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Cosa ha detto il procuratore Lo Voi al Copasir, il ruolo di pm e servizi segreti nel caso Caputi

Il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, ha parlato per tre ore al Copasir, comitato parlamentare che tiene i rapporti con i servizi segreti. È accusato di aver rivelato segreti d’ufficio, legati al capo di gabinetto di Giorgia Meloni, Gaetano Caputi. Nella sua audizione, Lo Voi ha difeso l’operato della procura.
A cura di Luca Pons
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Ha parlato per oltre tre ore davanti al Copasir il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi. Ieri il Comitato parlamentare per la sicurezza (che può svolgere audizioni coperte da segreto ed è il tramite tra i parlamentari e i servizi segreti) ha ascoltato Lo Voi in relazione alle accuse che lo riguardano.

Con una mossa senza precedenti il Dis, dipartimento governativo che coordina i servizi di intelligence, ha presentato un esposto nei suoi confronti a inizio febbraio, accusandolo di aver divulgato documenti riservati dell'Aisi (i servizi segreti interni). Lo Voi ha difeso il suo operato e quello della procura, confutando le accuse. Tutto ruota attorno a Gaetano Caputi, capo di gabinetto di Giorgia Meloni.

Perché Lo Voi è stato convocato davanti al Copasir

Caputi è stato al centro di tre diversi accertamenti dell'Aisi nel 2023, tutti senza esiti ‘preoccupanti'. La cosa è emersa quando i documenti relativi a quei controlli sono stati trasmessi alla procura di Roma, impegnata in un'inchiesta che vede come indagati anche alcuni giornalisti del quotidiano Domani. La procura ha inserito quei documenti nel fascicolo a disposizione degli indagati, come avviene normalmente. Così, la notizia è stata pubblicata.

Su Lo Voi, però, si è scatenata una bufera politica. Il procuratore, già accusato da Giorgia Meloni nel caso Almasri, è stato ritenuto responsabile di una fuga di notizie, una vera e propria rivelazione di segreti. Alfredo Mantovano, sottosegretario con la delega ai servizi, sempre davanti al Copasir ha parlato di possibili "gravissimi reati". E, come detto, il Dis si è mosso in prima persona presentando un esposto nei confronti del procuratore capo di Roma, cosa mai avvenuta.

La spiegazione del procuratore e gli errori dei servizi segreti

Ieri Lo Voi ha difeso la propria posizione. Innanzitutto, ha sottolineato che perché si parli di rivelazione di segreto d'ufficio ci deve essere il dolo, l'intenzione di svelare un segreto. Questo non può esserci se la persona interessata, cioè lo stesso procuratore, non sa che si tratta di un segreto. Quando la procura ha contattato i servizi segreti riguardo al caso, ha fatto semplicemente una richiesta di informazioni per verificare che quelle ricerche su Caputi – che risultavano dal registro degli accessi alla banca dati dell'Agenzia delle Entrate – fossero state autorizzate.

Non era un ordine di esibizione di documenti: se così fosse stato, l'Aisi sarebbe stata tenuta a rispondere precisamente nel merito, e poi il procuratore avrebbe dovuto secretare l'informazione. Invece si trattava di una richiesta semplice, in cui la procura specificava anche di inviare le risposte se "non sussistono ragioni ostative". Insomma, se ci fosse stato un segreto da tutelare i servizi segreti avrebbero potuto rifiutarsi di rispondere.

Quando poi il direttore dell'Aisi Bruno Valensise ha replicato, lo ha fatto con un documento in cui confermava che le tre ricerche degli agenti erano autorizzate dai superiori, e in due casi spiegava anche cosa le aveva motivate. La procura aveva ritenuto che queste informazioni non potessero aiutare nella propria indagine, quindi aveva lasciato stare questo filone e non aveva chiesto altro. In questa risposta dell'Aisi, ha spiegato Lo Voi, non c'era nulla che indicasse che si trattava di informazioni coperte da segreto.

Per questo, dopo un'attenta valutazione, si è deciso di allegarla al fascicolo degli indagati. Anche perché, per legge, anche se il documento non fosse stato allegato i giornalisti avrebbero comunque potuto leggerlo (ma non averne una copia). Cosa che l'Aisi doveva sapere. Dunque, in ogni caso non ci sarebbe stato nessun segreto da tutelare.

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