L’Italia non può cambiare.
Non può cambiare perché ogni blocco di potere si muove in direzione opposta e contraria. Perché i blocchi di potere tutelano prima se stessi e poi, mai, il cittadino.
Non può cambiare perché la Rai, nel 2014, ha festeggiato il capodanno invitando a suonare Gloria Gaynor, gli Spandau Ballet, Umberto Tozzi e Marco Masini. Fate un fischio a Giancarlo Leone, avvisatelo che gli anni ’80 sono finiti e che un ragazzo non guarderebbe mai una serata del genere.
E visto che ci siete fate un fischio anche a Santoro. Avvisatelo che sono trent’anni che fa la stessa trasmissione e soprattutto che è ora di smetterla con le “zoccole” di Berlusconi.
Fate un fischio ad Antonio Ricci e ditegli che i tapiri d’oro parlano ad un ragazzo come La fisica dei nuclei atomici di Heisenberg.
Fate un fischio a tutte quelle trasmissione in cui miliardari e politici (in alcuni casi le due cose coincidono) pretendono di parlare dei problemi del paese. Chi potrebbe mai credere che la Santanché possa comprendere i drammi di un’operaia Electrolux?
L’Italia non può cambiare perché il patto stato-mafie è così forte che la camorra ha potuto sversare rifiuti tossici per decenni senza che un solo politico nazionale (uno qualunque) sollevasse obiezioni.
L’Italia non può cambiare perché lo stato ha sacrificato sull’altare della trattativa prima i suoi giudici e poi i suoi cittadini provocando un aumento dei tumori, delle malattie infantili, delle leucemie. Un sacrificio all’altare del denaro e del voto di scambio.
Un patto subdolo che non ha regione, che non è localizzato. E’ presente in Lombardia tanto quanto in Sicilia. E’ il patto elettorale. Quel patto che porta politici corrotti al potere e denaro nelle casse delle organizzazioni criminali.
L’Italia non può cambiare perché, troppo spesso, chi avrebbe il compito di informare porta in tasca la tessera di un partito, di una lobby, di un gruppo di potere. Come possono non provare vergogna per tutto ciò?
Come possono, con gli occhi candidi, parlare ad un ragazzo per insegnargli l’etica, la morale. Come possono pontificare mentre chiudono gli occhi
Come può cambiare un paese che ha messo da parte il concetto di giustizia sociale credendo che l’unica giustizia sia quella delle manette. Non è aprendo nuove prigioni che cresce un paese. Un paese cresce nelle scuole non nelle galere.
Perseguire la giustizia sociale ovvero l’abbattimento delle barriere che separano il ricco dal povero dovrebbe essere il compito di ogni Stato maturo. Se non succede vuol dire che non lo siamo.
L’Italia non può cambiare perché quando parlano di legge elettorale lo scopo non è mai la democrazia ma sempre la tutela di un interesse di parte, del pacchetto di voti, del proprio ego.
Non può cambiare perché negli ultimi anni abbiamo avuto due Presidenti di Regione che hanno governato, fatto scelte, imposto tasse ma che, in realtà, non avevano avuto la maggioranza dei voti. Chi ci ridarà indietro quegli anni?
Non può cambiare perché la legge con la quale abbiamo eletto gli ultimi due Parlamenti era incostituzionale eppure il Parlamento è lì che ha dato la fiducia a 4 Presidenti del Consiglio negli ultimi 4 anni.
Non può cambiare perché abbiamo avuto 40 Presidenti del Consiglio in 58 anni. In Italia, in altri termini, il Primo Ministro è semplicemente un CoCoPro ben pagato. Come può avere una visione a lungo termine un uomo che viene remunerato per una prestazione che in media dura un anno e cinque mesi?
Non può cambiare perché se la disoccupazione giovanile tocca il 40% non c’è futuro.
Non può cambiare perché il Cenacolo, il mare, la Cappella Sistina e il sole sono il passato non il presente.
Non può cambiare perché nessuno si è assunto la responsabilità di questo disastro.
Non può cambiare perché nessun politico, nessun partito è uscito dalle proprie stanze. Nessun politico, nessun partito è rimasto "amico dei ragazzi di strada"
Non può cambiare perché per cambiare bisogna conservare i sogni di bambino. E nei dei sogni dei bambini non ci sono palazzinari, talk show urlanti e calcoli politici ma solo uguaglianza e libertà.