuare ad abbassare i tassi d'interesse, come ha fatto negli ultimi mesi.
L'opinione di Panetta è significativa – non solo perché è a capo di Bankitalia, ma anche perché fino a due anni fa sedeva nel comitato esecutivo della Bce. Insomma, conosce i meccanismi interni alla Banca centrale, e negli scorsi anni aveva spinto pubblicamente perché i tagli ai tassi d'interesse accelerassero. Ma ora, di fronte alla situazione internazionale, anche lui ha invitato a frenare, o comunque a procedere con "cautela".
Con l'ondata di inflazione nel 2022 e 2023, la Bce era intervenuta alzando di molto i tassi d'interesse, per far rallentare i prezzi e aiutare così le imprese e le famiglie. La mossa aveva funzionato, ma i tassi altissimi avevano penalizzato coloro che avevano un mutuo a tasso variabile, oppure chi aveva intenzione di prendere un nuovo prestito in banca, e ancora le aziende, spinte a investire meno. Quando l'inflazione ha iniziato a scendere, anche la Bce ha fatto progressivamente marcia indietro: a marzo di quest'anno è arrivato il sesto taglio consecutivo.
Ora però la situazione è cambiata. "Da un lato, la debolezza dell'economia europea e le tensioni geopolitiche stanno frenando consumi e investimenti", ma dall'altro "l'aumento dell'incertezza – dovuto soprattutto agli annunci, talora contraddittori, sulle politiche commerciali degli Stati Uniti – impone cautela nel percorso di diminuzione dei tassi ufficiali", ha spiegato Panetta.
Insomma, è vero che le tensioni internazionali rallentano l'economia, e questo paradossalmente tiene bassi anche i prezzi, anche perché "la lotta all’inflazione non può ancora dirsi conclusa". Ma con i dazi degli Stati Uniti in partenza ad aprile, e la risposta europea attesa poco dopo, potrebbe arrivare un'accelerata dei prezzi in tutta Europa. Cosa che semmai potrebbe richiedere di alzare i tassi, non abbassarli. Il problema è l'imprevedibilità.
Questa situazione "penalizza gli scambi internazionali e accentua la frammentazione dell'economia mondiale", e a pagarne le spese è tutta l'economia europea, che ha una "forte esposizione al commercio estero". Perciò, se non arriverà maggiore chiarezza nelle prossime due settimane, è possibile che il 17 aprile la Bce deciderà di sospendere, per il momento, i tagli ai tassi d'interesse.
Lo aveva già detto la stessa Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea: la Bce "non si impegna su alcun percorso" di riduzione dei tassi. E "se i dati ci diranno che non è il momento di tagliare, non taglieremo i tassi e faremo una pausa".
Se così dovesse essere, a pagarne le conseguenze sarebbero coloro che hanno più ‘bisogno' di un taglio dei tassi. Le famiglie che hanno un prestito a tasso variabile, così come quelle che stanno valutando se accendere un nuovo mutuo. Ma anche le imprese, che si basano sui prestiti per investire e crescere.