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Perché il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza sui migranti: cosa cambia ora

Il governo Meloni ha deliberato lo stato d’emergenza sui migranti in tutto il territorio nazionale. Fonti dell’esecutivo spiegano che con le nuove misure si potranno realizzare procedure e azioni più veloci per offrire ai migranti soluzioni di accoglienza in tempi brevi e rafforzare le attività di identificazione ed espulsione di chi non ha diritto a essere accolto in Italia.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Consiglio dei ministri di oggi ha deliberato lo stato d'emergenza nazionale sui migranti, su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci. La misura avrà la durata di sei mesi e sarà sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro previsti dal Fondo per le emergenze nazionali. "Abbiamo deciso lo stato di emergenza sull'immigrazione per dare risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi", ha spiegato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al termine della riunione.
La decisione è arrivata dopo un confronto tra lo stesso Musumeci e il ministero dell'Interno Matteo Piantedosi, e dopo gli incrementi degli arrivi negli ultimi giorni: se ne sono registrati 3.002 in soli cinque giorni, con un picco di 1.389 venerdì 9 aprile.

"Abbiamo aderito volentieri alla richiesta del ministro Matteo Piantedosi, ben consapevoli della gravità di un fenomeno che registra un aumento del 300 per cento. Né la Sicilia né Lampedusa, né le altre regioni, e penso a Calabria e Puglia, possono da sole affrontare questa condizione di emergenza. È necessario quindi ricorrere a misure anche in deroga all'ordinamento vigente – le ha spiegato Musumeci -. Sia chiaro, non si risolve il problema, la cui soluzione è legata solo ad un intervento consapevole e responsabile dell'Unione europea".

"Stato d'emergenza per l'hotspot di Lampedusa": il comunicato del Cdm

"Il Consiglio dei ministri ha esaminato i dati presentati dal Ministro dell'interno Matteo Piantedosi in relazione al forte incremento dei flussi migratori verso l'Italia registrato nell'anno in corso, che sta determinando situazioni di gravissimo sovraffollamento nei centri di prima accoglienza e, in particolare, presso l'hotspot di Lampedusa, e alle previsioni di un ulteriore incremento delle partenze nei prossimi mesi", si legge nel comunicato finale del Cdm in cui si sottolinea che "da tali dati consegue la necessità di provvedere con urgenza all'attuazione di misure straordinarie per decongestionare l'hotspot di Lampedusa e per realizzare nuove strutture, adeguate sia alle esigenze di accoglienza sia a quelle di riconoscimento e rimpatrio dei migranti che non hanno i requisiti per la permanenza sul territorio nazionale". Per questo, si spiega, è stato deliberato lo stato di emergenza per i migranti.

Cosa succede con lo stato d'emergenza nazionale sull'immigrazione

La dichiarazione dello stato di emergenza, spiegano fonti di governo, anche attraverso il coinvolgimento della Protezione Civile e della Croce Rossa italiana, consentirà di assicurare risposte più efficaci e tempestive sul piano della gestione dei migranti e della loro sistemazione sul territorio nazionale. Si potranno da un lato realizzare procedure e azioni più veloci per offrire ai migranti soluzioni di accoglienza in tempi brevi con adeguati standard, e dall'altro aumentare e rafforzare le strutture finalizzate al rimpatrio dei non aventi diritto alla permanenza in Italia (Cpr), potenziando le attività di identificazione ed espulsione. Sullo sfondo naturalmente l'intento del governo è proseguire il lavoro per arrivare a una comune strategia europea sull'immigrazione.

Salvini: "L'Europa si svegli"

Per il ministro dei Trasporti Matteo Salvini è fondamentale "che l'Europa si svegli e intervenga: è da anni che chiacchiera, ma non ha mai mosso un dito, ed è il momento di dimostrare che esiste una comunità, un'Unione e la solidarietà non è solo a carico dell'Italia, della Spagna della Grecia o di Malta.

"Mille arrivi al giorno non siamo in grado di sostenerli economicamente, culturalmente, socialmente, e quindi se l'Europa c'è, visto che noi siamo contribuenti netti per miliardi di euro all'anno, è il momento che lo dimostri. Altrimenti non ce la facciamo", ha detto ancora il leader della Lega che chiede "almeno un centro rimpatri per ogni regione".

Ma non è l'unica richiesta avanzata dalla Lega, ora che il decreto Cutro è all'esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato, dove sono attesi i pareri e gli eventuali emendamenti del governo.

"Nel decreto già si mette mano alla protezione speciale, che era quella che una volta era la protezione umanitaria – ha detto il capogruppo del Carroccio alla Camera Riccardo Molinari -. Quindi nel testo uscito dal Cdm abbiamo già una limitazione di questo tipo. Quello che noi abbiamo fatto nei nostri emendamenti è cercare di riportare in vigore le norme del decreto Salvini, quindi il decreto di sicurezza, definendo in maniera chiara e rigida quali sono i casi a cui dare la protezione speciale. Oltre a questo ci sono una serie di altre norme come ad esempio sui centri di accoglienza, dove si vuole prolungare a 180 giorni la permanenza come era prima e sulle regole sull'accoglienza. Quindi il nostro intento è quello di riportare in vita quelle normative che hanno dimostrato di funzionare, nella limitazione dell'immigrazione clandestina e sono certo che anche i colleghi di Fratelli d'Italia abbiano lo stesso obiettivo, quindi cercare di limitare il fenomeno e quindi un'intesa si troverà sicuramente". L'obiettivo, insomma, "è ritornare ai decreti sicurezza del governo Conte". 

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