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Perché il contratto “rivoluzionario” per i rider è una fregatura per i lavoratori

L’accordo firmato da Assodelivery e Ugl rider prevede che i fattorini vengano considerati lavoratori autonomi e non dipendenti, come stabiliscono la legge 128 e una sentenza della Cassazione. Viene concesso un pagamento minimo orario che però si attiva solo per le ore lavorate. “Di fatto non cambia nulla, è come essere pagati a consegna”, spiega a Fanpage Angelo di Deliverance Milano e Riders x i diritti.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Contratto collettivo nazionale per la disciplina dell’attività di consegna di beni per conto altrui, svolta da lavoratori autonomi”. Inizia così l’accordo siglato da Ugl rider e Assodelivery, a quasi un anno di distanza dall'entrata in vigore della legge 128, che imponeva la discussione e la firma di un contratto per i rider entro l'inizio di novembre 2020. L'accordo è stato firmato dall’associazione di cui fanno parte tutte le maggiori aziende del settore (Deliveroo, Glovo, Just Eat, Uber Eats) e una sigla ad hoc nata dal sindacato Unione Generale del Lavoro e Anar, il gruppo di rider che chiedeva il mantenimento del cottimo, il pagamento a consegna. In tutto ciò non si tiene conto del fatto che la legge nasceva per regolarizzare i lavoratori del settore food delivery come lavoratori dipendenti. E non solo. A fine gennaio, una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che i rider non vanno considerati lavoratori autonomi, ma dipendenti delle aziende a tutti gli effetti. Il punto centrale della decisione della Corte, arrivata in seguito a una causa fatta da 5 ex fattorini contro Foodora (poi confluita in Glovo), è che i collaboratori che partecipano all’attività di un’impresa con continuità e con tempi e luoghi di lavoro organizzati dall’azienda, hanno il diritto di essere trattati alle stesse condizioni dei lavoratori subordinati.

Con il nuovo contratto “rimane il cottimo e non cambia nulla”, spiega a Fanpage Angelo di Deliverance Milano e Rider x i diritti. “La forzatura è definirlo lavoro autonomo, questo non è vero e non deve stabilirlo un accordo sindacale. Nella legge 128 si fa riferimento a lavoro continuativo e occasionale e questo era uno dei suoi elementi più importanti”. Così “si va a negare il fatto che il rider debba godere delle tutele del lavoratore subordinato come prevede l’articolo 2 della legge”. Ma “quello che premeva le aziende era bloccare qualsiasi trattativa sulla parte economica”.

Cosa c'è scritto nel contratto

In un momento storico in cui le tutele dei lavoratori sono sempre meno, questo contratto è lo specchio dei tempi. “Nel caso dei contratti di lavoro autonomo a tempo indeterminato – c’è scritto all’articolo 9 – la Piattaforma potrà recedere dal contratto liberamente ed unilateralmente in ogni momento comunicando tale recesso al Rider nel rispetto di un termine di almeno 30 giorni”. Insomma un contratto a tempo indeterminato che si può sciogliere con un preavviso di trenta giorni. Lavoratori, nei fatti, dipendenti, che continuano ad essere considerati come autonomi. "I rider si renderanno conto della fregatura e si arrabbieranno, perché questo non è né un contratto collettivo nazionale e nemmeno un accordo che tiene conto della legge 128", spiega Angelo di Deliverance Milano.

Agli articoli 10 e 11 del contratto, primo in Europa a regolamentare la figura professionale dei rider, c'è scritto tutto ciò che riguarda i compensi: "Le Parti concordano che al Rider sia riconosciuto un compenso minimo per una o più consegne, determinato sulla base del tempo stimato per l'effettuazione delle stesse. Tale compenso è equivalente 10,00 euro lordi l'ora. Nel caso in cui il tempo stimato dalla Piattaforma per le consegne risultasse inferiore ad un'ora l'importo dovuto verrà riparametrato proporzionalmente ai minuti stimati per le consegne effettuate". Non c'è nessun salario minimo orario garantito, l'obiettivo primario del decreto rider, bandiera del Movimento 5 Stelle e voluto in primis dall'attuale ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, e dall'ex Luigi Di Maio. In sostanza guadagni 10 euro lordi l'ora se lavori un'ora, se lavori meno guadagni meno. Non cambia nulla, resta un pagamento a consegna.

