“Perché il Cremlino punta su Salvini, ora più che mai”: parla Shekhovtsov, esperto di destre e Russia
Il Cremlino “mobilita i pochi amici rimasti”, e la Lega è fra questi. Anche se a spingere i leghisti verso Mosca sono “soprattutto interessi economici individuali”. Il partito di Matteo Salvini è diventato “più importante che in passato” per i russi. Che ripongono ormai poche speranze nel M5s, spaccatosi sul sostegno all’Ucraina, e in Fratelli d’Italia, trasformatosi “da pro-Putin in un quasi nemico”. Anton Shekhovtsov, autore di “Russia and the Western Far Right: Tango Noir” (Routledge, 2017) è considerato il maggior esperto mondiale dei rapporti fra la destra radicale dell’Occidente e la Russia di Vladimir Putin. Una danza che non ha portato allo zar i risultati sperati, dice a Fanpage.it. Nonostante si prospettino probabili vittorie elettorali delle destre in Europa. Abbiamo raggiunto telefonicamente Shekhovtsov a Vienna, dove dirige il Centro per l’integrità democratica e la collana editoriale “Esplorazione delle destre estreme”.
È realistico pensare che la Russia cerchi di influenzare le vicende politiche italiane? In particolare, come valuta le notizie riportate da La Stampa sui presunti abboccamenti tra emissari della Lega e funzionari del ministero degli Esteri russo?
Mosca sta cercando di mobilitare gli amici che gli sono rimasti, perché con l’invasione dell’ Ucraina di amici ne ha persi parecchi. La Lega è tra quelli rimasti. Al Cremlino non possono permettersi di ignorare chi è ancora disposto a collaborare.
In passato, riferendosi all’affaire dell’hotel Metropol, lei mi disse che i protagonisti russi dell’incontro moscovita con il leghista Savoini erano mezze tacche, personaggi di secondo piano. Adesso — secondo quanto riportato da La Stampa e da altri giornali italiani — c’è di mezzo l’ambasciata a Roma. C’è di mezzo un diplomatico, Oleg Kostyukov, che è anche il figlio del capo del servizio segreto militare, il Gru. Sono cose che nella nomenclatura russa contano. È cambiato il livello dei rapporti?
La differenza la fa la guerra in Ucraina. Prima i rapporti con la Lega per il Cremlino erano una buona cosa ma non erano certo cruciali o esistenziali. Oggi la situazione è cambiata. Quei rapporti sono diventati più importanti. Perché la Russia ha sempre meno supporto, anche nei partiti di destra, in Europa. Quindi, il livello si è alzato.
E questo vale anche per gli emissari della Lega? Il “nuovo Savoini”, regista dei rapporti con la Russia, è l’avvocato Antonio Capuano, esperto di affari internazionali. Che caratura politica hanno i leghisti che parlano con i russi?
Mi sembra che in molti casi lo scopo delle relazioni della Lega con la Russia sia di fare affari. La politica è in secondo piano. Ed è per questo che le relazioni sono spesso affidate a personaggi pittoreschi e piuttosto avventurosi. Sono loro che spingono la Lega nelle mani della Russia. Per esempio, i tanti viaggi in Crimea organizzati dalla Lega hanno certamente a che fare col business in senso stretto.
Ma quei viaggi hanno una valenza politica forte: si tratta di legittimare l’annessione, di sostenere le ragioni di Mosca. Non è così?
Si tratta soprattutto di aggirare le sanzioni e sviluppare affari. Piccoli e medi affari. In segreto, perché in teoria le sanzioni lo proibiscono. Per questo c’è fame di investimenti stranieri. In pratica, in Crimea puoi fare molti soldi, se sei furbo e agisci con cautela. Sono certo che la Lega sia implicata in qualche modo in questo genere di affari. Non necessariamente come partito, ma a livello individuale, di appartenenti o simpatizzanti del partito.
E può dimostrarlo?
Non ancora, ma sono convinto che la mia teoria sia valida. Merita uno studio approfondito alla ricerca delle prove. Ma la Lega non ha mai fatto mistero dei suoi obiettivi affaristici in Russia. È onnipresente alle conferenze commerciali nel Paese e suoi esponenti hanno detto pubblicamente di volere perseguire scopi commerciali. Senza fare il nome delle aziende coinvolte, che altrimenti rischierebbero sanzioni. Naturalmente, la Lega non è tutta così. Molti suoi europarlamentari, per esempio, sono esenti dalle tentazioni politico-affaristiche del Cremlino. Ma il punto è che la Russia ti offre l’opportunità di fare soldi facilmente, se sei abbastanza attento.
È un argomento convincente.
E naturalmente non solo per la Lega. L’estrema destra austriaca si è comportata in modo analogo nei confronti delle sirene affaristiche del Cremlino. Almeno fino allo scandalo di Ibiza del maggio 2019 (quando fu pubblicato un video in cui il presidente del Partito della libertà dell’Austria Heinz-Christian Strache apparentemente chiedeva finanziamenti a una sedicente cittadina russa. La vicenda portò alla caduta del governo austriaco, ndr).
Secondo La Stampa, l’avvocato Capuano, agendo per conto della Lega, ha parlato anche con un diplomatico di Pechino, per organizzare il seguito cinese della “campagna per la pace” di Salvini che doveva avere come prima tappa Mosca. C’è un interesse concertato sino-russo nella politica italiana?
