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Perché il governo potrebbe eliminare lo Spid e come cambia l’identità digitale: l’analisi dell’esperto

I gestori dello Spid sono in trattativa con il governo, le loro convenzioni scadono ad aprile. Se non si trovasse un accordo, si potrebbe “spegnere” lo Spid per puntare sulla carta d’identità elettronica. Eugenio Prosperetti, avvocato con anni di esperienza nel settore, spiega a Fanpage.it cosa succederebbe.
A cura di Luca Pons
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Negli ultimi giorni si è parlato della possibilità che il governo Meloni voglia eliminare, o "spegnere", lo Spid. Il sistema di identità digitale è molto diffuso (oltre un miliardo di accessi nello scorso anno, lo usano più di 33 milioni di italiani), ma è gestito da aziende private. Ad aprile, scadrà la convenzione tra queste aziende e il governo (in particolare l'Agenzia per l'Italia digitale, o Agid).

Dato che lo Spid è diventato estremamente diffuso, e chi lo usa non paga per farlo, i gestori chiederebbero allo Stato circa 50 milioni di euro all'anno per compensare i costi del servizio attuale. Si tratta, assicurano, di una cifra molto più bassa di quella che lo Stato e le pubbliche amministrazioni risparmiano grazie alle identità digitali.

Già a dicembre, il sottosegretario del governo Meloni Alessio Butti aveva lanciato la proposta di "iniziare a spegnere lo Spid e promuovere la Carta d'identità elettronica come unica identità digitale", per limitare i costi per lo Stato. Il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo aveva poi assicurato che lo Spid sarebbe stato salvaguardato, ma per ora pare che le trattative siano ferme.

Eugenio Prosperetti, avvocato con anni di esperienza nel settore, insegna Diritto degli algoritmi e del data management all'università Luiss di Roma ed è stato, dal 2017 al 2019, consulente giuridico proprio per l'Agid. A Fanpage.it, spiega qual è la situazione e come potrebbe cambiare lo Spid prossimamente.

Sta seguendo la trattativa tra il governo e l'Agid per la gestione dello Spid?

So solo quello che si scrive sui giornali. Sicuramente è una situazione delicata, anche perché Agid ha il direttore generale in rinnovo (Francesco Paorici, entrato in carica a inizio 2020 con un mandato di tre anni, ndr), quindi è un po' debole al momento per gestire questo dossier.

I gestori hanno ragione a lamentarsi perché lo Spid gli costa troppo e non ci guadagnano?

Il modello economico in effetti è un po' particolare. Sono obbligati a rilasciare lo Spid gratuitamente – inizialmente doveva essere così solo per i primi due anni, ma poi è stata una cosa di fatto prorogata. Si paga solo per eventuali facilitazioni, come il rilascio a distanza. Infatti, per fare renderlo più sostenibile economicamente, si pensava di aprirlo all'uso da parte dei privati.

Cioè?

Per come è fatto lo Spid qualunque privato, ad esempio una banca, potrebbe adottarlo come sistema di autenticazione per i suoi clienti. In questi casi, i gestori vengono pagati in base alla quantità di accessi, ma questo aspetto non è stato valorizzato. Lo stesso vale per gli Spid a uso professionale, che si possono creare (a pagamento) con la propria email di lavoro per accedere a determinati servizi senza dare tutti i propri dati personali.

Perché non si punta di più su queste possibilità?

Perché sono partite in pratica dall'anno scorso, o ancora stanno partendo. Non sono ancora molto diffusi, l'Agid ci ha messo anni a regolarli, e ancora il lavoro non è completo.

Al di là dei costi, perché il governo Meloni dovrebbe voler eliminare lo Spid?

Quella di spegnere lo Spid è un'ipotesi che hanno fatto tutti i governi da quando è nato. Ci sono state dichiarazioni, poi smentite, rettificate…insomma, c'è una linea di pensiero che dice ‘è inutile avere due identità digitali, c'è lo Spid e anche la carta d'identità elettronica. A questo punto se i gestori dello Spid si lamentano e creano problemi, noi portiamo tutto verso il pubblico'.

Se le trattative non vanno e lo Spid "salta", che cosa succede?

Una possibilità è spegnere lo Spid e far usare solo la Cie (carta d'identità elettronica, ndr). Tecnicamente, si può fare. L'anno scorso sono stati rafforzati alcuni servizi della Cie, ora c'è la possibilità di non usare sempre il microchip della carta d'identità per accedere a un servizio. Però vorrebbe dire eliminare l'identità elettronica prevalente: oggi, tra le autenticazioni a servizi pubblici online, 9 su 10 vengono fatte con lo Spid, una sola con la Cie. E allora, se uno ha dimestichezza con i servizi digitali va bene, si converte. Però alcune persone hanno faticato molto a farlo, e a impararlo. Quindi si verrebbe a creare una sfiducia, secondo me: ‘perché devo imparare un'altra cosa, tanto poi la tolgono'. In più non tutti hanno la carta d'identità elettronica, o qualcuno ce l'ha e ha perso il codice che serve per attivare l'identità digitale. Ci sarebbe uno sconvolgimento sociale non banale.

