Perché il referendum sull’eutanasia è stato giudicato inammissibile dalla Corte Costituzionale
"Il referendum non era sull'eutanasia ma sull'omicidio del consenziente": lo ha detto il presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, in conferenza stampa, sottolineando che "l'omicidio del consenziente sarebbe stato lecito in casi ben più numerosi e diversi da quelli dell'eutanasia". Insomma, non si poteva giudicare ammissibile il referendum promosso dall'associazione Luca Coscioni in quanto non era sull'eutanasia, ma sull'omicidio del consenziente. Avrebbe aperto, ha spiegato Amato, all'impunibilità per chiunque avesse ucciso un'altra persona con il suo consenso.
E ancora: "Leggere che chi ha deciso non sappia cosa sia la sofferenza, mi ha ferito. Ha ferito tutti noi. L'uso della parola eutanasia ha portato a questo. Perché non era un quesito sull'eutanasia, ma sull'omicidio del consenziente".
Amato ha chiamato in causa anche il Parlamento, che al momento sta lavorando a una proposta di legge sul fine vita. Ma non sull'eutanasia, sul suicidio assistito: "Non è che se il Parlamento non lo fa… Io non ho problemi a farlo ma il quesito referendario apriva aree di impunibilità… Il primo ragazzo 18enne che arriva a decidere che vuole farla finita e trova un altro ragazzo come lui che glielo fa… Allora è bene che si esprima il Parlamento. Con il quesito avremmo aperto, ricevendo anche tanti sì, ad altri casi e ne saremmo stati tutti responsabili. Sarebbe andata ben oltre i casi per cui ci si aspetta che l'eutanasia possa avere luogo".
Per poi aggiungere: "Il nostro Parlamento forse sarà troppo occupato dalle questioni economiche, ma forse non dedica abbastanza tempo a cercare di trovare la soluzione su questi temi valoriali. È fondamentale che in Parlamento capiscano che se questi temi escono dal loro ordine del giorno possono alimentare dissensi corrosivi per la coesione sociale".