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Perché il Parlamento ha ricominciato a litigare sul Mes

La ratifica del Mes continua a far discutere, con il governo che vuole allungare i tempi per provare a inserirla nella trattativa del patto di stabilità e alcune opposizioni che spingono per approvarla subito. Intanto in commissione è arrivato l’ok al testo base, con gran parte dei partiti che si sono astenuti.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Sono anni che il centrodestra combatte contro il Mes, tanto da ispirare la famosa conferenza stampa in cui l'ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, fece "nomi e cognomi", accusando gli avversari politici di lavorare con il "favore delle tenebre". Anche all'epoca la polemica riguardava proprio il Meccanismo europeo di stabilità, che periodicamente torna al centro dell'attenzione, fondamentalmente per un motivo: l'Italia deve ratificarlo per adeguarsi agli altri Paesi europei. E continua a non farlo. Ieri, però, è arrivato un documento dal ministero dell'Economia che spiega che non c'è alcun rischio nella ratifica. Il Tesoro, guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti, ha dato un segnale al Parlamento, per quanto la maggioranza si sia sbrigata a definirlo solo "tecnico" e non "politico". Poi, al termine di 24 ore complicate, è arrivato il primo ok in commissione al testo base.

La Lega è, insieme a Fratelli d'Italia, il partito che più volte ha criticato il Mes e si è opposta alla sua approvazione. E dal Carroccio ci hanno tenuto a sottolineare la loro posizione: "Non va ratificato", ha ribadito questa mattina il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari. Anche tra le opposizioni non c'è alcun fronte comune: l'ex Terzo polo spinge da tempo, in tutte le sue componenti, per la ratifica, così come il Partito Democratico. Discorso diverso per il Movimento 5 Stelle: "Siamo contrari allo strumento del Mes, perché ha delle condizionalità che distruggono i Paesi – ha detto il vicepresidente grillino, Michele Gubitosa – Sicuramente non voteremo a favore".

In commissione Esteri alla Camera c'erano due progetti di legge molto simili tra loro, uno dei dem e uno del Terzo polo, sulla ratifica dello strumento. Alla fine si è trovata l'intesa su un testo base, che è stato approvato con i voti favorevoli di Partito Democratico, Azione, Italia Viva e Verdi e Sinistra, mentre tutti i partiti di maggioranza e il Movimento 5 Stelle si sono astenuti. L'obiettivo era chiaro: far passare il testo – perché bocciarlo sarebbe stato un segnale poco gradito in Europa – e prendere tempo prima che cominci la discussione in Aula. Da Fratelli d'Italia fanno sapere che fino all'inizio di agosto non ci sarà modo di affrontare il progetto di legge. Insomma, se ne parla a settembre.

Nel frattempo crescono i malumori nel governo e in Forza Italia, per via della tensione che sale con l'Europa: il ministro Giorgetti riceve costanti sollecitazioni sulla ratifica. Il pensiero, ora, è trovare una strategia di uscita: ratificarlo sì, ma solo dopo il vertice di settembre in cui si ridiscuterà il Patto di stabilità, per provare a trattare mettendo sul tavolo ancora una volta il Mes come contropartita. Anche perché l'Italia ha tanto da chiedere in Europa, e molto poco da offrire in termini negoziali.

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