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Opinioni

Perché il governo Draghi adesso rischia sul serio (e la crisi è dietro l’angolo)

Dopo settimane di polemiche, botta e risposta e j’accuse reciproci la maggioranza ha raggiunto un livello di saturazione che potrebbe rappresentare la fine del “governo dei migliori”. Quello che è successo alla Camera sul decreto Aiuti non è che l’antipasto.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo potrebbe avere le ore contate. Dopo settimane di polemiche, botta e risposta e j'accuse reciproci la maggioranza ha raggiunto un livello di saturazione che non si vedeva dalla "mossa del cavallo" di Matteo Renzi, che ha portato la fine del Conte bis e la nascita del governo a guida Mario Draghi. Un governo che, diciamocelo, non era partito troppo bene, con la Lega che faceva opposizione dall'interno sulla riapertura del Paese dopo la pandemia e le distanze politiche spesso insuperabili tra le parti. Ma è la guerra in Ucraina che ha pesato ancora di più sulle dinamiche e gli equilibri partitici. Al Movimento Cinque Stelle è costata una scissione, che in realtà era nell'aria da mesi. La questione delle armi a Kiev però non ha fatto che da trampolino di lancio per rispolverare antichi mal di pancia, che si stanno concretizzando nel voto sul decreto Aiuti.

C'è la questione del reddito di cittadinanza, misura cavallo di battaglia dei Cinque Stelle che riceve attacchi su ogni fianco. Italia Viva vuole un referendum per abolirla, la Lega e Forza Italia lo picconano con la retorica dei "soldi regalati a chi sta sul divano", il Pd non ha certo mostrato i muscoli per difenderlo. E poi c'è il Superbonus, criticato duramente dallo stesso Mario Draghi davanti a tutta Europa, nella piena plenaria di Strasburgo: il provvedimento targato M5s che doveva far ripartire l'Italia dopo la crisi Covid e che invece è stato smontato pezzo dopo pezzo. Come del resto è stato fatto con il Cashback, un'altra delle misure sponsorizzate dal Movimento. Nel decreto Aiuti c'è anche il termovalorizzatore di Roma, specchio delle distanze con il Partito democratico: ma la questione rifiuti nella Capitale, strappata dai dem all'ex sindaca Virginia Raggi, è solo l'ultimo dei malumori (più o meno mascherati) di un'alleanza che è nata in primis per evitare la scalata al potere della destra, più che su un vero e proprio feeling politico.

La settimana scorsa, quando Palazzo Chigi ha blindato il decreto Aiuti alla Camera con la fiducia, il Movimento Cinque Stelle ha confermato la propria. Ma oggi i deputati hanno abbandonato l'Aula nel momento del voto. Spingendo Draghi a convocare alcuni ministri a Palazzo Chigi e salire al Quirinale dal presidente Mattarella. Giuseppe Conte gli aveva un documento dettagliato sulle sue condizioni per restare dentro al perimetro della maggioranza, ma non ha ricevuto risposte. D'altronde si tratta di paletti che un governo dalle larghissime intese come quello attuale fatica a poter accettare. E forse non è altro che un pretesto per abbandonare un campo che ha logorato l'universo dell'elettorato Cinque Stelle.

Conte chiaramente non poteva accettare un silenzio come risposta (nonostante questa fosse l'unica possibile da Chigi). Doveva alzare il tiro ed esattamente questo ha fatto alla Camera. Ma allo stesso tempo, dando questo segnale costringe le controparti, in primis Matteo Salvini a comportarsi di conseguenza. E alzare ancor più i toni. E in tutto questo fracasso, è chiaro che non si può andare avanti ancora a lungo. Probabilmente è proprio questo che Draghi ha detto a Mattarella, che non può più continuare ad essere il presidente del Consiglio di Pd e Forza Italia.

Potrebbe essere questioni di giorni. Il decreto Aiuti passa infatti ora in Senato, dove i Cinque Stelle non potranno più replicare il trucchetto di Montecitorio. Non potranno più, cioè, votare la fiducia e poi rifiutare di esprimersi sul provvedimento. A Palazzo Madama il voto è unico. O sì o no. E allora forse vedremo se il "governo dei migliori" è davvero crollato. Se si andrà a votare prima del previsto o se, in fin dei conti, la parentesi Draghi possa continuare anche senza i Cinque Stelle.

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Politica. Mi appassiona scrivere di battaglie di genere e lotta alle diseguaglianze. Dalla redazione romana, provo a raccontare la quotidianità politica di sempre con parole nuove.
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