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Perché il ruolo del ministro italiano Fitto nella Commissione Ue è a rischio

I Verdi e i Socialisti, due gruppi che avevano votato per il secondo mandato di Ursula von der Leyen, contestano l’idea di nominare l’italiano Fitto tra i vicepresidenti della Commissione. Fitto è dei Conservatori, il gruppo di Giorgia Meloni, che aveva votato contro Von der Leyen. Dargli un ruolo di prestigio, quindi, potrebbe mettere a rischio l’equilibrio della maggioranza europea.
A cura di Luca Pons
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La nuova composizione della Commissione europea avrebbe dovuto essere annunciata domani, 11 settembre, ma l'appuntamento è slittato. Se ne riparlerà la prossima settimana, martedì mattina. Il motivo principale non ha a che fare con l'Italia: la Slovenia ha cambiato il suo candidato commissario, nominando una donna (Marta Kos) su spinta di Bruxelles che voleva aumentare almeno un po' il (basso) numero di donne. Ora la nomina di Kos deve passare dal Parlamento, e non si concluderà prima di venerdì. Ma i problemi che agitano la nuova Commissione sono altri, e uno di questi è il ruolo dell'italiano Raffaele Fitto. Che adesso, dopo che i Socialisti e i Verdi hanno preso apertamente posizione contro di lui, potrebbe perdere la possibilità di essere tra i vicepresidenti della Commissione.

Perché i Socialisti (e non solo) si lamentano per il ruolo di Fitto

Fitto, attualmente ministro degli Affari europei e del Pnrr nel governo Meloni, è stato nominato per la sua conoscenza dei fascicoli europei e la sua fama da ‘moderato' e mediatore, oltre al fatto che è considerato tra i ‘fedelissimi' della premier. Stando alle indiscrezioni, nella nuova Commissione potrebbe avere la delega a Coesione, Economia e Pnrr. Soprattutto, potrebbe essere nominato tra i vicepresidenti. Un obiettivo a cui il governo Meloni punta esplicitamente da mesi. Il problema, però, è che il ministro fa parte di Fratelli d'Italia, e quindi dei Conservatori europei (Ecr).

Il gruppo, guidato da Meloni, a luglio aveva votato contro il bis di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea. Aveva votato quindi, in sostanza, contro il programma proposto da Von der Leyen per i prossimi cinque anni. A favore si erano schierati i Popolari (Ppe), i Socialisti (S&D), i liberali (Renew) e anche i Verdi. Adesso, se un esponente dei Conservatori ricevesse un ruolo di spicco nella Commissione, sarebbe un controsenso. Questa almeno è la linea di Verdi, Liberali e Socialisti, che hanno contestato apertamente il possibile ruolo di Fitto.

Verdi e S&D: "Così non possiamo sostenere la Commissione"

Von der Leyen "è stata eletta a luglio solo perché ha ottenuto anche i nostri voti e non quelli dell’estrema destra, ecco perché la Commissione non deve spostarsi improvvisamente a destra", ha detto la co-presidente dei Verdi, Terry Reintke. "L'Italia ha il diritto di proporre il suo commissario, ma proporre un politico del gruppo dei Conservatori come parte della leadership della Commissione minerebbe intenzionalmente la coalizione democratica ed europeista di luglio".

I Socialisti hanno commentato con un lungo comunicato della capogruppo Iratxe García, un "chiaro avvertimento" contro l'intenzione di "portare attivamente l'Ecr al cuore della Commissione". Tra le richieste di S&D, infatti, c'è una "equa distribuzione delle posizioni di vicepresidente esecutivo che rifletta la maggioranza nel Parlamento europeo". Non si cita esplicitamente Fitto, ma è chiaro che di lui si parli. "Se queste aspettative non saranno soddisfatte sarà molto difficile, o persino impossibile, sostenere i commissari presentati da Ursula von der Leyen".

Cosa può succedere adesso

Infatti, a Von der Leyen non basterà comunicare i nuovi commissari: tutti dovranno superare l'esame del Parlamento europeo. Ciascun candidato sarà chiamato, dalla commissione di parlamentari che si occupa del suo tema di competenza, a rispondere a delle domande scritte e poi a sostenere un colloquio orale. Al termine di questo incontro, che può durare anche ore, la commissione parlamentare voterà per approvare o meno il candidato. Non è un voto vincolante, ma ha un peso politico molto forte.

Al termine, l'intero Parlamento voterà la ‘fiducia', per così dire, alla Commissione. Perdere il sostegno di Socialisti e Verdi, quindi, potrebbe fermare sul nascere la nuova Commissione di Ursula von der Leyen. Così, nei prossimi giorni, bisognerà trovare la quadra.

I problemi non riguardano solo Fitto. I Socialisti lamentano anche che il Lussemburgo non abbia scelto come commissario Nicolas Schmit, che era stato il candidato socialista a guidare la Commissione prima delle elezioni europee; al suo posto il governo lussemburghese ha scelto un esponente dei Popolari, e Von der Leyen non si è opposta. In più, la presidente avrebbe l'intenzione di dare la delega a Affari sociali e Occupazione all'austriaco Magnus Brunner, anche lui dei Popolari, invece che ai Socialisti.

Insomma, il ruolo del commissario italiano potrebbe tornare in discussione ed essere messo sul tavolo per trovare un nuovo equilibrio politico e assicurarsi il supporto di S&D. Non è detto che la delega e soprattutto la vicepresidenza gli vengano sottratte, ma al momento è ancora una possibilità.

La linea "senza pregiudizi" del Pd

Da parte sua, il Pd (il partito più numeroso tra i Socialisti europei all'Europarlamento) non si è detto contrario alla vicepresidenza di Fitto. Nonostante l'opposizione al governo Meloni resti netta, schierarsi contro Fitto potrebbe significare anche far perdere all'Italia una vicepresidenza e una delega pesante. Così, per il momento la posizione è attendista.

Il capodelegazione a Bruxelles, l'ex segretario dem Nicola Zingaretti, ha detto il Pd giudicherà "senza pregiudizi" la sua nomina e che l'importante è "la coerenza con il programma politico di legislatura", che non è stato votato dai Conservatori. "Noi ci siamo sempre augurati, e continuiamo a farlo anche dopo le scelte del governo italiano, che l'Italia abbia il giusto peso che merita e che spetta a un grande Paese fondatore".

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