Perché il governo Meloni sta litigando sul nuovo decreto Superbonus e cosa succede con le ultime modifiche
Sono giorni decisivi per la questione Superbonus che negli ultimi giorni ha scaldato gli animi all'interno della maggioranza. Se non una frattura, di certo c'è stato un botta e risposta ripetuto tra il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Lega) e il leader di Forza Italia Antonio Tajani. Il primo ha proposto un emendamento che allunga da quattro a dieci anni il tempo per ottenere il rimborso spese sulle ristrutturazioni effettuate. Una norma "di buonsenso", per Giorgetti, che Tajani ha invece messo parzialmente in discussione, dando voce a un malessere condiviso da tutto il suo partito – in un diverbio che potrebbe avere a che fare anche con la campagna elettorale in corso per le europee. I punti su cui si concentrano le critiche di Forza Italia sono soprattutto due: le nuove regole retroattive per il Superbonus, che potrebbero svantaggiare banche e imprese, e il mancato rinvio della sugar tax. Le prossime tappe della vicenda prevedono per oggi pomeriggio un vertice in Senato sul decreto: sarà il termine ultimo per la presentazione di sub-emendamenti alle proposte di governo e relatore. Domani si vota in commissione Finanze al Senato e infine nel pomeriggio di mercoledì 15 maggio il testo sarà discusso in Aula. Il decreto deve essere convertito in legge entro il 29 maggio, per non perdere validità.
Il problema della retroattività e lo "spalma crediti" su 10 anni
Il nodo principale attorno a cui ruota la discussione è la retroattività della spalmatura su dieci anni del Superbonus. L'emendamento di Giorgetti ipotizza un intervento su spese già sostenute (dal 1° gennaio 2024): un prolungamento obbligatorio da quattro a dieci anni del tempo di recupero del superbonus, sia come detrazione che come credito d'imposta. La scelta non è andata giù a Forza Italia: Tajani ha affermato che la retroattività "è inaccettabile", ma ha anche rassicurato che "per un emendamento l'esecutivo non traballa".
A preoccupare il leader di FI sono le sorti di banche e imprese, due soggetti inevitabilmente penalizzati dallo "spalma crediti" allungato a dieci anni. Il problema, certo, è la retroattività, ma non solo. Per coloro che non hanno scelto di detrarre il bonus – quindi di pagare in anticipo le spese – ma di prenotare il diritto alla cessione del credito o allo sconto in fattura (opzioni recentemente abolite ma non per tutti i casi) il valore del credito si abbassa notevolmente se questo è recuperabile in dieci anni e non più in quattro. I contratti con le banche o le imprese, nella maggior parte dei casi, sono già stati firmati: solo aspettando la conversione del decreto tutte le parti potranno agire con certezza.
Sulle tensioni interne alla maggioranza si è scatenato il solito valzer di dichiarazioni. Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva, lancia la stilettata: "Era difficile fare peggio di Conte sul Superbonus, incredibilmente il governo Meloni ci sta riuscendo". Lo stesso Conte parla di "spettacolo indecoroso" in cui il Superbonus "è diventato il capro espiatorio della loro incapacità". Salvini invece getta acqua sul fuoco: "Sono sicuro che si troverà una soluzione". E anche Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia, fa sapere che il partito sta" lavorando per presentare modifiche" sia sul Superbonus sia sulla sugar tax. Per poi chiarire: "Sul Superbonus si andrà ad incidere sul tema della retroattività che, come ha spiegato Antonio Tajani, viola i principi della certezza del diritto".
Cos'è la sugar tax, il nuovo terreno di scontro del governo
Diversa questione è quella che riguarda la sugar tax. Dopo quattro anni di rinvii, la tassa sulle bevande analcoliche zuccherate entrerà in vigore dal 1° luglio 2024, ma fino al 2026 in misura dimezzata. Per la plastic tax, invece, nuovo rinvio al 2026. Forza Italia non è mai stata convinta di questa tassa e si schiera al fianco delle associazioni di categoria. Ad esempio Assobibe, che parla di "doccia fredda per le imprese". Intervistato dal Corriere della Sera, Tajani ha ricordato come sulla volontà di rinviare nuovamente la sugar tax ci fosse "il parere favorevole dell'esecutivo. Se dovesse passare l'aumento del Mef il costo delle bevande si alzerebbe, le aziende vedrebbero contratte le vendite, si perderebbero posti di lavoro". Anche in questo caso, quindi, Forza Italia lamenta di non essere stata coinvolta e accusa il ministero dell'Economia di aver agito di testa propria.
La sugar tax vuole limitare, attraverso la penalizzazione fiscale, il consumo di bibite ad alto contenuto di zuccheri. L'aliquota dovrebbe essere fissata a 5 euro per ettolitro (ossia 5 centesimi di euro per litro) per i prodotti finiti. Per i prodotti in polvere da diluire, l'imposta dovrebbe invece essere pari a 0,13 euro per chilogrammo. Dal 1° luglio 2026, poi, le cifre salirebbero a 10 e 0,25 euro. Così infatti era stato previsto nella legge di Bilancio del 2020 che aveva istituito l'imposta e la Plastic tax, quest'ultima nuovamente slittata al 1° luglio 2026.