Perché il prezzo della benzina continua ad aumentare nonostante i cartelli del governo Meloni
Il prezzo della benzina sale ancora: secondo le rilevazioni settimanali del ministero dell'Ambiente, il prezzo medio la settimana scorsa è stato di 1,929 euro al litro per la benzina e di 1,796 euro per il gasolio. Rispetto alla rilevazione precedente, l'aumento per la benzina è stato di 3,12 centesimi e per il gasolio di 5,03 centesimi. In particolare, per la benzina si tratta del prezzo medio più alto registrato da oltre un anno, cioè da luglio 2022.
Perché gli aumenti continuano, nonostante il governo Meloni abbia messo in campo il suo intervento solo una settimana fa, con i cartelli che adesso indicano il prezzo medio regionale al distributore? La risposta ha a che fare con le dinamiche internazionali che regolano il prezzo del petrolio, con le accise sulla benzina e anche con la misura in sé, cioè con i cartelli che riportano il prezzo medio regionale dei carburanti.
Quanto è salito finora il prezzo della benzina e quanto crescerà ancora
Come detto, il prezzo della benzina la settimana scorsa ha toccato il suo massimo da luglio 2022 (nelle medie settimanali del ministero): 1,929 euro al litro. In una settimana è salito di 3,1 centesimi, in due settimane di quasi 7 centesimi. Secondo un'associazione di consumatori come Assoutenti i prezzi comunicati dal ministero dell'Ambiente "sono già ampiamente superati perché relativi alla scorsa settimana", e i prezzi nella seconda settimana di agosto starebbero continuando a salire. Secondo l'associazione, la media di oggi sarebbe arrivata a 1,936 euro al litro.
In effetti, il governo non fornisce un aggiornamento quotidiano sulla media nazionale, ma su quella regionale sì: sul sito del ministero delle Imprese è possibile consultare il prezzo medio in ciascuna Regione e anche in autostrada. Per oggi, 8 agosto, il prezzo medio in autostrada è a 2,002 euro per la benzina (self service). Nelle Regioni, invece, la tariffa varia dal 1,913 delle Marche al 1,962 di Bolzano per la benzina.
È ancora presto per dire se il trend sia di un aumento continuato, ma diversi elementi fanno pensare che il picco potrebbe non essere ancora stato raggiunto. Davide Tabarelli, presidente della società di ricerca Nomisma energia, intervistato dal Quotidiano nazionale ha detto che i prezzi "cresceranno, ma il trend lascia presagire un tetto inferiore ai massimi che abbiamo registrato nel 2022", con il picco a marzo 2022 (benzina a 2,184 euro al litro).
Perché sta aumentando il costo del petrolio
Uno dei motivi per cui la benzina ha ripreso a costare sempre di più è l'aumento del prezzo del petrolio. Come spiegato da Davide Tabarelli, se "il trend dei prezzi di carburante è in aumento" e continuerà a salire è anche perché "la Russia, insieme all’Arabia Saudita e agli Stati Uniti, è uno dei principali produttori ed esportatori di petrolio: il contesto internazionale è decisamente ostile". Mentre le importazioni dalla Russia sono ridotte e le scorte degli Stati Uniti sono ridotte, la domanda globale di petrolio aumenta, e così i prezzi salgono.
In più, c'è la "decisioni dell’Opec di ridurre la produzione di petrolio". A inizio giugno, i Paesi dell'Opec+ hanno annunciato che abbasseranno la soglia massima per la produzione di benzina nel 2024. In più l'Arabia Saudita, il maggior produttore mondiale, ha detto che da luglio avrebbe tagliato la produzione di un milione di barili al giorno. Già allora, fonti qualificate con ampia esperienza nel settore avevano detto a Fanpage.it che l'impatto sul prezzo dei carburanti in Italia non sarebbe stato solo di breve periodo. Il prezzo del petrolio Brent, da inizio luglio a oggi, è salito da circa 75 dollari al barile a circa 85 dollari al barile.
Il peso delle accise sul prezzo al distributore
Come spiegato da Davide Tabarelli, tra i tanti fattori che determinano il peso della benzina in Italia Tabarelli "c'è l'amplissima percentuale di tasse che pesa su ogni litro di carburante. Tutti i costi legati alla produzione, al trasporto, allo stoccaggio e all'erogazione, sono racchiusi in una forbice di una ventina di centesimi, circa il 10% del totale: il nocciolo del problema è altrove".
Da inizio gennaio 2023, il taglio delle accise stabilito dai precedenti governi è stato cancellato dal governo Meloni. Negli ultimi giorni, nonostante si sia registrato un nuovo aumento delle tariffe, il governo ha chiarito che non c'è nessuna intenzione di tornare ad abbassarle.
L'associazione di consumatori Consumerismo ha chiesto che l'esecutivo intervenga "con urgenza per calmierare i prezzi dei carburanti, replicando la misura del taglio delle accise", soprattutto perché si avvicina Ferragosto e si verificano "le solite speculazioni che accompagnano le partenze estive degli italiani". Per l'associazione, servirebbe un taglio "in occasione del contro-esodo di agosto", che però certamente non arriverà.
Perché il cartello del governo Meloni non serve a ridurre i prezzi
In questo scenario, la mossa del governo Meloni di obbligare i distributori a esporre un cartello con il prezzo medio regionale non ha portato a un significativo calo dei prezzi. D'altra parte il suo scopo dichiarato era aumentare la trasparenza, e non necessariamente abbassare le tariffe. La proposta era arrivata con un decreto a gennaio: allora, il ministero dell'Ambiente Pichetto Fratin aveva detto che l'aumento dei prezzi era legato anche alla speculazione dei benzinai.
L'idea di esporre il prezzo medio regionale era mirata a dare più possibilità di scelta agli autisti, evitando i distributori con un prezzo troppo al di sopra della media. E, di conseguenza, l'obiettivo era spingere gli esercenti con i prezzi più alti ad abbassarli. Invece, nell'ultima settimana il prezzo medio è ulteriormente aumentato.
"Il cartello del prezzo medio rischia di non essere la panacea di tutti i mali annunciata dal ministro Urso", ha commentato Roberto Di Vincenzo, presidente di Fegica, confederazione di gestori. Già prima dell'entrata in vigore, il presidente dell'Antitrust Roberto Rustichelli aveva sottolineato che non c'era necessità di introdurre questa novità perché erano "incerti i benefici per i consumatori" ed era invece possibile che si verificasse una "riduzione degli stimoli competitivi".
L'Unione nazionale dei consumatori, che ha definito il caro benzina attuale "l'ennesima speculazione sull'esodo degli italiani", ha sottolineato che il numero di distributori con il prezzo sopra la media è più alto di quelli che fanno una tariffa sopra la media. Perciò, "i benzinai incentivati a far salire il prezzo avendolo sotto la media", rispetto al contrario.