Giusto per chiarirlo, una volta per tutte: qual è la differenza tra lo Spid e la Cie?

La Cie è la carta d'identità, quindi ha una funzione che lo Spid non ha: è un documento. Io pago una ventina di euro al Comune per averla, e con un codice che mi danno posso utilizzare l'identità digitale collegata per i servizi della pubblica amministrazione. Questo, però, richiede di far sempre leggere la carta d'identità al cellulare, con appositi sensori. Lo Spid ha solo la seconda funzione, non è un documento, ma il vantaggio è che non richiede di avere una tessera sempre con sé: basta avere nome utente, password e il cellulare.

Sostituire lo Spid con la carta d'identità elettronica è davvero possibile?

Come dicevo, tecnicamente è fattibile. Parlano un linguaggio comune. E non è nemmeno un'ipotesi basata sul nulla.

In che senso?

A livello di Unione europea, c'è una proposta per creare un portafoglio d'identità elettronica europea, cioè un nuovo servizio che raccoglie sia versioni digitali di altri documenti, come la patente, la tessera sanitaria… sia l'identità elettronica. Questa potrebbe essere Spid o Cie, ma in ogni caso dovrebbe essere al livello massimo di sicurezza. La Cie ce l'ha di default – è il motivo per cui bisogna avere la carta d'identità in mano per usarla – mentre per lo Spid sarebbe il livello 3, che è a pagamento. Al momento, questo livello praticamente non lo richiede nessuno e non ce l'ha nessuno.

E quindi all'Italia converrebbe puntare sulla Cie?

Direi che si potrebbe trovare una forma di integrazione tra i due servizi.

Come?

Finora, di fatto la Cie ha funzionato un po' come il livello 3 dello Spid, anche per questo quasi nessuno l'ha acquistato. Per i servizi sanitari, o bancari, o comunque che richiedono un livello di sicurezza estremamente alto, finora si usa la Cie, mentre lo Spid si usa per gli altri casi perché è più pratico.

Quindi di fatto una specie di integrazione c'è già.

Però alla base c'è il problema della gestione. La Cie la gestiscono il ministero dell'Interno e l'Istituto poligrafico dello Stato. Lo Spid lo gestisce e lo vigila Agid. L'integrazione si può fare, ma ci deve essere un solo ente, e il ministero dell'Interno non ha le strutture informatiche né il personale per gestire lo Spid. Questo potrebbe essere il primo intervento. A quel punto, con due sistemi che sono ben integrati, deciderà il cittadino se vuole usare lo Spid o la Cie. Se lo Spid diventasse a pagamento, si risolverebbe il problema per le aziende private che non guadagnano, e toccherà a loro dare qualche vantaggio agli utenti per riuscire a farselo pagare.

Così lo Spid resterebbe alle aziende private, come Poste italiane, che al momento ne gestisce la maggior parte. Potrebbe gestirlo direttamente lo Stato?

Diciamo che non sempre le piattaforme gestite dallo Stato sono il massimo in termini di usabilità e di efficienza dei servizi. A volte i privati sono più bravi a dare supporto e renderla amichevole per gli utenti. Poi, non è impossibile: ad esempio oggi abbiamo la società PagoPA che gestisce i pagamenti e l'app Io. Però, anche il sistema PagoPA non è gratuito, si pagano delle commissioni. Questo è il punto da tenere a mente.

Il fatto che in ogni caso lo Spid non sarebbe "gratis"?

Esatto. Se anche lo Stato gestisse lo Spid, comunque dei costi ci sono e da qualche parte vanno recuperati. Se si decide di recuperarli dalla fiscalità generale, benissimo, è una scelta. Per il momento si sono fatte scelte diverse. Poi c'è tutto il problema del monopolio. Quando si parla di identità ad uso privato e professionale (come nell'esempio delle banche), e non solo di identità pubblica, c'è una questione di concorrenza: lo Stato non può entrare in quel mercato e imporre il suo monopolio. Quindi per lo Spid "di Stato" vedo delle complicazioni.

In che modo deve migliorare lo Spid, per come è adesso?

Più che altro si deve migliorare molto nel comunicare a cosa serve.

Spiegare meglio i modi in cui lo Spid può tornare utile?

Ad esempio: se a me arriva una multa dal Comune, quando torno dalle vacanze c'è questa raccomandata che mi dice che devo andare all'ufficio postale a ritirare la sanzione, e intanto scorrono i termini per il pagamento, eccetera… Ora, io che sono un po' addetto ai lavori so che posso andare sul sito del Comune, entrare con Spid, trovare la copia elettronica della multa e procedere al pagamento con PagoPA. In venti minuti davanti al computer, ho risolto. Ma questo nella raccomandata che ti arriva non c'è scritto. Manca tanta informazione. Uno studente Erasmus che va in Europa può continuare a usare il suo Spid per accedere ai servizi della pubblica amministrazione nel Paese dove va. Anche questo non viene detto, e ci sono tanti esempi.

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