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Perché il governo Meloni si è spaccato sul canone Rai e cosa succede ora tra Lega e FI

Il voto contrario di Forza Italia su un emendamento della Lega riguardante il canone Rai – a cui anche il governo aveva dato parere positivo – ha portato una rottura. I leader del centrodestra cercheranno di ricomporla, ma nelle settimane verso l’approvazione della manovra ci sarà occasione per altri ‘screzi’.
A cura di Luca Pons
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Forza Italia ha votato non solo contro la Lega, ma contro il governo. Ieri, in commissione Bilancio al Senato, mentre si discuteva il decreto fiscale che oggi arriva in Aula, è stato bocciato un emendamento del Carroccio che proponeva un taglio del canone Rai da 90 a 70 euro. Una misura già varata per quest'anno, che sarebbe stata comunque compensata con altri soldi statali alla tv pubblica. Su quello stesso emendamento FI aveva preso apertamente una posizione contraria, ma il governo – tramite la sottosegretaria all'economia Lucia Albano – aveva comunque dato parere favorevole. Al momento della conta, i due senatori forzisti si sono schierati contro portando alla sconfitta della proposta.

Cosa è successo nel voto sul canone Rai

Il taglio del canone Rai era una misura su cui la Lega aveva puntato. Già varata lo scorso anno, come detto, anche se per le casse dello Stato significava una perdita di circa 430 milioni di euro per i leghisti era una ‘bandiera' su cui puntare, dato che più volte il leader Salvini ha promesso di arrivare addirittura ad azzerare il canone. E d'altra parte, in questa manovra le altre promesse storiche della Lega – la flat tax e Quota 41, ad esempio – si sono decisamente allontanate.

Per questo, il Carroccio contava di portare a casa almeno una conferma del taglio del canone. E ieri, a Rtl 102.5, lo stesso Salvini aveva commentato polemico: "Forza Italia non vuole abbassare il canone Rai? Mi spiace, non per la Lega, ma per gli italiani: se quella tassa non sarà tagliata lavoreremo lo stesso su altri fronti". Prima di sottolineare che non c'era "nessuno scontro" con FI.

Per Forza Italia invece la misura era insensata perché avrebbe obbligato lo Stato a "dare 400 milioni di risparmi alla Rai", come l'ha messa il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri. Anche Antonio Tajani aveva anticipato il voto contrario, pur chiarendo in anticipo che non si sarebbe aperta alcuna crisi di governo, né un caso interno alla maggioranza. E, secondo varie ricostruzioni, il taglio del canone sarebbe anche stata sgradita a Mediaset, perché avrebbe potuto portare ad alzare la quota pubblicitaria che la Rai può incassare (aumentando quindi la concorrenza).

La reazione di Giorgia Meloni

Nelle ore successive al voto è arrivata la reazione di Giorgia Meloni, che è sembrata molto simile a un rimprovero: "L'inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno", ha affermato Palazzo Chigi in una nota informale diffusa dalle agenzie di stampa. Secondo diversi retroscena, nell'incontro successivo con Tajani le tensioni si sarebbero alzate.

Davanti alle telecamere, la premier ha commentato con una battuta: "Se abbiamo trovato l’accordo per un cessate il fuoco in Libano, possiamo farlo pure sul canone Rai". Ha derubricato l'intera faccenda a "schermaglie". E ha aggiunto: "Non ci vedo niente di particolarmente serio". Resta comunque la rottura. Su una misura, come detto, appoggiata anche dal governo, dato che la sottosegretaria Albano aveva dato il parere favorevole. Una mossa che, di solito, è il segnale per i parlamentari della coalizione di mettere da parte le divisioni e seguire l'indicazione dell'esecutivo. Cosa che stavolta non è avvenuta.

I problemi e gli scontri tra Lega e Forza Italia

A conferma che ieri le "schermaglie" non si sono limitate alla questione del canone Rai, nella stessa commissione poco dopo è arrivato il voto contrario della Lega su un emendamento di Forza Italia. Una ‘ripicca' dei leghisti che hanno affossato una proposta di Claudio Lotito sulla sanità in Calabria. Forza Italia e Fratelli d'Italia, invece, avevano votato a favore. In questo caso la rottura ha fatto meno notizia perché il governo non aveva preso posizione, rimettendo alla commissione. Poco dopo, un emendamento sul payback sanitario di Fratelli d'Italia è passato grazie ai voti dell'opposizione, dato che la Lega ha deciso di non partecipare alla votazione.

Insomma, le tensioni tra Lega e FI non si sono esaurite. D'altra parte, negli ultimi mesi sono numerosi i temi su cui i due partiti del centrodestra hanno tenuto posizioni opposte o almeno molto distanti. Dalla tassa sugli extraprofitti delle banche – che di fatto è stata del tutto depotenziata – all'Autonomia differenziata, ma anche su una questione cara alla Lega come il terzo mandato per i presidenti di Regione, o ancora sulla riforma della cittadinanza proposta da FI. Senza pensare alle occasioni in cui Salvini ha ‘sforato' le sue competenze da ministro dei Trasporti, ad esempio prendendo una linea nettissima sul mandato di arresto internazionale per il premier israeliano Netanyahu (questione che invece spetta agli Esteri, e quindi a Tajani, gestire).

Uno dei problemi alla base del rapporto tra i due è che ormai i sondaggi politici sono in buona parte concordi che il secondo partito della maggioranza sia Forza Italia. Il vantaggio in alcune rilevazioni è molto sottile, mentre in altre è più sostanzioso, ma quasi ovunque il Carroccio è dato al terzo posto. Come d'altra parte è successo anche nelle ultime elezioni regionali in Liguria, Emilia-Romagna e Umbria.

Stando ai retroscena, Tajani e i forzisti vorrebbero un riconoscimento politico di questa situazione. Un occhio di riguardo in più per gli emendamenti proposti in manovra, ad esempio. Ma la Lega si sarebbe già opposta, chiarendo che i gruppi parlamentari sono l'unica cosa che conta. E da quel punto di vista il vantaggio del Carroccio è evidente: i seggi leghisti sono 94, quelli forzisti appena 68. Con queste premesse, è difficile che lo scontro sul canone Rai sia l'ultimo tra i due partiti.

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