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Perché il cartello dei prezzi medi non c’entra nulla con il calo della benzina

Il ministero delle Imprese e del Made in Italy festeggia il calo del prezzo della benzina ai distributori sostenendo che è arrivato grazie al cartello del governo, ma in realtà non è proprio così.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il prezzo della benzina cala ancora e raggiunge il minimo dall'inizio del 2023. Il merito, secondo il ministero delle Imprese e del Made in Italy, è tutto del cartello dei prezzi medi che il governo Meloni ha imposto ai distributori a partire dall'estate. È la storia di una misura, di per sé abbastanza surreale, che continua a essere rivendicata senza alcuna evidenza che sia servita realmente a qualcosa, anzi. Si può affermare con ragionevole certezza che i cartelli non abbiano spostato di un centesimo il prezzo dei carburanti alle pompe. Il calo è dovuto principalmente al fatto che l'economia italiana (e non solo) va male.

A gennaio scorso il governo ha introdotto il decreto Carburanti, che poi ha completato il suo iter parlamentare venendo approvato e convertito in legge dopo poche settimane. Il provvedimento è arrivato sull'onda delle critiche – nei confronti dell'esecutivo – per non aver rinnovato il taglio delle accise sulla benzina, come peraltro promesso in campagna elettorale. Per giustificare l'aumento dei prezzi, il governo ha attaccato i distributori – in questo caso incolpevoli – di aver speculato. Ne è uscito fuori un decreto abbastanza surreale, visto che proponeva una soluzione palesemente inadeguata a un problema le cui cause erano ben chiare. Il cartello dei prezzi medi, in ogni caso, è entrato in vigore molto più tardi, durante l'estate, e lo scorso 10 novembre è stato bloccato dal Tar del Lazio.

Nonostante ciò, il ministero oggi ha inviato una nota in cui esulta: "Il prezzo minimo dell'anno è un risultato a cui ha contribuito anche l'esposizione del prezzo medio, che ha portato a un contenimento del margine di distribuzione", scrivono dal Mimit. C'è anche un conteggio accurato: confrontando il prezzo di questa estate con quello della precedente, si nota una differenza di circa 8-9 centesimi al litro. Secondo il governo è dovuto ai cartelli.

Il problema è che non solo non è così, ma le reali motivazioni del calo del prezzo della benzina non sono nemmeno particolarmente positive secondo gli esperti del settore. Il primo campanello d'allarme è che la riduzione del prezzo in Italia va in controtendenza rispetto alle quotazioni internazionali del petrolio, visto che il Brent segna 81 dollari, sette in meno rispetto ai minimi del 2023.

In realtà, secondo la maggior parte degli esperti, si tratta di un pessimo segnale: in Europa e nel resto del mondo c'è un evidente calo della domanda complessiva di petrolio e prodotti di raffinazione. La domanda si riduce perché rallenta l'economia, come testimonia anche il calo del Pil in molti Paesi. Perciò, in sostanza, i prezzi si abbassano perché l'economia va male. Non certo per un cartello.

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