Perché in Liguria escludere Renzi è costato la vittoria al centrosinistra: l’analisi dell’esperto
In Liguria, "data la distanza ridotta tra i due candidati" Andrea Orlando e Marco Bucci, si può dire che l'assenza dal centrosinistra dei rappresentanti di Italia viva, Azione, +Europa e altre liste di quell'area politica "è stata determinante". E lo si può dire "con un buon grado di certezza", guardando ai numeri. Salvatore Vassallo, direttore della Fondazione di ricerca Istituto Cattaneo, ha spiegato a Fanpage.it l'analisi dei flussi elettorali pubblicata dall'istituto. E su un punto è stato molto chiaro: "Senza quello spostamento non ci sarebbe stata la vittoria di Bucci".
Oltre agli effetti dell'esclusione dei ‘centristi', Vassallo ha parlato anche delle possibili buone notizie per il centrosinistra – la tenuta del Pd, il fatto che la Liguria sia tornata una Regione "contendibile" – e del flop del Movimento 5 stelle, legato soprattutto alla storica tendenza degli elettori M5s a non sostenerlo alle elezioni amministrative. Per quanto riguarda la vittoria di Bucci, questa è stata resa possibile soprattutto dallo spostamento di ex elettori del centrosinistra, come detto. E anche se Fratelli d'Italia ha registrato un calo, questo sicuramente non è "indizio di una tendenza nazionale".
Perché l'assenza dei ‘centristi' ha portato alla sconfitta di Orlando
Il tema è stato ampiamente discusso, a livello politico. Il Movimento 5 stelle, cioè la forza politica che si è imposta perché Italia viva non facesse parte della coalizione, ha rivendicato il contrario: se ci fosse stato il partito di Renzi, l'elettorato M5s sarebbe stato ancora meno spinto ad andare alle urne, e quindi anche la coalizione ne avrebbe sofferto. Su queste valutazioni politiche, naturalmente, è difficile avere una prova scientifica. Ciò che invece si può dimostrare, ha spiegato Vassallo, è che in questo modo gli elettori che alle europee avevano scelto un partito ‘centrista' hanno votato in buona parte per Bucci. Dato che la differenza tra i due candidati è stata di appena 8mila voti, si è trattato di uno spostamento decisivo.
"Emerge in modo abbastanza chiaro dai numeri. In altri casi, trattando di gruppi così piccoli, non si hanno evidenze molto robuste. Ma in questo caso abbiamo effettuato molte verifiche, e ci risulta uno spostamento coerente nella Regione di quella componente dell'elettorato". Insomma, chi pochi mesi fa aveva votato Azione, o +Europa, o anche Italia viva, tendenzialmente questa volta ha scelto il centrodestra.
Non che sia una novità assoluta: "Abbiamo visto tante volte una maggiore propensione di quell'elettorato a dividersi, nelle tornate amministrative. Qualche flusso verso il centrodestra dagli elettori dell'area liberale ed europeista di centrosinistra, o ‘centrista' se si preferisce, l'abbiamo rilevato spesso. Ma non in queste dimensioni. Evidentemente la modalità in cui si compone l'offerta, in cui si fanno le alleanze, conta".
L'impressione, ha detto Vassallo, è che l'effetto sia stato "maggiore di quello che si poteva pensare", perché tenendo fuori Matteo Renzi "non sono venuti meno solo gli elettori di Italia viva". C'era una "quota più ampia di quell'area elettorale", che vale "3-4 punti percentuali, non di più". Punti che però, in questo caso, sarebbero stati decisivi.
Quali sono le buone notizie per il centrosinistra
Se c'è una buona notizia, per il campo largo, è che il Partito democratico ha retto bene, raggiungendo il 28,5% dei voti (insieme al 5,3% della lista di Orlando). "Come di consueto, l'elettorato del Pd è molto più continuo e stabile nelle varie tornate elettorali". E anche in questo caso, nonostante l'astensione altissima, "c'è stato pochissimo astensionismo da parte degli elettori del Pd che avevano partecipato alle europee di giugno. Chiaramente qualcosa è venuta meno, ma è come se praticamente tutti fossero andati a votare. Al contrario di quello che è accaduto negli altri partiti".
