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Perché il centrodestra continua a litigare, tutte le distanze tra Meloni, Salvini e Berlusconi

Le questioni sono due: da un lato la conformazione del nuovo governo, dall’altro come risolvere i punti che questo dovrà affrontare. Ecco perché nel centrodestra si continua a litigare.
A cura di Annalisa Girardi
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Dopo l'incontro tra i leader, il centrodestra rilascia una nota in cui afferma di aver compiuto "importanti passi avanti verso una squadra forte e capace". Ma in realtà resterebbe sul tavolo una serie di nodi da risolvere su cui la coalizione vincente alle elezioni continua a discutere. Le questioni sono due: da un lato la conformazione del nuovo governo, dall'altro come risolvere i punti che questo dovrà affrontare. Nel centrodestra, infatti, non solo non tutti sono d'accordo sui nomi per il nuovo esecutivo, ma ci sono anche distanze su come affrontare le priorità all'orizzonte.

Sulla composizione del nuovo governo, non pesano solo i nuovi equilibri di forza tra le forze politiche, radicalmente cambiati con il risultato del voto. La Lega continua a chiedere per sé ministeri rilevanti come gli Interni, nonostante il risultato deludente lo scorso 25 settembre, e Forza Italia insiste per non essere da meno, visto il numero di voti praticamente alla pari con il Carroccio. Ma c'è anche la questione tecnici. Fratelli d'Italia, per far fronte al difficile momento storico che il governo deve prepararsi ad affrontare, sarebbe incline a fare affidamento ad alcuni tecnici per i ministeri chiave, pur rimanendo nel perimetro di un governo politico. Forza Italia avrebbe aperto ad alcune figure tecniche, ma la Lega sarebbe fortemente contraria.

E poi ci sono i temi. Le fratture ci sono specialmente tra la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. Mentre il primo continua a chiedere uno scostamento di bilancio, per affrontare la crisi energetica e tagliare i rincari in bolletta, in modo da finanziare un intervento nazionale, la seconda insiste perché i provvedimenti vengano presi a livello europeo. Sulla prima sfida che il nuovo governo sarà chiamato a risolvere, insomma, i principali alleati la pensano in modo diametralmente opposto.

Le questioni non finiscono qui: dalle sanzioni alla Russia (con Salvini che chiede di rivederle, mentre lei sostiene che funzionino e che l'approccio in politica estera non cambierà), alle politiche migratorie (lui è per il ripristino dei decreti sicurezza, lei per il blocco navale) non mancano le distanze. E non è assolutamente chiaro come verranno colmate.

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