"Con questo accordo le cose rimangono uguali perché una consegna già viene pagata 5 euro lordi – continua Angelo – quindi se fai due consegne l’ora ti danno 10 euro lordi, altrimenti non guadagni. L’innovazione di questa legge doveva essere un pagamento su base oraria, noi stavamo provando a discutere uno schema retributivo misto con un premio di produzione in base alle consegne fatte e una base oraria con cui veniva retribuita la disponibilità temporale, il contrario del cottimo".

Un piccolo aiuto in realtà c'è, dura quattro mesi e vale solo per le "nuove" città dove il servizio non era attivo. Se il rider si rende disponibile e in 60 minuti non arriva nessuna consegna da fare, percepirà 7 euro lordi. Anche qui, però, ci sono i se e i ma. Se il rider rifiuta anche una sola consegna l'ora non viene pagata e se ne fa altre viene pagata la differenza per arrivare ai sette. Poi ci sono premi di produzione: 600 euro ogni 2.000 consegne effettuate. L'impegno da parte delle aziende a fornire il casco e dei vestiti ad alta visibilità, il primo verrà cambiato ogni 4.000 consegne, i secondi ogni 1.500.

Tra le tutele introdotte c'è una maggiorazione per il lavoro notturno (da mezzanotte alle 7 di mattina), se ci sono condizioni meteo avverse (almeno due millimetri di pioggia o neve) e durante i giorni di festa. Il compenso sale del 10, 15 o 20 per cento a seconda di quante di queste condizioni si verificano contemporaneamente. In pratica, con questo nuovo contratto, se la notte di Natale un rider sta pedalando per consegnare cibo a domicilio e nevica viene pagato il 20 per cento in più.

La mossa delle piattaforme

"Noi eravamo seduti al tavolo della trattativa come Riders x i diritti insieme a Cgil, Cisl e Uil – racconta Angelo – eravamo anche maggiormente rappresentativi. La loro mossa è assurda, hanno fatto un accordo con una sigla minoritaria e non si può neanche parlare di contratto collettivo nazionale, quello è un accordo collettivo, fatto in deroga per aggirare la legge". Ma la cosa ancora più grave, spiega il portavoce di Deliverance Milano, "è che l’Ugl è la sponda confederale di Anar, che è un sindacato giallo, nato negli uffici di Glovo, e ci sono delle inchieste giornalistiche lo dimostrano".

Senza questo passo di Assodelivery, il 4 novembre sarebbe entrata in vigore la legge con il minimo garantito su base oraria, con riferimento ad un settore simile, come la logistica. "Per evitare questa eventualità e per non intavolare una vera discussione e andare avanti con la negoziazione iniziata al tavolo ministeriale, hanno deciso di fare questa mossa", continua Angelo. "Questo accordo delegittima la sede ministeriale, è grave anche dal punto di vista politico. La contrattazione sindacale non funziona assolutamente così, è un accordo illegittimo che va contro l’iter immaginato dalla legge 128 e dal ministero".

"Sapevamo che avrebbero giocato il tutto per tutto per cercare di raggirare la legge – spiega l'attivista di Rider x i diritti – Noi ci stiamo organizzando e ci muoveremo nelle sedi opportune, parleremo tra di noi, riprenderemo la mobilitazione con le manifestazioni e denunceremo quello che è accaduto".

Il Ministero del Lavoro boccia l'accordo

La risposta del Ministero del Lavoro, scritta dall'ufficio legislativo, è arrivata direttamente ad Assodelivery e al suo presidente, Matteo Sarzana, anche general manager di Deliveroo. La lettera, che Fanpage ha avuto modo di leggere, spiega in sei punti i due motivi fondamentali per cui il contratto non è ritenuto accettabile. L'unico sindacato che ha firmato l'accordo, Ugl rider, non rispetta il criterio della "maggiore rappresentatività comparativa", ovvero il fatto che debbano essere rappresentate il più possibile le parti sociali nella trattativa e nella firma del contratto collettivo nazionale. E questo non può avvenire se a sottoscrivere l'accordo è una sola sigla sindacale, sottolinea il documento. Ma soprattutto, scrive il ministero, la legge 128 del 2019 stabilisce che "gli stessi lavoratori non possano essere retribuiti in base alle consegne effettuate e che – in assenza di accordo – debba essere garantito un compenso minimo orario parametrato ai minimi tabellari stabiliti dai contratti collettivi nazionali dei settori affini". Ma non c'è nessuna notizia di un salario minimo, anzi "le previsioni contrattuali non contemplano alcuna garanzia minima in tal senso", ma sembrano "consentire un compenso esclusivamente parametrato sulla base delle consegne effettuabili nel tempo unilateralmente stimato dalla piattaforma".

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