Perché il governo Meloni ha chiuso il confine con la Slovenia e qual è il suo piano anti terrorismo
Il governo Meloni ha deciso di ‘chiudere' il confine con la Slovenia – dal 21 ottobre si potrà passare solo dopo un controllo dei documenti – e non è l'unico provvedimento per intensificare i controlli di sicurezza. Nelle ultime settimane, dall'attacco di Hamas ai danni di Israele, si sono riaccese le tensioni internazionali legate al Medio Oriente e questo ha fatto temere che anche nei Paesi europei ci sia il rischio di una ripresa degli attacchi terroristici. Lo ha detto il governo quando ha comunicato la sospensione dell'accordo di Schengen con la Slovenia: "L’intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell’Europa, in particolare dopo l’attacco condotto nei confronti di Israele, ha infatti aumentato il livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione". Ne è stato un esempio, secondo il governo, anche l'attentato avvenuto a Bruxelles lunedì sera.
La misura più eclatante è il ripristino dei controlli al confine con la Slovenia, che partirà il 21 ottobre e durerà dieci giorni, ma sarà prorogabile fino a sei mesi. Una scelta che è arrivata ieri dopo un incontro con alcuni ministri e i vertici delle agenzie di sicurezza. La decisione "si è resa necessaria per l’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, l’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica e soprattutto per questioni di sicurezza nazionale", ha detto Giorgia Meloni, rivendicando la "piena responsabilità" di questa mossa.
Si cercherà di ridurre al minimo i problemi per i transfrontalieri, ha fatto sapere Palazzo Chigi. Il problema, che sarebbe stato segnalato anche dall'intelligence italiana, è che chi arriva dalla Slovenia spesso lo fa in modo irregolare, perché non è stato registrato quando è entrato nell'Unione europea (ad esempio da Ungheria o Slovacchia, o anche dalla Grecia). Questo permette pochi controlli su chi entra in Italia. Gli ingressi non regolari in Friuli-Venezia Giulia sarebbero stati almeno 16mila dall'inizio dell'anno.
Per il momento quello con la Slovenia è l'unico confine su cui l'Italia intende ripristinare i controlli, anche se non è escluso che se ne aggiungano altri. La prossima settimana Giorgia Meloni parteciperà al vertice del Consiglio europeo, e tra i temi sul tavolo ci sarà probabilmente anche un confronto sulla sicurezza europea e le misure da adottare. Antonio Tajani, ministro degli Esteri, ha detto a Mattino 5: "È una sospensione che ha tempi limitati ed è legata alla contingenza per evitare che ci siano terroristi che girano indisturbati per l'Europa. Voglio essere molto chiaro, non abbiamo rischi di attentati" in Italia, "non c'è nessun segnale in questa direzione. Non ci sono rischi, però, non possiamo abbassare la guardia".
Nel frattempo, il governo italiano ha già adottato altre misure di sicurezza contro i possibili attacchi terroristici. Come spiegato in Parlamento dal ministro dell'Interno Piantedosi, sono già stati intensificati i controlli presso gli "obiettivi sensibili". Si parla di sinagoghe, centri religiosi e luoghi di ritrovo delle comunità ebraiche, ma anche di zone di transito come le stazioni o gli aeroporti, oltre a sedi diplomatiche legate a Israele.
Infine, c'è la questione delle persone migranti che arrivano dal Mediterraneo. Il ministro Piantedosi ha ribadito più volte che il governo Meloni si è concentrato sul "contrasto all'immigrazione irregolare" anche perché ci sono "possibili profili di rischio di infiltrazione terroristica nei flussi". Dovrebbero partire quindi controlli più intensi nelle aree di sbarco e negli hotspot, anche se non è ancora stato chiarito cosa vorrà dire questo concretamente. Il commissario dell'emergenza migranti, Valerio Valenti, ha detto in audizione alla Camera che chi viene soccorso sarà fotosegnalato e identificato già sulle navi di linea. L'obiettivo è "ridurre a zero la possibilità che siano trasferite da Lampedusa alla terraferma persone di cui ignoriamo l’identità".