Non mi risulta che russi e cinesi lavorino insieme per influenzare la politica di Paesi europei. Ma l’argomento è interessante, perché la Cina, che da tempo ha forti influenze economiche in Europa, recentemente ha iniziato a cercarne di politiche. Non sapevano come fare. Ma hanno copiato dai russi. Sono ancora goffi, però imparano alla svelta. E se davvero hanno relazioni con la Lega, è perché sanno che la Lega le ha con la Russia, e che quindi è abbordabile. È in atto un processo di apprendimento. La Cina sta imparando dalla Russia come esercitare influenza politica in Europa.
Poco fa diceva che Mosca ritiene preziosi i contatti con la Lega perché con la guerra ucraina “ha perso molti amici”. Ovvero?
La spaccatura dei Cinque stelle, dovuta in buona parte a differenze di vedute riguardo al sostegno e alle forniture di armi all’Ucraina, fa sì che il Cremlino non possa più fare affidamento sul Movimento. E soprattutto è cambiata la posizione di Fratelli d’Italia: era un partito decisamente pro-Cremlino, tanto da candidare per le amministrative dei 2016 a Roma Irina Osipova, figlia
del direttore del Rossotrudnichestvo (Istituto del ministero degli Esteri russo per gli scambi culturali, ndr) nella capitale italiana.
Adesso la Meloni non perde occasione per proclamare l’atlantismo e la fedeltà ai valori occidentali di FdI.
Un cambiamento dovuto alla guerra in Ucraina, e che a Mosca probabilmente non si aspettavano. La Meloni non ha voluto lasciare al centro-sinistra il monopolio del sostegno all’Ucraina auspicato da molti italiani. È una populista, va dove vuole il popolo. E non mi pare che il popolo italiano sia in maggioranza filo-russo, anche se chi vuole lasciare l’Ucraina a se stessa fa più rumore rispetto agli altri. Credo che la Meloni abbia preso una decisione saggia, dal suo punto di vista.
Ma a Mosca si conta sulla possibilità che un eventuale governo Meloni, seppure atlantista, si occupi principalmente dei problemi interni e molto meno della guerra in Ucraina. E questo gioca favore della Russia.
È senz’altro così. Ma c’è delusione al Cremlino per lo sbandierato atlantismo di FdI. Anche perché, a fronte della situazione internazionale, il Cremlino si è schierato una volta per tutte con le destre. Fonti vicine al vertice dello Stato hanno detto alla testata online Meduza che il posizionamento è stato esplicitato e ratificato ai massimi livelli. La Russia oggi sta con i Salvini, Gli Orban e i Bolsonaro. E da una figura come Meloni vorrebbe un sostegno ben più diretto alla sua politica estera.
Una cosa che senz’altro porta voti alle destre è l’immigrazione. Il quotidiano Repubblica sostiene che dalla Cirenaica, dove sono dispiegati i mercenari russi del gruppo Wagner, sono aumentati i flussi di migranti attraverso il Mediterraneo. La Russia usa Wagner per far aumentare la pressione migratoria e portare voti alla destra e in particolare a Salvini?
L’obbiettivo primario del gruppo Wagner sono i soldi. Per definizione. Chi si arruola, lo fa per i soldi. Al contempo, alcune delle cose fatte per soldi sono utili strategicamente o tatticamente per il Cremlino. Non c’è alcuna contraddizione, in questo. Se fosse vero che Wagner facilita il traffico di migranti sul Mediterraneo, il motivo sarebbe il denaro. È un traffico redditizio. Non come la droga o le armi, ma redditizio. Ed è anche un traffico utile per Mosca. Creare pressione sugli elettorati e le società europee è nel suo interesse. È quello che vorrebbe fare anche con il ricatto del grano ucraino: provocando la fame in Africa si aumenta la pressione migratoria sull’Europa e il seguito delle destre cresce. Ma pure in questo caso non è da sottovalutare l’interesse strettamente economico sottostante ai furti di cereali raccolti nel Paese invaso.
In conclusione, la danza intrapresa dalla Russia con le destre europee ha pagato? Il “tango noir”, come lei lo ha chiamato, è stato un successo per Mosca?
Al momento direi proprio di no. Un successo sarebbe stato il ritiro delle sanzioni. Invece le sanzioni continuano ad aumentare. Certo, ci sono resistenze, alle sanzioni. Per esempio da parte dell’Ungheria di Orban. Ma in generale, anche quando un partito di destra radicale pro-Cremlino è stato al potere, non ha potuto far nulla di concreto. Salvini quando era il vostro ministro dell’Interno ha criticato mille volte a parole le sanzioni ma non ha osato cercar di rompere il consenso europeo in merito. La stessa cosa è avvenuta in Austria quando il Partito della libertà faceva parte della coalizione di governo.
Ma i valori tradizionali della eterogenea ideologia del putinismo — se ne esiste una — sono un faro per le destre europee. Questo farà piacere a Putin, no?
Il putinismo non ha alcuna ideologia. Non credo che nemmeno al Cremlino credano a quelle idee. L’ideologia è propaganda. L’estrema destra usa la propaganda per prender voti. Ma alla fine può cambiare posizione. Soprattutto In politica estera. Perché normalmente all’elettorato interessa poco, la politica estera. Non so quanto Putin possa davvero fidarsi.