Dall'altra parte, invece, chi rivendica che il risultato delle liste a sostegno di Orlando è stato buono nel complesso ha ragione a metà. È vero che la differenza tra le liste di Orlando è quelle di Bucci è stata di appena 2mila voti, ben meno degli 8mila tra i due candidati. Questa è un'altra argomentazione per chi sostiene che non servisse includere Italia viva: non servivano necessariamente più voti a livello di liste, ma al candidato presidente. Tuttavia, Vassallo ha ricordato che "alle europee le liste dell'area del centrosinistra ‘allargato' erano arrivate verso il 50% in Liguria e il centrodestra al 44%". Insomma, "in termini di percentuali di lista, il centrodestra è cresciuto, nonostante le inchieste giudiziarie e i casi mediatici collegati".
Il paragone è invece molto più positivo "rispetto alle regionali del 2020". Negli ultimi anni "l'area complessiva del centrosinistra si è consolidata". E adesso "si può dire che la Liguria è una Regione pienamente contendibile, anche nel nuovo schema bipolare, anche con un centrosinistra che ancora fa più fatica del centrodestra a stare insieme".
Perché il Movimento 5 stelle è andato così male
Un altro degli aspetti più discussi è il risultato del Movimento 5 stelle: appena il 4,56% dei voti. Le analisi dei flussi elettorali non permettono di individuare che peso abbia avuto la faida tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo: "Verrebbe quasi naturale pensare che abbia influito, ma i numeri non ce lo mostrano". Quello che emerge sicuramente, però, è una "tendenza ricorrente nell'elettorato del Movimento 5 stelle".
Infatti, da tempo, alle elezioni amministrative i sostenitori del M5s non si presentano alle urne, oppure scelgono di sostenere un altro schieramento. "Hanno subito un calo simile, facendo le dovute proporzioni, anche in Sardegna. Lì avevano una loro esponente candidata alla presidenza, e non c'era stata nessuna turbolenza interna. Anzi, era un momento in cui sembrava che tutto funzionasse nel M5s: Conte non era ancora in contrasto con Grillo in modo così evidente, era saldamente a capo del partito e aveva anche ottenuto il risultato di vedere scelta la candidata proposta dai 5 stelle".
In più "Todde era stata brava, la vittoria era stata favorita dalla trasversalità della candidata". Eppure, nonostante il buon clima nel partito, la qualità della candidatura e tutti gli altri fattori a favore, gli elettori "hanno comunque in parte ceduto all'astensionismo".
Come si spiega il calo di Fratelli d'Italia
In ultimo, c'è la questione di come sia arrivata la vittoria del centrodestra. Una spiegazione che, numeri alla mano risulta piuttosto elementare: "Ha vinto soprattutto per la cessione di voti dall'altra parte". Ovvero, "ha preso un po' di voti dai 5 Stelle, una piccola parte di voti da ex elettori del Pd, e una parte significativa di voti dagli elettori dell'area centrista".
È bastato questo a far pendere la bilancia in favore di Marco Bucci. L'astensionismo, che ha condizionato tutti, non ha danneggiato il centrodestra in modo particolare. Al di fuori di Genova una certa quota di persone che avevano votato FdI alle europee si è astenuta, ma una parte più o meno equivalente di elettori che non erano andati alle urne a giugno ha scelto il partito di Meloni. Una scelta che si può forse giustificare con la "attrattività" della candidatura di Bucci per un elettorato di periferia, anche se qui si parla di "congetture".
Fratelli d'Italia ha sicuramente ottenuto meno voti di quanto si potesse prevedere, fermandosi al 15,1%: "Ha ceduto molto di più alle liste civiche" che sostenevano Bucci, rispetto a quanto abbiano fatto Lega e Forza Italia. Un fatto insolito, dato che normalmente "lo scambio è maggiore tra Forza Italia e queste liste del presidente, che esprimono di le varie componenti civico-moderate". In ogni caso, questo calo di FdI non è certamente "indizio di una tendenza nazionale: dubito che Fratelli d'Italia la prossima settimana perda due punti nei sondaggi, ecco".