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Perché il governo italiano ce l’ha con la Banca centrale europea

L’attacco del vicepremier Antonio Tajani – “È ora di abbassare i tassi in maniera più sostanziosa, Lagarde non deve arrabbiarsi se lo dico” – è solo l’ultimo di una lunga serie. Il governo Meloni ha contestato più volte l’operato della Bce, anche le sue mosse hanno effettivamente portato a un calo dell’inflazione.
A cura di Luca Pons
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Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani ha parlato a San Paolo, durante la sua missione in America Latina, e si è rivolto direttamente alla presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde. Parlando della situazione economica europea e italiana, Tajani ha detto: "C'è un problema che riguarda i tassi".

Il problema, ha continuato, è che "noi paghiamo più per interessi sul debito pubblico rispetto a quanto spendiamo per la sanità". L'altissimo debito pubblico italiano fa sì che effettivamente ogni anno lo Stato paghi decine di miliardi di euro in interessi (nel 2022 erano 83 miliardi, pari al 4,2% del Pil, ma già da quest'anno potrebbero superare i 100 miliardi). Non si tratta davvero di una somma più alta di quella stanziata per la sanità come detto da Tajani (125 miliardi di euro nel 2022), ma è comunque una cifra decisamente elevata – maggiore, ad esempio, di quella dedicata all'istruzione.

Il segretario di Forza Italia ha insistito che il problema sono i tassi d'interesse che la Bce ha alzato più volte negli ultimi due anni, e che solo da alcuni mesi ha iniziato ad abbassare lentamente: "È giunta l'ora che finalmente la signora Lagarde abbassi in maniera più sostanziosa i tassi. Serve più coraggio. Lei si arrabbia e dice che è indipendente. La Banca centrale è indipendente, ma io sono libero di esprimere le mie idee e dire quello che penso: se si vuol crescere, in questa fase bisogna diminuire il costo del denaro".

Il riferimento del ministro era a uno scambio avvenuto poche settimane fa, dopo il secondo taglio della Bce. Come a giugno, anche a settembre la Banca centrale aveva deciso di abbassare di poco il livello degli interessi (25 punti base, invece di 50 come chiedeva anche il governo Meloni). Tajani aveva commentato chiedendo "più coraggio" e dicendo che era "troppo poco", e Christine Lagarde aveva replicato a distanza sottolineando che la Bce è indipendente e non è soggetto a "pressioni politiche di alcun tipo".

Uno scambio tutto sommato limitato. Ma sicuramente non era la prima volta che l'esecutivo attaccava la Banca centrale europea. A giugno, poco prima del primo taglio dei tassi, era stato l'altro vicepremier, Matteo Salvini, a parlare durante un comizio della Lega in vista delle elezioni europee: "[La Bce] non è autonoma e anarchica. Ha scherzato coi risparmi, con lo stipendio, con i mutui e con la vita delle famiglie italiane: dovrà tornare a rispondere delle sue azioni, nel bene o nel male, ai popoli europei". E ancora: "La signora Lagarde non può essere libera di portare povertà e miseria in giro per l’Europa".

Sempre Salvini, mentre ci trovavamo ancora nel momento dei rialzi, aveva attaccato Lagarde: "Vive su Marte. La Bce fregandosene delle difficoltà economiche delle famiglie e delle imprese aumenta il costo del denaro". A giugno dell'anno scorso, subito dopo un altro rialzo, il leader della Lega aveva parlato di "scelta insensata e dannosa", chiedendo "a chi fanno comodo queste decisioni assurde?". E Tajani si era unito: "Sono rimasto un po' deluso. Quando i tassi sono troppo alti si rischia la recessione".

Al di là delle contestazioni politiche legittime, l'impressione è che negli ultimi anni la linea della Bce abbia comunque dato i suoi frutti. I continui rialzi dei tassi d'interesse, che li hanno portati in poco tempo dallo zero ai livelli decisamente elevati, avevano lo scopo di abbassare l'inflazione. Ed effettivamente l'aumento dei prezzi ha rallentato parecchio: due anni fa l'inflazione in Italia era all'11,8%, mentre gli ultimi dati Istat indicano che a settembre era allo 0,7%. Da giugno è iniziato un progressivo abbassamento dei tassi d'interesse da parte della Banca centrale. I primi due tagli sono già arrivati, e un terzo è atteso prima della fine dell'anno, forse già a ottobre.

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