I progetti della destra italiana per i giovani fanno paura. La narrazione è sempre più distorta, di giorno in giorno, di ora in ora. Man mano che ci si avvicina alle elezioni del 25 settembre i protagonisti rilanciano, dal servizio militare di Salvini – che è tornato alla carica col suo cavallo di battaglia per insegnare l'educazione ai giovani – alle ultime dichiarazioni di Giorgia Meloni, che vuole "combattere le devianze e crescere nuove generazioni di italiani sani e determinati" con lo sport. È quella parola – devianza – che fa paura.
Chi sono adesso i giovani deviati? Chi lo stabilisce? Cosa significa per Meloni? La leader di Fratelli d'Italia nel video integrale diffuso sui suoi social parla di alcol, tabacco e droghe. E di una sana educazione sportiva. Ricorda qualcosa, sì. Ma ciò che fa più paura è che il concetto di devianza si presta a moltissime interpretazioni, soprattutto da parte di chi continua a parlare di ideologia gender e di lobby Lgbt – con quel comizio furioso davanti all'estrema destra spagnola che è ancora negli occhi di tutti – e sa bene come scegliere le parole che pronuncia. In una card diffusa sui social del partito, poi, spuntano persino patologie come l'obesità e l'anoressia nella lista delle devianze giovanili.
Combattere le devianze dei giovani, rieducarli, costringerli a lavorare – così come prevedono gli appunti di programma pubblicati lo scorso maggio al termine della convention di Fratelli d'Italia – sono concetti che richiamano un immaginario più che noto. Meloni sta portando avanti due campagne parallele: mentre cerca di istituzionalizzarsi nutre la sua base richiamando i valori degli italiani "sani e determinati".
Basta collegare i puntini per comporre il disegno: i giovani sono pigri, svogliati, delinquono nelle baby gang – qui c'è pure il gancio per attaccare i migranti, anche se non è vero neanche questo – perciò devono essere costretti a lavorare, a fare sport, vanno corrette le loro devianze. Il progetto di Fratelli d'Italia per le nuove generazioni è questo. Si intuiva già con l'accanimento contro i giovani che preferiscono il reddito di cittadinanza a un lavoro sottopagato e ultra precario, è vero. Ma ora è evidente che Meloni vuole mettere in atto una vera e propria rieducazione.
Resta sempre incomprensibile come tutto questo si concili con il concetto di libertà di cui Meloni si vanta di essere rappresentante. Ascoltando le sue parole per i giovani si prospetta più che altro un'era di proibizionismo, vista la lista di devianze da combattere che rischia pure di allungarsi. Durante la pandemia ha fatto un opposizione durissima alle misure per tutelare la sanità pubblica, definendole orwelliane. Ora vuole costringere i giovani a lavorare per legge. C'è poco da girarci intorno: finora essere giovane in Italia è stato deprimente, con queste premesse comincia a fare paura. Soprattutto nell'Italia che sarà dopo il 25 settembre.